Maurizio Giannattasio, Corriere della Sera 16/5/2014, 16 maggio 2014
LE RIVELAZIONI SMENTITE DI FRIGERIO MILLANTATORE O BOCCA DELLA VERITÀ? IN PROCURA ARRIVANO I SUOI BIGLIETTI
MILANO — L’ultimo in ordine di tempo è stato Silvio Berlusconi. «Io non ho mai incontrato nessuno, il signor Frigerio è un vecchio democristiano, mi fa la cortesia di mandarmi i suoi pensieri sulla situazione economica mondiale e italiana». A riprova di tale smentita ha spedito ieri in Procura il suo avvocato Niccolò Ghedini con una manciata di «pizzini» che in calce recavano la firma del «professore». Ma, adesso, da un brogliaccio della Guardia di Finanza, spunta un altro bigliettino, questa volta una lista che Frigerio (lo dice lui in un’intercettazione) avrebbe consegnato nelle mani dell’ex premier alla vigilia delle elezioni del 2013, con i nomi di politici «essenziali» per governare le sedute di Camera e Senato: da «Gigi», Luigi Grillo, a Donato Bruno, a Maria Elisabetta Casellati e Roberto Rosso.
Il «prof» in questione è Gianstefano Frigerio, ex segretario dc in Lombardia, passato poi nelle file azzurre, arrestato per associazione a delinquere in merito agli appalti di Expo. Frigerio, nelle intercettazioni contenute nelle oltre 600 pagine dell’ordinanza cautelare che lo ha portato in carcere, tira in ballo quasi tutti. Da Berlusconi a Pier Luigi Bersani, da Maurizio Lupi a Roberto Maroni, da Lorenzo Guerini allo «zio» Gianni Letta e via a discendere per i rami della politica e delle istituzioni del Belpaese.
Un millantatore, perfetta incarnazione del «miles gloriosus» di plautina memoria per chi si è ritrovato il nome spiattellato in piazza. «È un gran chiacchierone, tutti cercavano di evitarlo — ha detto ieri alla chat del Corriere.it , Giovanni Toti, consigliere politico di Berlusconi — perché faceva perdere tempo». Una Bocca della Verità a sua insaputa, un ragno che tesse e tira i fili di un’immensa ragnatela, capace di influenzare appalti e carriere, con entrature ovunque, secondo le intercettazioni.
Il dilemma lo scioglieranno i riscontri della magistratura. Nel frattempo fioccano le smentite. Berlusconi sarebbe stato sollecitato con un «pizzino» per raccomandare l’ascesa del manager di Expo, Angelo Paris (arrestato l’8 maggio) alla guida di Infrastrutture Lombarde. Lui smentisce. Così fa il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, tirato in ballo dal «professore»: «Senti... dì a Enrico (il costruttore vicentino Enrico Maltauro ndr ) quando lo vedi che ho scatenato Maroni sulle Vie D’Acqua...». «Dai verbali — replica Maroni — risulta che non ho mai incontrato nessuno di questi signori se non casualmente uno di questi un giorno in un ristorante: io entravo e lui usciva, è tutto scritto nei verbali, dai quali risulta che non ho mai subito condizionamenti né pressioni». Tocca anche a Bersani tirato in ballo da Frigerio sulla Città della Salute: «Ho sentito un po’ a Roma Bersani e poi gli altri sulla Città della Salute — dice a Antonio Rognoni, arrestato il 20 marzo — tu devi cominciare a fare delle riflessioni, poi senza responsabilità tue, mi dici come far partire un colossale macello perché è una cosa grossa quindi...». La replica dell’ex segretario pd: «Mai pronunciate le frasi che secondo alcune indiscrezioni di stampa mi vengono attribuite da terzi. Sono tutte illazioni o millanterie prive di fondamento». E arriviamo al ministro Lupi. Il «professore» durante l’interrogatorio di garanzia fa trapelare che avrebbe parlato con il titolare delle Infrastrutture «quattro volte negli ultimi dodici mesi». Lupi che già in precedenza aveva smentito di aver ricevuto un «pizzino» da Frigerio e affermato di non vederlo e sentirlo «da quattro anni», reitera la smentita: tutto falso. Obiettivo della cupola anche Guerini, vice segretario del Pd, insieme ad altri ex dc. Obiettivo, sempre la Città della Salute. «Cesa… prima ne parli a Cesa, poi vedi Galletti (Luigi, ministro dell’Ambiente ndr )... nel frattempo studiamo... se c’è un’operazione di commissariamento va bene... io devo parlarne a Guerini a Lorenzo devo parlarne... perché adesso quel matto lì di Renzi vuol fargli fare il segretario del partito... Così lo tiriamo dentro il Guerini... Stiamo parlando di 7 miliardi di lavoro». E il copione si ripete: «Non conosco le persone interessate — replica Guerini —. Mai parlato con loro in vita mia. Ovviamente non ho avuto con loro alcun incontro. Questi sono dei millantatori».
Qualcuno a Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, si ricorda dei tempi andati. Quando, Frigerio, ancora attivo in politica nelle file di Fi, alla vigilia delle nomine nelle partecipate, chiamava quattro-cinque consiglieri alla volta. «A ognuno diceva: non ti preoccupare, ho fatto il nome a chi di dovere. La nomina è tua. Poi ricordati di me». Su cinque, ne beccava sempre uno.