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 2014  maggio 16 Venerdì calendario

NADAL OSSESSIVO COLLEZIONISTA DI TIC

Nadal gioca con Youzhny sul centrale dopo che i primi due incontri del programma hanno fatto registrare due sorprese: Haas che ha eliminato Wawrinka e la Ivanovic che ha fatto fa secca la Sharapova. Uno superstizioso potrebbe allungare la manina nella tasca, ma non Rafa. Corazzato dai suoi mille tic (tutti costruiti, e poi diventati naturali), il Re di Roma è impermeabile alla cabala. A osservarlo mentre allinea le due bottigliette, o mentre distribuisce i due asciugamani ai due raccattapalle, o mentre snocciola le sue sequenze di gesti prima di giocare ogni punto, si prova quasi compassione: un ossessivo-compulsivo che cerca di ridurre ogni cosa a una faccenda di ripetizioni e di simmetrie. Ma Nadal è ossessivo-compulsivo quanto è mancino, cioè solo in un campo da tennis e solo perché gli porta vantaggio: perciò la compassione è proprio l’ultimo sentimento che si deve provare per lui, e oggi a constatarlo tocca a questo russo mite e regolare che non ha mai nemmeno sognato di vincere tutto quello che lui ha vinto. E’ in forma, Youznhy, non ha nulla da perdere e gioca su un campo che oggi ha fatto fuori i favoriti: sembra tanto, e contro chiunque altro lo sarebbe, ma non contro Nadal. Il quale, tra l’altro, gioca male, come ieri sera contro Simon, sbaglia diritti in percentuale assurda e al primo momento topico, un quinto game da venti punti sul servizio del russo, si lascia scappare tre palle break. Va avanti e si fa raggiungere, commette doppi falli e ancora errori di diritto e alla fine regala il tie-break a Youznhy, che ringrazia e incassa, sbalordito di aver sbagliato meno di Rafa. Addirittura, gli strappa il servizio al primo gioco del secondo set e tiene il proprio con facilità in quello successivo, tanto che mio figlio, accanto a me, sbotta: «Ma Nadal così non vale niente!». E invece è proprio adesso che quel demonio comincia a divertirsi: due righe di fila per l’1-2, poi controbreak con uno dei pochi diritti vincenti della giornata e nel giro di cinque minuti tutto è cambiato: Youzhny è ancora in vantaggio, ma adesso sa che ha davanti a sé il solito Vietnam di chiunque giochi con Rafa, la solita pesantezza. Perché Nadal, adesso, ha smesso di sbagliare; e sei capace, tu, numero 15 del mondo, di restare altre due ore qui sul campo a giocare scambi di venti colpi su ogni punto mentre scende il crepuscolo? Sei disposto a farlo? La risposta non tarda, arriva nel quinto gioco del secondo set: un’estenuante sequenza di scambi e di gesti apotropaici (e a vederlo dal vivo mi rendo conto che Nadal ha accumulato i tic di tutti i suoi avversari, perfino l’unico tic di Federer, consistente nell’inscrivere la pallina per un attimo nella V del collo della racchetta prima di servire), al termine della quale il vietcong di Minorca ha vinto la partita: 6-7 3-2. Gli altri dieci games che restano da giocare sono una formalità, e non è un caso che Youznhy si ritrovi a esultare quando riesce a vincerne uno, sullo 0-5 nel terzo set. Nessuna terza sorpresa sul centrale, Nadal va avanti. Poi, che questo sia grande tennis si può discutere: di sicuro è vincere.