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 2014  maggio 16 Venerdì calendario

GUTTMANN FRA ANATEMI, BALLE E IL «RAPIMENTO» DI EUSEBIO


Qualcuno non ci crede, ma nello sport le maledizioni esistono. Basti pensare a “The Curse of the Bambino”, la maledizione che Babe Ruth nel 1918 lanciò ai Red Sox quando venne ceduto agli Yankees. «Senza di me non vincerete più le World Series», e così è stato per 86 anni. O a quella lanciata dal parroco della contrada dell’Oca a Siena: nel 1961 augurò 43 anni di digiuno ai nemici torraioli, tanti quante le oche vive che spennarono. E sono passati 44 anni prima che la Torre tornasse a vincere il Palio.
La più famigerata è quella di Bela Guttmann. «Il Benfica non vincerà più una Coppa dei Campioni per 100 anni», minacciò nel 1962: un sortilegio talmente potente da espandersi anche all’Europa League e alle 8 finali perse. Ma limitare Guttmann ad un anatema è riduttivo. Nato nel 1899 a Budapest, simbolo della grande scuola calcistica ungherese (da cui usciranno i vari Puskas, Hidegkuti e Kocsis), in Italia iniziò a farsi conoscere come allenatore nel secondo dopoguerra, quando dopo Padova e Triestina guidò il Milan. Vincendo uno scudetto nel 1955, secondo quanto raccontava lui, anche se non era vero visto che fu esonerato a febbraio. Durante un viaggio in Brasile con l’Honved decide di fermarsi in Sudamerica, dove introduce il 4-2-4 che farà grande la nazionale verdeoro al mondiale di Svezia 1958. Torna poi in Europa e dopo una breve parentesi con il Porto passa ai rivali del Benfica.
Ed è qui che la sua grandezza esplode, come tecnico ma anche come mito: dal “rapimento” per strappare Eusebio allo Sporting (lo fece intercettare in aeroporto, spedire in un villaggio di pescatori in Algarve e convinto a firmare) ad alcune frasi storiche, come «il Benfica non ha il culo per sedersi su due sedie» quando gli chiesero perché finì solo terzo. Ma soprattutto le vittorie: grazie alla Pantera Nera ma anche al suo essere avanti dal punto di vista tattico e psicologico, Guttmann in tre stagioni vinse due scudetti, una coppa di Portogallo e due Coppe Campioni. L’ultima, contro il grande Real, fu quella della discordia: voleva un premio in denaro, la società rispose picche. Da lì la maledizione, che nemmeno l’estremo gesto di Eusebio, che nel 1990 prima della finale contro il Milan andò a depositare fiori sulla tomba del suo ex allenatore, è riuscito a cancellare. Il Benfica ci riproverà, sperando che Bela conceda la grazia. Altrimenti, toccherà aspettare altri 48 anni.