Mario Giordano, Il Giornale 16/5/2014, 16 maggio 2014
AL LETTORE (CON EMOZIONE)
Nelle ultime ore avrò scritto questo editoriale mille volte nella mia testa, eppure adesso resto qui, davanti al foglio bianco, in questa stanza che è stata quella di Montanelli, Feltri, Cervi e Belpietro, a pensare che in fondo le cerimonie d’esordio sono come certe minigonne: se sono corte le apprezzano tutti, ma se le allunghi un po’ non hanno più senso. Di certo, trovarmi sulle spalle, alla mia età e con la faccia ancora un po’ da ragazzino, un’eredità così importante mi fa tremare i polsi. E, se li avessi, anche i polsini. Ma vorrei innanzitutto rassicurarvi: sono ben consapevole di quello che rappresenta Il Giornale nella storia del Paese, delle difficoltà superate, delle battaglie vinte, della coraggiosa difesa di quei valori liberali che rischiavano (e ancora rischiano) di essere travolti. Ora, appunto, tocca a me. Qui ho respirato l’amore per la libertà e la schiettezza, qui ho imparato la forza delle inchieste, il coraggio delle opinioni controcorrente, il gusto dell’anticonformismo.
Il Giornale è stato fin dall’origine così: irriverente, innovativo e sorprendente. Una grande palestra di idee, di dibattito, di critica sociale e culturale, oltre che politica. Qui sono nate le inchieste che hanno scosso il palazzo della politica quando Grillo era al massimo la spalla comica di Pippo Baudo e se si parlava di«casta»si pensava tutt’al più a una ragazza di morigerati costumi. Diciamocelo senza finta modestia: siamo sempre stati un passo avanti. E dovremo continuare ad esserlo, cambiando per rimanere noi stessi. O meglio, declinando le virtù che ci arrivano dalla tradizione nello spirito richiesto dai nuovi tempi. Non vi nascondo che il compito che ci spetta è difficile. Ma possiamo contare su un patrimonio di valori antico e condiviso...