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 2014  maggio 14 Mercoledì calendario

GRACE PRIGIONIERA D’AMORE


La favola della principessa triste non piace ai figli di Grace. E l’assenza al festival di Cannes, inaugurato dal contestato film Grace di Monaco, è per evitare l’associazione «a una pellicola che non riflette minimamente la realtà». Insomma, questo film di Olivier Dahan, il regista pluripremiato per La vie en rose, si riduce a uno «stravolgimento della storia familiare a fini puramente commerciali». Come ribadisce un comunicato di Palazzo.
Già all’annuncio delle riprese, i Grimaldi avevano bollato la finzione come «inutilmente glamour», denunciando ritocchi alla sceneggiatura rimasti inascoltati. Certo questa madre così intima e tormentata deve fare i conti, nel 1962, con una scelta cruciale: quella di tornare a Hollywood per desiderio del suo regista diletto, Alfred Hitchcock, oppure consacrarsi alla famiglia e ai suoi doveri di principessa. Lo scenario politico è inoltre parecchio agitato.
Ma com’era Sua Altezza? Davvero dobbiamo immaginarla così combattuta e infelice come vuole il film?
Soprattutto la Grace della maturità è stata un enigma, forse anche a se stessa. Combattuta eppure, almeno in apparenza, forte come una roccia. E con molti ruoli chiave svolti al meglio, non solo quello di rappresentanza. Fu paragonata a un ministro del Turismo, ma anche degli Esteri e delle Finanze, per quel che fece a favore del Principato, dandogli credibilità, attirando frotte di investitori, e battendosi contro le intromissioni di De Gaulle che minacciava la sovranità del minuscolo Stato. I primi anni furono anche quelli in cui Montecarlo scintillava come una lussuosa succursale europea di Hollywood. Si affollavano ai tavoli del Casinò e ai pranzi a bordo piscina amici della padrona di casa come Cary Grant, David Niven, Frank Sinatra, Sammy Davis jr.
Al di là degli impegni ufficiali collegati alle sue charities - l’Amade, la Croce Rossa, i concorsi floreali, il Ballo della Rosa -, si sa davvero poco sulla vita privata di Grace Kelly principessa, una second life dalla cui vetrina tutto doveva apparire perfetto ma che in realtà nascondeva noia se non malessere, e nostalgia del passato. Fu certamente molto importante quel 1962, l’anno della crisi con la Francia, ma anche l’anno in cui Grace prese seriamente in considerazione di tornare su un set cinematografico. Di proposte ne aveva ricevute moltissime, varie e anche piuttosto interessanti, ma lei le bocciò tutte. Il presidente delle 20th Century Fox era arrivato a offrirle un milione di dollari perché accettasse la parte della Vergine Maria nel kolossal La più grande storia mai raccontata. Grace Kelly lo liquidò con una risata e una battuta: «Al massimo potrei fare Maria Maddalena».
Una sfilza di «no grazie» accompagnò dunque i suoi primi anni da principessa, ma davanti alle insistenze del suo regista preferito capitolò. Hitchcock la voleva come protagonista in Marnie, vicenda di una giovane ed elegante cleptomane psicologicamente labile e frigida a causa di un grave trauma subito da bambina. Anche lui offriva un milione di dollari, che Grace decise avrebbe devoluto in beneficenza. Appoggiata dal marito, la principessa dovette però confrontarsi con l’indignazione dei sudditi e alla fine non firmò il contratto.
Per il decimo anniversario di matrimonio, al marito che le chiedeva cosa desiderasse in regalo rispose: «Un anno sabbatico», secondo quanto riferisce Robert Lacey in Grace Kelly la principessa americana (Frassinelli). Un altro suo biografo, Donald Spoto, nel loro ultimo incontro le domandò se non pianificasse lei stessa di scrivere la storia della propria vita e lei rispose: «Mi piacerebbe pensare che sono ancora troppo giovane per una cosa del genere».
La verità è che appariva spesso nervosa e insoddisfatta, chiusa in una gabbia d’oro, in lotta con la bilancia come capita quando ci si avvicina ai cinquant’anni, spesso un po’ apatica, con l’abitudine a dormire un po’ troppo. Ricamava a punto croce, collezionava erbari e fiori secchi pressati, partecipava a (pochi) ricevimenti ufficiali indossando abiti solenni dalla linea matronale e complicate acconciature nei capelli. Sfumato il sogno del ritorno a Hollywood, si accontentò di fare brevi letture di poesie in pubblico, come quella alla Santa Cecilia Hall di Edimburgo nel ’76 per il bicentenario degli Stati Uniti. Si esibì, sempre per pochi e scelti, in un monologo su misura per lei dal titolo Birds, Beasts and Flowers e sublimò la sua malinconica passione per la flora scrivendo con la giornalista Gwen Robyn l’inoffensivo My Book of Flowers. Tutto e sempre per beneficenza, come quando comparve assieme al marito in un documentario dell’Unicef, altro che Hitchcock.
«NON POSSO PERMETTERMI IL DIVORZIO»
In un’intervista che le fece Barbara Walters, alla domanda «Sei felice?» la principessa rispose: «Ho raggiunto una certa pace mentale». Ma quando si spense la macchina da presa, scoppiò quasi in lacrime come raccontò anni dopo la giornalista. Curiosamente, tutte e sei le amiche che erano state sue damigelle di nozze avevano poi divorziato. Sempre secondo la ricostruzione di Lacey, lei commentò: «Alcune di noi firmano un contratto senza possibilità di recesso, io non posso permettermi il lusso di divorziare».
I cultori del gossip affiancano il suo nome a quello di Robert Dornhelm, definendolo il suo toy boy: era il regista austriaco di origine romena, 17 anni più giovane della principessa, con cui Grace girò negli ultimi mesi di vita quello che viene oggi etichettato come il suo «film segreto». Esiste solo mezz’ora di girato, custodito dai legali della famiglia Kelly a Filadelfia. A interrompere per sempre le riprese, l’incidente mortale della protagonista. Grace recita la parte di se stessa sullo sfondo del Palazzo e del suo amato Garden Club. Tuttavia non si tratta di un documentario, bensì di pura fiction: molti imprevisti e qualche non chiarito scambio di persona modificano irrevocabilmente il succedersi degli eventi. Profetico il titolo: Cambio di programma.