Emiliano Liuzzi, Il Fatto Quotidiano 15/5/2014, 15 maggio 2014
LA TORTA DEGLI APPALTI DA OLTRE UN MILIARDO
La torta degli appalti e le grandi manovre attorno alle sedi regionali. Società intoccabili e governance. Patti con Berlusconi e svendite. Sono i misteri degli sprechi Rai nel day after dell’apparizione di Matteo Renzi a Ballarò. Un piano ben preciso, quello sull’azienda pubblica, che va oltre ai temi strettamente toccati nel corso della trasmissione. Il nodo principale è la vendita di quote di Rai Way, che dovrebbe portare alle casse del governo 150 milioni di euro. Quel ramo dell’azienda è quello che ha in mano tutte le infrastrutture pubbliche e trasmette il segnale della Rai. Se il piano Renzi dovesse andare in porto, quelle quote finirebbero sul mercato, dunque a Mediaset e a Berlusconi, oppure a Murdoch attraverso Sky o a La7 di Cairo.
“Mi chiedo se questo non sia parte di un accordo segreto al Nazareno tra Renzi e Berlusconi di cui mai abbiamo saputo niente”, dice Roberto Fico, presidente della commissione di Vigilanza Rai. Quella dei 150 milioni che andrebbero a coprire una minima parte del bonus Irpef, secondo gran parte dei dipendenti Rai, è una grande beffa. Una tassa che potevano chiedere direttamente agli abbonati Rai. La realtà è che non si vuole toccare la governance dell’azienda, che avrebbe bisogno sì di uscire dal vortice dei partiti, ma così invece rimane dentro a tutti gli effetti. Ma i grandi timori sono concentrati attorno alla ristrutturazione delle sedi regionali, argomento che viene ventilato, ma nessuno nell’azienda affronta in maniera decisa.
“Renzi”, dice Fico, “ha un modo di comunicare molto fanciullesco, solo così mi posso spiegare i suoi tweet. In particolare quello in cui afferma un vago ‘niente paura, il futuro arriverà anche alla Rai. Senza i partiti’. Come al solito il presidente del Consiglio non ha detto niente. Anche perché lui e il suo partito abitano già dentro alla Rai”.
Uno dei punti critici è quello che riguarda le società che si spartiscono la torta degli appalti. In realtà 2400 società alle quali ogni anno finiscono la bellezza di un miliardo e trecento milioni. Ma sono tre quelle che fanno riferimento a Rai Fiction e che incassano dall’azienda pubblica 200 milioni di euro ogni anno. Si tratta della Lux Vide fondata da Ettore Bernabei, ex direttore generale della Rai e ora presieduta dalla figlia Matilde, la Fremantle Media, guidata da Lorenzo Mieli, figlio dell’ex direttore del Corriere della Sera, Paolo e della Publispei, fondata da Gianni Ravera e gestita da Veridiana Bixio.
“Io non voglio puntare il dito contro queste società”, spiega Fico, “ma su tutto il sistema degli appalti. L’azienda lascia agli esterni anche servizi di regia e non è tollerabile, visto che parliamo di un colosso da 13 mila dipendenti. Se Renzi voleva i 150 milioni in tre anni avrebbe potuto rivedere il sistema appalti e portare la cifra da 1 miliardo e 300 milioni di euro a 1 miliardo e 250 milioni. Per questo sospetto che dietro ci sia un accordo tra Renzi e Berlusconi che oggi ci sfugge. Altrimenti non riesco a darmi spiegazione”. Mistero invece sulla riorganizzazione delle sedi regionali. Anche perché mancano piani editoriali e industriali. Anche questo argomento sembra rimasto a un tweet.
Emiliano Liuzzi, Il Fatto Quotidiano 15/5/2014