Marcello Sorgi, La Stampa 15/5/2014, 15 maggio 2014
IL PREMIER ALLA PROVA DEL TABÙ MEZZOGIORNO
Il veloce tour di Renzi ieri al Sud ha un’importanza strategica nella campagna del presidente del Consiglio. Renzi infatti ha provato a rimuovere gli ostacoli che per due volte, nel 2012 e nel 2013, lo videro soccombere nel Mezzogiorno, nelle primarie in cui era stato sconfitto da Bersani e in quelle in cui prevalse su Cuperlo nella gara per la segreteria del Pd. In entrambi i casi le percentuali dei suoi avversari risultarono più alte della media nazionale, come se l’elettorato meridionale del centrosinistra avesse reagito con scetticismo all’urto della rottamazione che aveva funzionato nel resto del Paese.
Da allora molta acqua è passata sotto i ponti. E ieri Renzi si è ripresentato nei nuovi panni di capo del governo e ha parlato un linguaggio che sembrava costruito apposta per un certo tipo di pubblico. Dunque, uno Stato che cerca di rimettere in moto l’economia a partire dagli investimenti pubblici, pochi o niente accenni al peso della burocrazia, impegno per la disoccupazione giovanile, che in metà del territorio nazionale raggiunge percentuali inaccettabili, con enclavi in cui un giovane su due resta praticamente a carico della famiglia per la vita. E ancora, l’obiettivo di utilizzare al più presto le centinaia di milioni di euro di fondi bloccati e non spesi a causa del meccanismo del co-finanziamento da parte del Paese che vorrebbe utilizzarli, che Renzi vorrebbe provare a modificare durante il suo semestre di presidenza europea.
Tra le accuse fatte a Renzi nelle sue precedenti esperienze c’era anche quella di essersi occupato poco, non solo di Sud, anche di antimafia e lotta alla criminalità organizzata. Un argomento indispensabile, per il popolo di sinistra, a cui il premier ha cercato di venire incontro parlando a Palermo, dove il suo maggior avversario di oggi, Beppe Grillo, partì nell’ottobre 2012 - dopo aver attraversato a nuoto lo Stretto di Messina - per la conquista del primo posto alle elezioni politiche dell’anno scorso. Renzi aveva cominciato la campagna elettorale per le europee con un distacco di oltre dodici punti sul Movimento 5 stelle. Ma a spingerlo a un impegno eccezionale sul territorio è l’incubo di un testa a testa finale, che nascerebbe da un’accelerata grillina ai danni di elettori di centrodestra in libertà.
Marcello Sorgi, La Stampa 15/5/2014