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 2014  maggio 15 Giovedì calendario

UN TOMB RAIDER PER SCIOGLIERE L’ULTIMO ENIGMA DELLA GIOCONDA


RAVENNA
UN dente. Proprio quel che il sorriso più famoso del mondo non ci mostra potrebbe celare il mistero della Gioconda. Ma il professor Giorgio Gruppioni non è ottimista: «Non mi aspetto molto», dice dal laboratorio di Antropologia ossea dell’Università di Bologna, sede di Ravenna: «Resti ce n’erano, ma in cattivo stato». Quando, a fine aprile, s’è calato in una botola della basilica dell’Annunziata a Firenze, ha trovato quel che s’aspettava, ossa su mensole: ciò che resta di marito e figlio di Lisa Gherardini del Giocondo, alias Monna Lisa, la più accreditata modella di Leonardo nel dipinto più dipinto del mondo. Ma macerate da quattro secoli di umidità. «Cercheremo lo stesso il Dna che ci serve», annuncia, prudente. Ci vorranno un paio di mesi.
Due mesi di fremente attesa per Silvano Vinceti, tomb raider delle celebrità storiche, cercatore di ossa illustri, incubo di archeologi, storici dell’arte, direttori di museo, soprintendenti, l’outsider che trasforma mucchietti di ceneri umane in cornucopie da turisti e calamite di media. Lo ha fatto, tra furibonde polemiche, con Boiardo, Pico della Mirandola, Poliziano, Petrarca, soprattutto col Caravaggio, scovato a Porto Ercole, dove Vinceti ora è un eroe, e dove il 18 luglio inaugurerà un parco tutto dedicato allo scheletro del pittore maledetto.
Trovare le reliquie di Monna Lisa sarebbe il suo colpo grosso. Sempre che sia lei la modella del dipinto, perché le candidate sono una folla: Isabella Gualandi, Ginevra Benci, un’amante segreta di Lorenzo De’ Medici, Costanza D’Avalos, una popolana incinta, la nutrice di Leonardo, Caterina Sforza... Ma Vinceti sta col Vasari e non dubita: è lei. Insegue il suo corpo da anni. Da quando s’è convinto, sulla base di documenti, che la moglie del setaiolo Francesco del Giocondo fu sepolta alle Orsoline, dove morì il 15 luglio 1542 accudita dalla figlia monachella. Tanto ha detto e fatto, che ha convinto la Provincia a finanziarlo con 17 mila euro («ma 8 mila sono per il geo-radar che rimane a loro») e a dargli i permessi di scoperchiar tombe.
Ma sotto le antiche pietre le salme sono centinaia. Qual è il cadavere eccellente? Come col Caravaggio, Gruppioni gli ha dato una mano, selezionando le età col radiocarbonio, finché sono rimasti solo cinque corpi candidati alla gloria. Ma quale dei cinque? Ed ecco la trovata: se potessimo confrontare i loro Dna con quello di un consanguineo della Lisa... E quel familiare c’è, il figlio Piero, che riposa appunto nelle cripte dell’Annunziata, dove Gruppioni s’è calato. Se quel dente è suo, e il suo Dna combacia con uno dei cinque corpi delle Orsoline, Vinceti ha fatto bingo un’altra volta.
E poi? Trovate le vere spoglie della povera Lisa, che succede? Per capirlo bisogna conoscere Silvano Vinceti, variabile impazzita dell’archeo-antropologia nostrana. Sessantenne emiliano, ecologista radicale poi passato vicino a Forza Italia, autore televisivo, scrittore, senza una preparazione specifica ma «come Leonardo, dilettante appassionato, fiero di non far parte dei sepolcri imbiancati dell’accademia». Si finanzia, assicura, con conferenze e tivù, fu consulente del ministero del Turismo con la Brambilla, ma «mi bloccarono». Allora creò un’entità dal nome altisonante, Comitato nazionale per la valorizzazione dei beni culturali, sembra una cosa ministeriale invece è un’associazione privata, «no, una ong su base volontaria», e con l’aiuto di studiosi va a caccia di scoop storici, con una verve che il critico Philippe Daverio ha definito «necrofilia tipica della nostra epoca trash », con quello che per lo storico Franco Cardini è «un uso disinvolto dei media». All’Annunziata c’erano tivù da tutto il mondo. «E che c’è di male? Vogliamo valorizzarla, la ricchezza culturale di questo Paese? Se aspettiamo i professori... Vogliamo fare marketing turistico serio?».
Uno stile alla Dan Brown aiuta, Vinceti? Lei ha scritto un libro sul Leonardo cabalistico, ha letto scritte misteriose nelle pupille della Gioconda... Il Louvre le ha dato del visionario. «Al Louvre si mettano gli occhiali e guardino il loro quadro». Dicono che sono crepe... «Le lettere ci sono, e io cosa significano». Sarebbero una L e una S, le iniziali di Lisa e del Salai, al secolo Gian Giacomo Caprotti, pupillo di Leonardo, per Vinceti la chiave del mistero: il più celebre ritratto del mondo mescolerebbe due volti, uno femminile uno maschile... Non corre troppo? «Dan Brown scrive romanzi, io porto prove. I gesuiti e gli stalinisti che mi attaccano, li sfido a smontarle». Per farla breve, Vinceti ha un progetto bello chiaro. Identificata la Lisa, se il teschio è integro «ricostruiremo il suo vero volto con le tecniche più avanzate: vedremo se somiglia al dipinto». Ma non basta, «faremo un museo interattivo, in olografia, i visitatori vedranno Leonardo in 3D mentre dipinge la Gioconda». I soldi? «Se aboliscono la Provincia, ho un partner privato». È lo spirito del tempo. Si dissotterrano cadaveri ovunque, da Lincoln a Padre Pio, abbiamo giocattoli da Csi e vogliamo usarli. Ma ci interessa tanto possedere il presunto originale di quel sorriso che affascinò ma anche disgustò, malizioso, satanico, sinistro, ne hanno dette di tutte a quella faccia che Soffici trovò «melensa» e Berenson «antipatica »... Cosa avremmo in mano? Il segreto di Leonardo? Ma quel segreto non c’è, o è sotto gli occhi di tutti. La Gioconda è una tela dipinta. E «il pittore è il signore di tutte le cose», scrisse il genio, sorridendo in anticipo delle nostre manie tecnologico-necrofile.

Michele Smargiassi, la Repubblica 15/5/2014