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 2014  maggio 15 Giovedì calendario

«NEL VOLLEY SPIONI E MONTATI UN GIORNO MI DARÒ AL CALCIO»


Alberto Giuliani, secondo scudetto in tre anni con la Lube Macerata. In questo momento lei e il suo staff siete il meglio del volley italiano. Come avete festeggiato?
«In modo strano, con una cena nella mensa aziendale. Questo dimostra quanto Fabio Giulianelli, il proprietario del club, credeva a questo successo. Però poi ci siamo rifatti in discoteca. E il giorno dopo...»
Che è successo?
«Ho brindato al mio personalissimo doppio tricolore in piazza, a San Severino Marche».
Perché doppio?
«Sono tifosissimo della Juve».
Facile fare un accostamento, allora: quanto Giuliani si sente vicino a Conte? «Molto. Mi piace la sua mentalità, il suo spirito battagliero nel farsi rispettare da tutti, società compresa. Si fa così a vincere».
Le fa piacere essere considerato il Conte della pallavolo italiana? «Certo e vorrei conoscerlo di persona. Siamo molto simili, anche se io forse sono un po’ più addolcito».
Cosa le piace del calcio?
«La pressione mediatica, l’attenzione dei tifosi ogni giorno della settimana». Di solito questo aspetto stressa.
«A me stuzzica».
In passato Velasco e Montali hanno fatto il grande salto: da coach del volley a dirigente del football. «Perché no? Ora non ci penso, ma in futuro potrebbe essere un’esperienza interessante. Tecnicamente sono sport diversi, ma la gestione del gruppo sono simili». Anche la Lube, come la Juve, quest’anno avrebbe dovuto vincere tutto.
«Giusto puntare in alto, quando si ha una squadra forte. Chi vive di sport, però, sa che non è sempre possibile».
In Champions, come i bianconeri, avete fallito. «La competizione europea è complicata. Credo che per noi italiani, nel volley come nel calcio, la conquista della Champions resti una chimera ancora a lungo».
Siete usciti male anche in Coppa Italia: lo scudetto vi ha salvato la stagione. Perché quello sguardo?
«Non è così. Il tricolore era il primo obiettivo, il più importante». Dopo il flop in Coppa Italia lei e il suo staff avete dato le dimissioni.
«È stato il punto di ripartenza, ma mi sono giocato il jolly della carriera». In che senso, scusi?
«Se ogni volta che le cose vanno male ti dimetti, diventi prevedibile. Funziona soltanto una volta».
La Lube ha rigettato le dimissioni. «I dirigenti hanno dimostrato intelligenza. Hanno capito che il problema non eravamo noi, avevamo il gruppo in pugno. Ci siamo coesi tutti e questo ci ha portato a vincere».
La finalissima contro Perugia è stata un po’ strana. Da film di spionaggio la prima partita.
«Il vice allenatore, poche ore
prima del match, ha forzato la porta della sala video e ha fotografato il nostro sistema tattico. Una vergogna, una cosa mai vista nella storia del volley. E le dico questo ammettendo che noi non siamo verginelli».
Tradotto?
«Se in palestra trovi per caso un foglietto con la preparazione della gara degli avversari, lo guardi. Ma andarlo a cercare proprio no. È squallido». Domanda da ignorante del volley: la tattica fa così la differenza?
«Beh, è il segreto delle nostre vittorie degli ultimi anni, è ciò che ci siamo inventati e ci ha portato in alto, prima a Cuneo e poi qui». Parliamo del suo staff: insieme avete vinto tre scudetti, una Coppa Italia, due Supercoppa italiana e una Coppa CEV.
«Siamo io, il mio vice Francesco Cadeddu e lo scout Alfredo Walter Martilotti. Lavoriamo insieme da sette stagioni».
Ma quale è questa tattica particolare? «La preparazione delle gare selezionando e studiando particolare parti del campo. Le statistiche sono importanti. Ma non mi faccia dire di più».
Giuliani, lei è soprannominato “Pugno di ferro, guanto di velluto”. «Nome che mi hanno dato a Corigliano».
La volta in cui ha usato più il pugno di ferro? «A Cuneo qualche giocatore, di mattina, non aveva mai voglia di saltare. Siamo arrivati quasi alle mani».
E il guanto di velluto?
«Quest’anno quando le cose non andavano bene». In questi anni lei ha allenato quasi tutti i più forti.
«A Cuneo, alla prima esperienza in un club che doveva vincere, il presidente mi dice: “Alberto, sei sicuro di saper guidare tanti campioni?”. Risposta: “Meglio avere giocatori bravi cui dire come giocare, che scarsi cui insegnare a giocare”».
Buona questa. L’atleta più strano trovato in carriera? «Biribanti a Corigliano. Prima di giocare si faceva fare mille ecografie. Era un ipocondriaco».
Parodi è il fedelissimo.
«Ragazzo fantastico, giocatore meraviglioso. Anche se è un po’ sbadato». Cioè?
«Capita spesso che si metta la maglia degli altri». Giuliani, lei con tre scudetti nel campionato italiano è a un passo dal record di Velasco e Montali, che sono arrivati a quattro. «Velasco è stato un modello
tecnico e mediatico. Montali mi piace per stile e per tattica». Lei a volte è considerato un coach scomodo perché dice quello che pensa. Ecco il momento per farlo: un tecnico sopravvalutato? «Stojcev, anche se a Trento ha vinto molto. Vorrei vederlo in squadre senza i vari Juantorena e Kazijski». Berruto? Il ct della nazionale.
«Prossima domanda?».
Ok, messaggio ricevuto. Eccola: Kovac, l’allenatore di Perugia, dopo aver perso lo scudetto non è stato tenero con voi.
«Il suo sfogo è stato causato dallo stress. Non credo volesse attaccarci per davvero». Giuliani, la Lube ha appena ceduto il suo giocatore migliore: Zaytsev. Lei e il suo staff avete il contratto scaduto. Che farete? «Saremmo felici di restare, vedremo».
Non vi stimola una nazionale? «Sì, è un pensiero che ci accompagna. All’estero o, più avanti, quella italiana: credo che la panchina azzurra sia il sogno di chiunque».
E un passaggio al volley femminile? Perché quella smorfia? «Sono sincero, non lo seguo molto. Pur essendo il nostro stesso sport, credo sia uno sport molto diverso».