VARIE 14/5/2014, 14 maggio 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - LE RIVELAZIONI DI GEITHNER
ILGIORNALE.IT
Il "caso Geithner", con le clamorose rivelazioni dell’ex segretario del Tesoro americano sulle pressioni che alcuni funzionari europei avrebbero fatto sul governo Usa per far cadere il governo Berlusconi, continua a tenere banco. Dopo il rimpallo di responsabilità, con l’Europa che ha replicato duramente al ministro Usa ("erano loro a voler commissariare l’Italia"), ora a prendere posizione è il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
In una nota del Quirinale si legge che il Capo dello Stato non ha mai saputo di "pressioni e coartazioni subite dal presidente del Consiglio nei momenti e nei luoghi di recente evocati" a proposito degli eventi che portarono alle dimissioni di Berlusconi dalla carica di presidente del Consiglio. "Le dimissioni liberamente e responsabilmente rassegnate il 12 novembre 2011 dal presidente Berlusconi e già preannunciate l’8 novembre - precisa ancora Napolitano - non vennero motivate se non in riferimento, in entrambe le circostanze, a eventi politico-parlamentari italiani". Nessun complotto internazionale contro il Cavaliere, dunque, dice Napolitano. E se proprio complotto c’è stato io non lo sapevo. Poi spiega (o per meglio dire prova a spiegare) il suo ragionamento.
"Gli episodi rivelati dall’ex segretario di Stato al Tesoro degli Stati Uniti e da altri sono relativi a riunioni, tenutesi nell’autunno del 2011, di consessi europei e internazionali cui il Presidente della Repubblica italiana - al pari degli altri Capi di Stato non
dotati di poteri esecutivi - non aveva titolo a partecipare e non partecipò: e dunque nulla può dire al riguardo". Tradotto dal politichese: Napolitano non era presente a certe riunioni, dunque non sapeva nulla.
E si legge ancora nella nota, sulle dimissioni del capo del governo Napolitano "fornì un’ampia ed esaustiva ricostruzione e valutazione nel discorso tenuto il 20 dicembre 2011 in occasione della cerimonia di scambio degli auguri con i rappresentanti delle istituzioni e delle forze politiche in Quirinale. In quel discorso, così come nel messaggio televisivo del 31 dicembre, possono ritrovarsi tutte le motivazioni relative a fatti politici interni e a problemi di fondo del paese come quelli della crisi finanziaria ed economica che l’Italia stava attraversando nel contesto europeo".
Napolitano tiene anche a precisare di aver stigmatizzato le critiche dei governi Ue verso l’Italia e i suoi impegni nei confronti dei partner europei: "A proposito di quanto, per qualche aspetto, era trapelato pubblicamente, il Presidente della Repubblica stigmatizzò, il 25 ottobre 2011, le inopportune e sgradevoli espressioni pubbliche (a margine di incontri istituzionali tra capi di governo) di scarsa fiducia negli impegni assunti dall’Italia".
ILGIORNALE.IT - REAZIONI DELL’EUROPA
Caso Geithner, l’Europa ora minimizza. "Nessun complotto contro Silvio Berlusconi" nell’autunno del 2011, "lavoravamo giorno e notte per salvare l’euro e proteggere i risparmi dei cittadini europei".
È quanto hanno detto all’agenzia Adnkronos alcune fonti dell’Unione europea riguardo alle rivelazioni choc contenute nel libro dell’ex segretario al Tesoro americano, Timothy Geithner, che ha parlato del disegno con cui si voleva costringere Berlusconi a cedere il potere. Progetto, questo, che sarebbe stato esposto anche al presidente Usa Obama, che non avrebbe dato il proprio assenso, come rivelato dallo stesso Geithner.
Rimpallo di responsabilità: l’Ue: tutta colpa degli Usa
"Geithner si è riferito a qualcuno altro - affermano qualificate fonti della Commissione Ue -, certamente non alle istituzioni Ue, non a Barroso, Van Rompuy o Rehn" che, in particolare a Cannes, "hanno difeso l’indipendenza dell’Italia" e "non volevano che andasse sotto amministrazione controllata, come invece chiedevano gli Usa".
EDITORIALE DEL GIORNALE
Un tassello dopo l’altro, la verità sta per emergere in tutti i suoi drammatici contorni sul complotto internazionale che portò alla caduta dell’ultimo governo Berlusconi nell’autunno del 2011. Ieri nel mosaico è entrata una tessera fondamentale, la testimonianza dell’ex segretario del Tesoro americano Tim Geithner, braccio destro di Obama. «Fui avvicinato - ha dichiarato - da due emissari dell’Unione europea che mi chiesero l’aiuto degli Stati Uniti per fare cadere il presidente Berlusconi».
Chi fossero questi signori è ancora un mistero. Più facile immaginare chi fossero i mandanti. Quei famosi sorrisini in diretta tv tra la Merkel e Sarkozy sono più di un indizio. Per Francia e Germania fare fuori l’unico e ultimo baluardo alla sciagurata politica del rigore assoluto era diventato un imperativo. Troppo pericoloso questo Berlusconi, che prima di tutti aveva individuato nell’euro e nei suoi vincoli un pericolo mortale per la crescita dei Paesi del sud Europa.
La testimonianza di Geithner - ultima di una lunga serie di autorevoli protagonisti di quei mesi - chiude il cerchio. Gli italiani sono stati imbrogliati, lo spread non fu la causa della crisi, bensì l’arma usata per innescarla. C’è stato, insomma, un attacco alla nostra sovranità nazionale e ai nostri soldi. Che ha avuto, ovviamente, complici in Italia. Ed è strano che ieri il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non abbia sentito il bisogno-dovere di difendere (è lì per quello) il Paese da oscuri attacchi provenienti dall’estero. Ci saremmo aspettati l’immediata convocazione dell’ambasciatore per chiarimenti. Niente, silenzio assoluto, lo stesso che arriva dai vertici dell’Unione europea. Cosa teme il presidente, di che cosa ha paura? Se lui fosse stato a conoscenza di una simile manovra e nulla avesse fatto per sventarla si tratterebbe di «alto tradimento». Se ne era all’oscuro meglio farebbe a parlare oggi e - visto che il complotto è riuscito - pretendere i nomi dei congiurati complici con Paesi esteri nel decidere il governo dell’Italia: politici (magari a loro volta traditori), magistrati o professori universitari (magari della Bocconi) che siano. Basta moniti e retorica. Vogliamo i nomi, signor presidente, pure se c’è il rischio di dover leggere anche il suo.
IL GIORNALE.IT - REAZIONE DI BERLUSCONI
"Furiosi e disgustati". Silvio Berlusconi, alla convention FI a Roma, non usa mezzi termini per descrivere lo stato d’animo suo e di Forza Italia dopo le rilevazioni dell’ex ministro del Tesoro Usa, Timothy Geithner. "Ieri un ministro della prima amministrazione di Obama ha fatto affermazioni, che lasciano pochi dubbi, in cui ha raccontato come nel G20 di Cannes per due volte Merkel e Sarkozy convocarono una riunione che aveva una finalità e cioè far sì che nostro paese fosse colonizzato e con la sospensione del potere del governo lasciato alla Troika.
Credevo che una notizia del genere dovesse stare in prima pagina sui nostri quotidiani, che cosa ci possiamo aspettare noi da questo paese ancora? Da 20 anni siamo a combattere per la libertà sopportando quattro colpi di Sato", tuona il Cavaliere.
Quando la Merkel disse al Cav: "Non mi saluterai più"
Che poi aggiunge: "Se non vi difendiamo noi in Italia non vi difenderebbe nessuno. Io sono venuto qui a farmi tirar su di morale da voi, perché non abbiamo particolari motivi per essere sereni e tranquilli, abbiamo molti motivi per essere delusi, disgustati, ma anche furiosi ed esasperati per quello che è successo in questi primi 100 giorni di governo e segnatamente per quello che è successo ieri".
L’ex presidente del Consiglio ha poi preso di mira le toghe ricordando che "Magistratura Democratica nel 1989 si fece regalare un proprio corpo di polizia, la polizia giudiziaria, che opera tuttora nel massimo della segretezza, senza che lo vengano a sapere neanche i nostri Servizi segreti. L’articolo 68 della Costituzione contenente l’immunità parlamentare poi abolita fu voluto da De Gasperi e Togliatti insieme e dopo aver reso la magistratura indipendente, incontrollata, irresponsabile, pensarono di difendere gli eletti dal popolo erigendo un muro". E poi ancora: "Io, che non posso andare più a fare i comizi in giro per l’Italia, devo anche ricordarmi sempre che non devo attaccare la magistratura e non posso attaccare il capo dello Stato perché altrimenti mi si dice "scherzi con il fuoco". E basterebbe un passo falso per finire ai domiciliari o a San Vittore. Non è un bel vivere".
Il leader di Forza Italia ha poi fatto l’endorsement ufficiale per Giovanni Toti: "Forza Italia compie 20 anni e per la prima volta non verrà consentito al fondatore e al leader del maggior partito dei moderati italiani il diritto civile di candidarsi e di essere eletto con diversi milioni di voti come è sempre accaduto dal 1994. Ecco perché ho chiesto a Giovanni Toti, un professionista capace e un appassionato del nostro movimento, di guidare la lista di Forza Italia nella circoscrizione Nord-Ovest. Scrivere sulla scheda elettorale il suo nome significa dare fiducia a chi mi è vicino e si impegnerà affinché il nostro paese conti di più, come merita, in Europa. Il suo entusiasmo e la sua determinazione sono una garanzia per i cittadini del Nord: dagli imprenditori ai professionisti, dai commercianti agli artigiani e, in generale, per le famiglie, i giovani, le donne, le persone anziane".
REPUBBLICA.IT
ROMA - Nulla su "pressioni e coartazioni subite dal presidente del Consiglio nei momenti e nei luoghi di recente evocati fu mai portato a conoscenza del Capo dello Stato". È quello che si legge in una nota del Quirinale in merito a quanto affermato dall’ex segretario di Stato al Tesoro Usa, Timothy Geithner. Che, nel suo saggio Stress Test, ha parlato di pressioni ricevute nel 2011 in ambito Ue per far cadere il governo Berlusconi.
Prosegue il Colle: "Le dimissioni liberamente e responsabilmente rassegnate il 12 novembre 2011 dal Presidente Berlusconi, e già preannunciate l’8 novembre, non vennero motivate se non in riferimento, in entrambe le circostanze, a eventi politico-parlamentari italiani". Il Quirinale, inoltre, precisa che gli episodi "rivelati" da Geithner e da altri sono relativi a riunioni, tenutesi nell’autunno del 2011, di consessi europei e internazionali cui il Presidente italiano - al pari degli altri Capi di Stato non dotati di poteri esecutivi - non aveva titolo a partecipare e non partecipò.
Dopo il Quirinale, ecco Silvio Berlusconi, che contrariamente al Colle, calca la mano sulle rivelazioni di Geithner per arricchire di nuovi argomenti la sua personale teoria del complotto. "Abbiamo molti motivi per essere delusi, disgustati, ma anche furiosi ed esasperati per quello che è successo in questi primi 100 giorni di governo, e segnatamente per quello che è successo ieri", attacca l’ex Cav a una iniziativa elettorale a Roma.
Ieri, quando "un ministro della prima amministrazione Obama - ricorda Berlusconi alla sua audience - ha fatto una dichiarazione che lasciava pochi dubbi su quello che affermava, raccontando come nel G20 di Cannes per due volte Merkel e Sarkozy convocarono riunioni per far sì che il nostro Paese fosse colonizzato dal Fondo monetario internazionale, con la sospensione del potere del governo lasciato alla Troika, esattamente quello che era successo alla Grecia".
L’ex ministro del Tesoro americano, prosegue il leader di Forza Italia, "ha detto chiaro che aveva subito varie pressioni da funzionari europei affinché si desse una spinta al governo in carica a favore di un altro governo di tecnici presieduto da Monti". "Io credevo - lamenta poi Berlusconi - che una notizia del genere avrebbe dovuto per lo meno stare in prima pagina nei quotidiani italiani. Che cosa ci dobbiamo aspettare da questo Paese ancora, abbiamo dovuto sopportare quattro colpi di Stato".
Prima di attaccare la stampa e prima della nota del Quirinale, a Uno Mattina Berlusconi aveva accusato anche le alte cariche dello Stato di essere rimaste in silenzio. "Il complotto è una notizia gravissima che conferma quanto dico da diverso tempo" e "osservo che il Capo dello Stato, i presidenti del Senato e della Camera, il presidente del Consiglio ieri non hanno ritenuto di fare alcuna dichiarazione", aveva detto l’ex Cavaliere, commentando l’episodio del quale il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha detto di non sapere nulla.
L’ex Cavaliere, poi, aveva aggiustato il tiro: "Io non ho mai parlato di complotto, non mi piace, ma di azione di interesse contro un presidente del Consiglio che non permetteva a Francia e Germania di portare avanti i loro interessi". Berlusconi aveva poi rievocato "imbroglio degli spread": "La Bundesbank aveva ordinato alle banche di mettere sul mercato secondario i titoli di Stato: ovviamente non potevano essere assorbiti tutti e il prezzo è sceso. Da lì è venuto fuori lo spread tra rendimento del nostro debito pubblico e titoli tedeschi, che diventarono beni rifugio. Noi dovemmo così alzare i nostri tassi di interesse per renderli appetibili".
Berlusconi aveva quindi impugnato quanto "rivelato da Alan Friedman" nel suo saggio Ammazziamo il gattopardo, per evidenziare il ruolo del presidente Napolitano nel plot: "Prese contatti già a luglio per formare un governo di tecnici". Inoltre, "Bruxelles ci chiese delle norme di rigore per cui non ero d’accordo, preparai un decreto legge ma il capo dello Stato non lo firmò. Andai a Cannes a mani vuote e Merkel e Sarkozy risero quando chiesero loro se Berlusconi mantiene le promesse".
"Si insistette - aveva proseguito il leader di Forza Italia - perché l’Italia accettasse dal Fondo monetario internazionale un prestito da 80 miliardi. Ma i conti erano in ordine, non avevo bisogno di quei soldi". In conclusione, Berlusconi aveva osservato: "La politica di rigore imposta dagli eurocrati di Berlino e Bruxelles ci ha portato a nessuna crescita, 5 giovani su 10 senza lavoro, 4 milioni di italiani in povertà assoluta e 10 milioni in povertà relativa". In merito, poi, ai rapporti con la Germania, Berlusconi aveva ricordato: "Nel 2011 Merkel mi disse ’So che non mi saluterai più’. Dopo non ho più avuto occasione di incontrarla".
Come aveva annunciato, il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, ha presentato alla Camera dei deputati una proposta per l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta per accertare cause e responsabilità, anche internazionali, che hanno portato alle dimissioni del governo Berlusconi. E ha scritto al presidente Napolitano per fare chiarezza e "non permettere che il fantasma di un attentato alla Costituzione e di un tradimento della sovranità italiana si aggiri tra le istituzioni italiane ed europee". Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, intervenendo a Porta a Porta, non aveva escluso di aderire alla proposta di Brunetta.
REPUBBLICA.IT
ROMA - Nulla su "pressioni e coartazioni subite dal presidente del Consiglio nei momenti e nei luoghi di recente evocati fu mai portato a conoscenza del Capo dello Stato". È quello che si legge in una nota del Quirinale in merito a quanto affermato dall’ex segretario di Stato al Tesoro Usa, Timothy Geithner. Che, nel suo saggio Stress Test, ha parlato di pressioni ricevute nel 2011 in ambito Ue per far cadere il governo Berlusconi.
Prosegue il Colle: "Le dimissioni liberamente e responsabilmente rassegnate il 12 novembre 2011 dal Presidente Berlusconi, e già preannunciate l’8 novembre, non vennero motivate se non in riferimento, in entrambe le circostanze, a eventi politico-parlamentari italiani". Il Quirinale, inoltre, precisa che gli episodi "rivelati" da Geithner e da altri sono relativi a riunioni, tenutesi nell’autunno del 2011, di consessi europei e internazionali cui il Presidente italiano - al pari degli altri Capi di Stato non dotati di poteri esecutivi - non aveva titolo a partecipare e non partecipò.
Dopo il Quirinale, ecco Silvio Berlusconi, che contrariamente al Colle, calca la mano sulle rivelazioni di Geithner per arricchire di nuovi argomenti la sua personale teoria del complotto. "Abbiamo molti motivi per essere delusi, disgustati, ma anche furiosi ed esasperati per quello che è successo in questi primi 100 giorni di governo, e segnatamente per quello che è successo ieri", attacca l’ex Cav a una iniziativa elettorale a Roma.
Ieri, quando "un ministro della prima amministrazione Obama - ricorda Berlusconi alla sua audience - ha fatto una dichiarazione che lasciava pochi dubbi su quello che affermava, raccontando come nel G20 di Cannes per due volte Merkel e Sarkozy convocarono riunioni per far sì che il nostro Paese fosse colonizzato dal Fondo monetario internazionale, con la sospensione del potere del governo lasciato alla Troika, esattamente quello che era successo alla Grecia".
L’ex ministro del Tesoro americano, prosegue il leader di Forza Italia, "ha detto chiaro che aveva subito varie pressioni da funzionari europei affinché si desse una spinta al governo in carica a favore di un altro governo di tecnici presieduto da Monti". "Io credevo - lamenta poi Berlusconi - che una notizia del genere avrebbe dovuto per lo meno stare in prima pagina nei quotidiani italiani. Che cosa ci dobbiamo aspettare da questo Paese ancora, abbiamo dovuto sopportare quattro colpi di Stato".
"Quando parlo - aggiunge Berlusconi - devo ricordarmi sempre che non posso attaccare la magistratura, non posso parlare del Capo dello Stato, perché in quel caso mi si dice ’scherzi con il fuoco’, basterebbe un passo falso al di fuori del perimetro che mi è stato segnato, ed essere consegnato ai domiciliari o a San Vittore".
Prima di attaccare la stampa e prima della nota del Quirinale, a Uno Mattina Berlusconi aveva accusato anche le alte cariche dello Stato di essere rimaste in silenzio. "Il complotto è una notizia gravissima che conferma quanto dico da diverso tempo" e "osservo che il Capo dello Stato, i presidenti del Senato e della Camera, il presidente del Consiglio ieri non hanno ritenuto di fare alcuna dichiarazione", aveva detto l’ex Cavaliere, commentando l’episodio del quale il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha detto di non sapere nulla.
L’ex Cavaliere, poi, aveva aggiustato il tiro: "Io non ho mai parlato di complotto, non mi piace, ma di azione di interesse contro un presidente del Consiglio che non permetteva a Francia e Germania di portare avanti i loro interessi". Berlusconi aveva poi rievocato "imbroglio degli spread": "La Bundesbank aveva ordinato alle banche di mettere sul mercato secondario i titoli di Stato: ovviamente non potevano essere assorbiti tutti e il prezzo è sceso. Da lì è venuto fuori lo spread tra rendimento del nostro debito pubblico e titoli tedeschi, che diventarono beni rifugio. Noi dovemmo così alzare i nostri tassi di interesse per renderli appetibili".
Berlusconi aveva quindi impugnato quanto "rivelato da Alan Friedman" nel suo saggio Ammazziamo il gattopardo, per evidenziare il ruolo del presidente Napolitano nel plot: "Prese contatti già a luglio per formare un governo di tecnici". Inoltre, "Bruxelles ci chiese delle norme di rigore per cui non ero d’accordo, preparai un decreto legge ma il capo dello Stato non lo firmò. Andai a Cannes a mani vuote e Merkel e Sarkozy risero quando chiesero loro se Berlusconi mantiene le promesse".
"Si insistette - aveva proseguito il leader di Forza Italia - perché l’Italia accettasse dal Fondo monetario internazionale un prestito da 80 miliardi. Ma i conti erano in ordine, non avevo bisogno di quei soldi". In conclusione, Berlusconi aveva osservato: "La politica di rigore imposta dagli eurocrati di Berlino e Bruxelles ci ha portato a nessuna crescita, 5 giovani su 10 senza lavoro, 4 milioni di italiani in povertà assoluta e 10 milioni in povertà relativa". In merito, poi, ai rapporti con la Germania, Berlusconi aveva ricordato: "Nel 2011 Merkel mi disse ’So che non mi saluterai più’. Dopo non ho più avuto occasione di incontrarla".
Come aveva annunciato, il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, ha presentato alla Camera dei deputati una proposta per l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta per accertare cause e responsabilità, anche internazionali, che hanno portato alle dimissioni del governo Berlusconi. E ha scritto al presidente Napolitano per fare chiarezza e "non permettere che il fantasma di un attentato alla Costituzione e di un tradimento della sovranità italiana si aggiri tra le istituzioni italiane ed europee". Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, intervenendo a Porta a Porta, non ha escluso di aderire alla proposta di Brunetta.
CORRIERE.IT
Seduto nel giardino di Villa San Martino a Arcore, Silvio Berlusconi è più che soddisfatto. Le anticipazioni del libro di memorie di Timothy Geithner (Stress Test) confermano quello che il Cavaliere dice di sapere da tempo, e cioè, che la Casa Bianca bocciò una richiesta da parte di alcuni europei di far cadere il suo governo nell’autunno del 2011. «Non sono sorpreso. Ho sempre dichiarato che nel 2011 nei confronti del mio governo, ma anche nei confronti del mio Paese, c’è stato tutto un movimento che era partito dal nostro interno ma poi si è esteso anche all’esterno per tentare di sostituire il mio governo, eletto dai cittadini, con un altro governo», dice Berlusconi.
CORRIERE.IT
19 aprile 2014 – C’è un legame tra i famosi 101 che hanno affossato, un anno fa, la candidatura di Romano Prodi per la presidenza della Repubblica, e i franchi tiratori che nelle ultime settimane hanno votato contro l’Italicum e le altre riforme proposte dal nuovo governo Renzi? La domanda sorge spontanea di fronte alla polemica, mai sopita, sull’identità dei franchi tiratori del 19 aprile 2013, e dopo le smentite inedite da parte di Massimo D’Alema, registrate durante l’intervista da lui rilasciata ad Alan Friedman per il libro Ammazziamo il Gattopardo. Sull’accusa di avere qualcosa a che fare con il voto che ha bloccato Prodi, Massimo D’Alema mette le mani avanti e dichiara con enfasi: «Io non c’entro nulla, ero fuori, non faccio parte…io non ho ispirato niente». Nella nuova puntata della web serie tratta dal suo libro, Alan Friedman ci riporta a uno dei giorni più drammatici della storia recente della politica italiana. Siamo nell’aprile 2013 e dopo due mesi di stallo, dopo le inconcludenti elezioni di febbraio e con l’Italia ancora senza un governo, è arrivato il momento di eleggere il successore di Giorgio Napolitano. È il giorno del quarto scrutinio di quella tormentata votazione. Archiviata la sfortunata candidatura di Franco Marini, frutto dell’intesa con il Pdl di Silvio Berlusconi, il Pd di Pierluigi Bersani decide di puntare tutto su Romano Prodi. Ed è il giorno in cui il Pd si spacca, sbarrando al Professore la strada che lo avrebbe portato al Quirinale. Una lunga giornata di recriminazioni, polemiche e accuse, di forti smentite da parte di Massimo D’Alema, accusato di aver ispirato i 101 franchi tiratori all’interno del Pd. Ventiquattro ore intensissime che culminano nelle dimissioni del segretario Bersani e della presidente Rosy Bindi. Friedman ricostruisce quel giorno attraverso la voce del protagonista, Romano Prodi, e di Massimo D’Alema, chiamato in causa proprio dal Professore. Quest’ultimo ricorda perfettamente una telefonata avuta con D’Alema prima della votazione: «Mi ha detto:“Benissimo, tuttavia queste decisioni così importanti dovrebbero essere prese coinvolgendo i massimi dirigenti” …e quando ho ascoltato questo ho messo giù il telefono, ho chiamato mia moglie e le ho detto “Flavia vai pure alla tua riunione perché di sicuro Presidente della Repubblica non divento”». «Quel giorno, il 19 aprile 2013», è la conclusione di Friedman, «non è stato solo il giorno più lungo di Romano Prodi, ma uno dei giorni più ignobili della storia recente della politica italiana».
http://video.corriere.it/berlusconi-complotto-contro-me-obama-si-comporto-bene/giorno-piu-lungo-racconti-prodi-d-alema-voto-il-quirinale/d6a8bf10-c704-11e3-ae19-53037290b089?playlistId=eda40dde-84cc-11e3-a075-38de66619eb5