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 2014  maggio 14 Mercoledì calendario

I TRE NODI CHE FRENANO L’EXPO


MILANO
Al via la nuova società Expo, con tre punti fermi: l’arrivo di un nuovo responsabile del settore Costruzioni, Marco Rettighieri, attualmente dg di Italferr; un ufficio per il coordinamento tecnico-amministrativo, con il compito di seguire i provvedimenti ancora in attesa di soluzione (squadra quasi sicuramente guidata dalla dirigente di Palazzo Chigi Elisa Grande); la presenza di Anac e del suo presidente Raffaele Cantone come supervisori delle procedure e della trasparenza nell’aggiudicazione delle gare. Sono questi i nuovi pilastri della società guidata dal commissario unico Giuseppe Sala, che ha deciso di riorganizzare la struttura dopo l’inchiesta giudiziaria che ha travolto l’evento universale e portato in custodia cautelare in carcere il capo del settore Costruzioni, Angelo Paris, accusato di associazione a delinquere, turbativa d’asta e corruzione.
Delle nomine, della riorganizzazione dei vertici di Expo e delle misure urgenti da prendere se ne è parlato ieri mattina, in via Rovello a Milano, sede della società di gestione, durante una riunione tra Sala, il primo ministro Matteo Renzi, i ministri Maurizio Lupi e Maurizio Martina (Trasporti e Agricoltura), il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, il prefetto di Milano Francesco Paolo Tronca e lo stesso Cantone. All’ordine del giorno tre nodi urgenti che società di gestione e governo dovranno risolvere in tempi rapidi: risorse mancanti, ampliamento della legge speciale e le deroghe per Palazzo Marino.
Ieri il premier Renzi ha preso l’impegno di dare copertura ad Expo con 60 milioni, al posto della Provincia di Milano che non verserà più risorse, rinunciando alla sua quota del 10 percento. Si legge pertanto nella nota ufficiale che «entro la data di svolgimento della prossima assemblea dei soci (4 Giugno 2014) troverà definizione la copertura dei contributi futuri di competenza della Provincia di Milano». Ma ci saranno anche altre questioni, come l’ampliamento della legge speciale a favore della Fiera di Milano, che dovrà ricevere i poteri di gestire gli appalti e gli affidamenti per gli allestimenti. Sullo sfondo, rimangono ancora i 130 milioni che la città di Milano chiede per le "city operations", cioè il miglioramento di trasporti, eventi culturali e sicurezza in attesa degli ipotizzati 20 milioni di visitatori durante il 2015. Ieri inoltre l’emendamento al decreto Casa con la richiesta di deroghe alle norme sulle assunzioni, che il Comune di Milano chiede da tempo per i contratti a tempo determinato (si legga articolo a pagina 5), è stato bocciato, e quindi Milano dovrà ancora insistere per ottenerlo.
Sul fronte dei lavori nel sito espositivo di Rho si vedono intanto all’orizzonte nuovi ostacoli. Ieri il commissario Sala ha sottolineato che si sta valutando una possibile sospensione della Maltauro dai lavori delle vie d’acqua e delle architetture di servizio (per un totale di 230 milioni), a seguito dell’inchiesta che ha portato agli arresti anche il responsabile dell’impresa Enrico Maltauro. Dentro la società Expo e nel Comune di Milano si stanno facendo pressioni in questo senso, e certo una decisione di questo tipo migliorerebbe l’immagine compromessa dell’evento universale. Detto questo bisogna però valutare anche se è possibile sospendere i lavori delle due imprese più piccole che insieme alla vicentina Maltauro formano l’Ati che ha vinto l’appalto delle vie d’acqua (160 milioni). Probabilmente la questione sarà posta al garante Raffaele Cantone e all’Authority da lui presieduta, che potrebbero assicurare il passaggio alla seconda classificata senza dover riaprire un bando, col rischio di prolungare fatalmente i tempi dei cantieri.
Infine c’è un’altra questione. Le imprese Mantovani e Cmc di Ravenna, vincitrici dei due principali appalti del sito espositivo (la piastra e la rimozione delle interferenze), stanno chiedendo di far valere la clausola per la velocizzazione delle opere. Cosa che farebbe lievitare i costi annullando di fatto il ribasso d’asta proposto durante la gara, per entrambe intorno al 40 percento. Il che significherebbe un aumento dei costi per Expo di 125 milioni nel caso della piastra e di circa 40 nel caso delle interferenze. Tutte risorse già preventivamente messe a bilancio, certo, ma che tuttavia potevano essere risparmiate. Inoltre la decisione prevede un ulteriore passaggio nel cda, con l’approvazione di un nuovo provvedimento.

Sara Monaci, Il Sole 24 Ore 14/5/2014