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 2014  maggio 14 Mercoledì calendario

«QUEL PIANO DI SANGUE INACCETTABILE»


NEW YORK.
Sono soltanto 12 righe su un libro di memorie di 580 pagine dell’ex segretario al Tesoro Tim Geithner, ma hanno prodotto lo stesso un piccolo terremoto politico in Italia. La ragione? Per la prima volta, in arrivo da un testimone oculare credibile come Geithner riemerge la teoria di un complotto europeo per far cadere il governo Berlusconi ai tempi del G20 di Cannes, nel 2011, quando gli anelli deboli dell’euro, la Grecia in particolare, ma anche l’Italia, la Spagna e l’Irlanda erano sotto l’attacco feroce dei mercati.
Ma vediamo che capitò al tempestoso vertice di Cannes. I 20 si trovavano con una crisi che ormai da molti mesi aveva colpito l’Europa contribuendo a un forte rialzo dello spread. Era dagli incontri di primavera 2011 del Fondo Monetario che si cercava di premere sulla Germania perché aiutasse i paesi più deboli acconsentendo alla creazione di un fondo di emergenza europea. Ma Berlino resisteva. Voleva vedere prima i conti a posto. Si trattava dell’annosa questione se fosse meglio l’austerità o l’espansione per risolvere la crisi. E il 90% delle 580 pagine di Geithner sono state scritte per spiegare che gli stimoli erano meglio dell’austerità. Ed è su questo che si concentra l’attenzione di Geithner. Questo è il testo: «In quell’autunno il Presidente parlava regolarmente con i leader europei ed io e Leal (n. 2 al Tesoro per gli Affari esteri) eravamo in costante contatto con le nostre controparti europee. Alcune di loro sembravano essere infastidite dalle nostre intrusioni altre le incoraggiavano. Ci hanno spesso chiesto di intervenire per fare pressioni sul cancelliere Merkel affinché fosse meno avara, o sugli italiani e gli spagnoli affinché fossero più responsabili. A un certo punto in quell’autunno, alcuni funzionari europei ci hanno avvicinato con un complotto per provare a fare cadere il governo Berlusconi bloccando l’erogazione di prestiti Fmi all’Italia fino a quando Berlusconi non se ne fosse andato. Abbiamo riferito al presidente di questo sorprendente invito ma, per quanto fosse utile avere una migliore leadership in Europa, non potevamo essere coinvolti in un piano come quello. "Non possiamo avere il suo sangue sulle nostre mani", ho detto al Presidente».
Poco importa che il complotto non abbia funzionato, che l’America, come ricorda lo stesso Geithner in toni melodrammatici, abbia rifiutato di partecipare. Nel giorno dopo i complottisti si sentono improvvisamente rinvigoriti e ieri su siti internet e blog sono arrivati persino a dire per deduzione naturale che dietro la caduta di Letta e l’ascesa di Renzi c’è la mano di Washington, anzi, direttamente dell’Ambasciata americana a Roma.
Un passaggio privo di qualunque fondamento. Ma quando un ex segretario al Tesoro americano parla di «scheming», ogni tesi è plausibile, persino che a «scheming», a «complottare» sia l’America stessa in Italia cosa mai detta da Geithner. «Sono fonti prive di fondamento. Le decisioni che riguardano la leadership italiana sono fatte dal popolo italiano», ci ha detto Caitlin Hayden il portavoce del National Security Council della Casa Bianca che ha però declinato di commentare sui colloqui privati fra Obama e Geithner ai tempi del vertice di Cannes. E il nostro ministro degli Esteri Federica Mogherini ieri in Usa per il suo debutto a Washington ha detto: «È una questione che riguarda il passato e che non ebbe successo. L’Italia ha cambiato pagina, inutile tornare su questi argomenti».
L’esito di quel complotto europeo che possiamo attribuire a Sarkozy e alla Merkel dunque fallì. Perché lo stesso Berlusconi disse che l’Italia non aveva bisogno dei finanziamenti del Fondo. Di certo i mercati erano preoccupati, non vedevano un’azione decisiva che poteva chiudere il gap fra Roma e Berlino. Ma di un arrivo di Monti si parlava ormai apertamente dall’estate. Una tempesta interessante quella di ieri, che pur sempre consente a Berlusconi di mostrare una «smoking gun», una «pistola fumante».
Resta una curiosità: perché mai Geithner ha rivelato questi particolari mettendo chiaramente in difficoltà la Merkel? Per amore della storia e della cronaca? Perché i suoi editori gli chiedevano il «sangue» e lui, letteralmente, glielo ha dato? O perché voleva togliersi qualche sassolino "tedesco" dalle scarpe? L’ultima ipotesi non è impossibile: l’America di Obama (e di Geithner) è convinta che se la Germania avesse seguito la linea espansiva americana l’Europa sarebbe uscita molto prima dalla crisi, aiutando se stessa, i paesi in difficoltà e l’America stessa.

Mario Platero, Il Sole 24 Ore 14/5/2014