Matteo Leone e Nadia Robotti, TuttoScienze – La Stampa 14/5/2014, 14 maggio 2014
ECCO IL SENATO DEI FISICI. MA ERA DI UN SECOLO FA
In questi tempi di profondo ripensamento del nostro assetto istituzionale guardare in prospettiva storica il Senato della Repubblica può essere di aiuto per superare i difetti dell’ordinamento attuale, recuperando il meglio dell’esperienza del passato. E guardare in prospettiva storica la «Camera Alta» del nostro Paese significa anche parlare, per quanto strano possa apparire oggi, di scienziati e, tra questi, di fisici e astronomi..
Vi fu un tempo nel quale essere scienziato era considerato un titolo di merito nella composizione delle istituzioni. Nel periodo che va dall’applicazione dello Statuto Albertino (1848) alla caduta del regime fascista (1943) risulta infatti che, considerando solo la cerchia numericamente ristretta dei fisici e degli astronomi italiani, ben una ventina di loro furono nominati senatori a vita dal Re e vi furono anni (come intorno al 1910) nei quali sedevano contemporaneamente in Senato anche sei tra fisici e astronomi.
I fisici e gli astronomi senatori appartenevano a due categorie significative: erano «membri della Regia Accademia delle Scienze dopo sette anni di nomina», e questa era la maggioranza, oppure perché «con servizi o meriti eminenti» avevano «illustrata la Patria». Di quest’ultima categoria facevano parte alcuni tra i fisici italiani più importanti dell’Ottocento, che per primi cercarono di coniugare l’impegno scientifico con quello civile. Tra questi vi sono alcuni «padri del Risorgimento», come Carlo Matteucci, noto per i suoi studi di elettrofisiologia, che partecipò ai moti del 1848, e che nel 1862, in qualità di ministro della Pubblica Istruzione, tentò la prima riforma dell’Università; o come il famoso fisico Ottaviano Fabrizio Mossotti, che a 57 anni, al comando del Battaglione Universitario Toscano, combatté nella battaglia di Curtatone e Montanara; o ancora come l’astronomo Annibale De Gasparis, che partecipò ai moti del 1848 a Napoli, ma evitò la repressione borbonica dedicando a re Ferdinando la scoperta di un nuovo asteroide.
L’analisi dell’attività parlamentare dei fisici e astronomi senatori del Regno d’Italia, e prima ancora del Regno di Sardegna, ci riconsegna un quadro affascinante dell’evoluzione scientifico-tecnologica del periodo e ci riporta in un mondo dove è possibile osservare i caratteri dell’azione legislativa esercitata dagli scienziati. Ad esempio, l’insigne astronomo Giovanni Plana presenta e vede approvato nel 1851 il suo progetto di istituzione di una linea telegrafica tra Torino e Genova, appena quattro anni dopo l’inizio della diffusione in Europa del telegrafo Morse e la realizzazione del primo telegrafo elettromagnetico italiano ad opera dello stesso Matteucci.
Cinquant’anni dopo, un altro tipo di telegrafia faceva il suo ingresso tra i banchi del Senato. Nel 1903 Pietro Blaserna, fisico senatore, come relatore di un’apposita commissione, caldeggiava lo stanziamento di una somma per l’«impianto di una stazione radiotelegrafica ultrapotente» in grado di comunicare con un’analoga stazione in America Latina. I tempi erano giusti: poco più di un anno prima Guglielmo Marconi era riuscito a realizzare la prima trasmissione radio transoceanica, mostrando le enormi potenzialità della «telegrafia senza fili». Nobel per la Fisica nel 1909, Marconi sarà nominato senatore nel 1914 per aver «illustrata la Patria». Occorrerà attendere quasi un secolo, il 2013, per ritrovare in Senato un fisico, e un Nobel, con la medesima motivazione: Carlo Rubbia.
Anche dopo la Prima guerra mondiale l’attività legislativa dei fisici senatori è particolarmente significativa sul terreno della modernizzazione tecnologica del Paese. Ad esempio, nel 1920 il fisico Guglielmo Mengarini pone all’attenzione del Senato la necessità di dare nuovo impulso al processo di elettrificazione delle ferrovie, in connessione al problema della derivazione delle acque pubbliche per la produzione di energia elettrica a livello nazionale. Di questo si era occupato nel dopoguerra il fisico senatore Augusto Righi e successivamente, con grande successo, Orso Mario Corbino, come presidente del Consiglio Superiore delle Acque. Si tratta dello stesso Corbino, che pochi mesi dopo sarà nominato senatore, per diventare ministro della Pubblica Istruzione nel 1921 e ministro dell’Economia Nazionale nel 1923, e che, come direttore dell’Istituto Fisico di Roma, riuscirà a chiamare a Roma nel 1927 Enrico Fermi come professore di Fisica Teorica e a far nascere intorno a lui una nuova generazione di fisici. Lasciamo ad altri il compito di capire fino in fondo se esempi come questi, nei quali le competenze scientifiche vanno ad arricchire le competenze di un’assemblea preposta al bene comune, possano essere di ispirazione per la revisione dell’architettura istituzionale.
Noi comunque ci speriamo.
Matteo Leone e Nadia Robotti, TuttoScienze – La Stampa 14/5/2014