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 2014  maggio 14 Mercoledì calendario

MERKEL: «IO PARLO SEMPRE CON PUTIN IL DIALOGO È L’UNICA VIA PRATICABILE»

«La crisi ucraina? Certo non ci sono soluzioni militari». «Putin e io riusciamo sempre a parlare, anche in questa difficile fase». Lo dice la cancelliera Angela Merkel.
Crede nell’efficacia di sanzioni contro la Russia?
«Dall’inizio seguiamo una strategia su tre punti per risolvere la crisi: primo, appoggiamo l’Ucraina nel suo percorso politico di autodeterminazione, e in questo senso le presidenziali del 25 sono un passo importante. Aiutiamo il paese e i suoi cittadini concretamente, consigliando riforme urgenti. Secondo, puntiamo al dialogo con la Russia e, insieme alla Osce, a una tavola rotonda in Ucraina, per una soluzione diplomatica. Terzo, siamo pronti a ulteriori sanzioni, se la Russia non s’impegnerà per la stabilizzazione. Noi europei dobbiamo anche pensare a medio termine e renderci più indipendenti dal gas russo. La proposta del premier polacco Tusk per un’unione europea dell’energia va nella giusta direzione».
Ma se la Russia si mostrerà indifferente alle sanzioni?
«La crisi non può avere soluzioni militari. Adesso può sembrare che in Crimea e altrove s’imponga la legge del più forte, ma se mostreremo ampio respiro alla fine s’imporrà la forza del diritto».
Sanzioni più dure colpiranno anche noi…
«Dopo le catastrofi del ventesimo secolo l’Europa si è data regole irrinunciabili fondate sul diritto internazionale, che danno sicurezza a tutti. Se diventa possibile violare l’integrità territoriale d’un paese, pagheremo tutti un alto prezzo, anche l’economia tedesca con i suoi interessi nell’export. Proprio per la nostra economia è centrale che non siano posti in discussione i fondamenti della coesistenza pacifica in Europa».
Una buona parte dell’opinione pubblica tedesca ha comprensione per Putin: perché?
«Quest’anno celebriamo i 100 anni dall’inizio della prima guerra mondiale, i 75 anni dallo scoppio della seconda, i 25 anni dalla caduta del Muro. Le esperienze amare del secolo scorso hanno messo radici profonde nella memoria della gente. Ciò non significa che la gente accetti violazioni del diritto, bensì che spera come noi tutti in una soluzione diplomatica».
Si fida ancora di Putin?
«Putin e io possiamo sempre parlarci, anche in questa fase difficile. Lui e io vediamo molti aspetti della crisi ucraina in modi totalmente differenti. Non posso e non voglio tornare come se niente fosse all’ordine del giorno, perché se un simile comportamento tra Stati farà scuola avrebbe per conseguenza scontri imprevedibili in Europa. E l’Ucraina ha rinunciato alle sue atomiche in cambio di una garanzia russa sulla sua integrità territoriale».
Davvero lei ha un canale speciale con Putin?
«Anche altri lavorano intensamente per una soluzione costruttiva: il ministro degli Esteri Steinmeier, i responsabili della Osce, il presidente dell’esecutivo europeo Van Rompuy, lady Ashton, diversi capi di governo. La cosa importante è che l’Europa e i suoi partner transatlantici mostrino unità d’azione».
La Ue ha premuto molto, troppo dicono alcuni, per l’accordo di associazione con l’Ucraina. Non è stato un errore?
«Spesso si dimentica che fu l’ex presidente Yanukovich a negoziare per anni quell’accordo e a dire che lo voleva. Il suo improvviso dietrofront causò una profonda delusione in parte dell’opinione pubblica ucraina, là fu l’origine del movimento di Majdan. Negli anni scorsi la Ue e il governo federale sono stati in stretto dialogo anche con la Russia sul vicinato comune».
I separatisti devono partecipare alla Tavola rotonda per risolvere la crisi?
«Tutti i rappresentanti delle regioni e della società ucraina, che si identificano nella rinuncia alla violenza dovrebbero partecipare a questo dialogo nazionale».
Intanto nella Ue, con le elezioni imminenti, nazionalisti e antieuropei accrescono i loro consensi, e probabilmente meno del 50 per cento degli elettori andrà a votare. Come vuole rianimare lo spirito dell’Europa?
«L’Europa unita — la crisi ucraina torna a mostrarcelo — ha per noi tutti valore inestimabile. Le generazioni prima di noi dovettero ancora andare in guerra. Noi costruiamo nella pace il futuro del nostro continente, e ogni elettore può esprimere la sua libera scelta il 25 maggio. È importante comunicare alla gente ogni giorno che viviamo in sicurezza, libertà e benessere. A noi tedeschi fu tesa la mano, dopo il 1945. Noi l’abbiamo accettata, e abbiamo dato il nostro contributo alla costruzione dell’Europa: soprattutto noi dovremmo dare grande valore alla costruzione di pace chiamata Europa. Senza stretti legami di amicizia coi vicini, non avremmo mai avuto la riunificazione. E anche economicamente, l’Europa è per noi un vantaggio enorme».
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Stefan Hans Kl&Auml e Sener Martin Korte,