Lavinia Farnese, Vanity Fair 14/5/2014, 14 maggio 2014
IO FACCIO L’AMORE
[Laura Pausini] –
Lei dice di no, che con una delle dee greche passate da qui non c’entra. Eppure, dentro il Teatro Antico di Taormina che ha appena riempito con tre date del The Greatest Hits World Tour, e da cui il 20 maggio andrà in onda su Raiuno il suo primo spettacolo Tv, Laura Pausini sembra avere nelle vene un po’ del sangue di Afrodite per l’eros, un po’ di quello di Atena per la ragione e un po’ di quello di Era per la famiglia.
A bordo palco c’è Paola, la bambina che quindici mesi fa l’ha resa madre dopo tanto averlo desiderato. Se ne sta in braccio alla nonna Gianna, un tempo maestra d’asilo. Tra i bauli dei ponteggi e degli strumenti, le cuffie nelle orecchie, una bambola di pezza e fuori da un maglioncino di cotone rosa le manine protese verso i genitori: papà è a pochi metri, accompagna Laura alla chitarra, stanno provando, e lei vuole unirsi. Riesce appena a parlare, ma libera la bocca dal ciuccio e per i 40 anni della mamma (li compie il 16 maggio) le canta «Tanti auguri a te».
«Quaranta. Che numero, me ne sento 20», realizza l’artista nel suo camerino sulla cui porta spicca anche il cartello Babyroom. «Però finalmente mi piace la donna che sono diventata, e che ora guardo in questo specchio». Ha superato il rischio che altre a questa età vivono: di una carriera poco appagante, di una maternità mancata, della solitudine, del pensiero di non arrivare a fine mese. Quindi le ragioni abbondano per fare festa con Stasera Laura: ho creduto in un sogno, un grande show, quasi un varietà che ha preso corpo dopo che il direttore di Raiuno, Giancarlo Leone, l’ha vista a Edicola Fiore di Fiorello. Lo registrerà domenica 18 maggio e, per l’occasione, ha invitato gli amici italiani di sempre, da Biagio Antonacci a Fiorella Mannoia, da Pippo Baudo a Paola Cortellesi. Li ha chiamati a raccolta a uno a uno. «Mi mancherà Lucio Dalla. Mi vide bambina duettare con mio babbo Fabrizio, al piano bar del ristorante Napoleone a Bologna. Si avvicinò e gli disse: “Non deve smettere”. Non lo posso dimenticare».
«La conduzione sì, fa paura. Tantissima paura. E la sto preparando con serietà». Per questo, nonostante il sole estivo vacanziero di Taormina, ancora niente tuffi al mare o nella piscina dell’albergo.
«Le serate però le inizio liscia e le finisco riccia come Michael Jackson: sale l’umidità». La stessa che le fa chiedere scopettone e straccio per asciugare il pavimento del palcoscenico. «E anche le pulizie le ho fatte».
Come fosse a casa, e l’umiltà – per quanto possibile – in lei non si fosse persa col successo, ma per paradosso quasi consacrata.
«Sono notti piene di peli sulle braccia che si alzano», dice ai fan, dai quali a concerto concluso si fa vedere anche con addosso un accappatoio a vestaglia su un abito lungo vertigine. Li guarda sugli spalti accendere le stelline scintillanti: «Devo sapere che faccia ha chi mi ha messo quassù». Racconta, commuovendosi, di quanto buio c’è stato quel giorno del 2007, mentre correva in macchina da Milano all’ospedale di Faenza, dove era nata lei, e sua nonna Teresa stava morendo. Di quando la sgridava bambina: «Le femmine non fischiano». Di quanto ha imparato da allora. «Non dimenticate di chiedere ai vostri cari chi sono, di dire loro chi siete, prima che sia troppo tardi», raccomanda. Confessa che a volte ha «messo troppe virgole, quando ci andava messo un punto». Che avere una figlia e starle dietro è l’occasione di mantenersi in forma senza diete.
Sotto il palco, c’è chi la segue da quel Festival di Sanremo del 1993. «Michelangelo, ci sarai pure a giugno in Australia: non spendere tutti questi soldi», dice a un fan della prima ora durante le prove. Si alza uno striscione: «Sì biddùna». «È pure il trucco», risponde con imbarazzo. Un altro, a doppio senso: «Anche a 40 anni fai svenire». «Non li ho ancora, vero amore?», fa a Paolo. Che intanto raccoglie i «Sei bellissimo» delle ragazze siciliane. «Non diteglielo», gioca alla gelosa. Lui: «Sono intenditrici».
Dietro le quinte, mette da parte una pergamena che le hanno regalato in cui c’è scritto che Paola significa «Principessa». «Non lo sapevo, voglio leggerla con calma». C’è un salottino con frutta e cioccolata, dove suo padre, un bel signore dai capelli ormai bianchi, mentre l’orchestra scalda le corde dei violini va raccontando: «Ogni genitore vorrebbe per il figlio l’evoluzione del proprio mestiere. Il mio, muratore, l’avrei fatto felice con un’impresa edile. Così ho seguito i consigli di un libro di uno psicologo americano, e nel concepire Laura mi sono impegnato in riti vari perché diventasse una “me in potenza”».
La musica è piacere congenito, pare: «Paola è pazza di Limpido, non c’è verso, si stacca solo grazie ai Teletubbies che entrambe amiamo tanto. Come il suo papà». Con il quale – anche in queste settimane così intense – dice di fare spesso l’amore. È per lei consuetudine, dopo lo show, congedarsi dal pubblico invitandolo a fare lo stesso. «Sarà per questo che sono aumentati i bambini nelle mie platee?». Le piace scherzare su nozze che tardano ad arrivare, e sugli imbarazzi che questo, da primogenita, le crea da quando sua sorella Silvia si è sposata, dicendole pure di non avere una sua canzone d’amore preferita da farle cantare al matrimonio. E costringendola così, per lenire il sacrilegio, a comporne una: Prendo te, «per tutti – uomini e donne, uomini e uomini, donne e donne – che vogliono sposarsi».
Sul tema delle nozze, Laura Pausini poi si fa seria: «Paolo me lo ha già chiesto, ma aspettiamo. Che la piccola diventi grande abbastanza da potersi godere la cerimonia con i suoi fratelli (Carta ha già tre figli, ndr). Dunque, alla siciliana, concludo: “Signorina ancora sono”».