Gian Antonio Stella, Corriere della Sera 14/5/2014, 14 maggio 2014
CONSIGLI SUI RISPARMI FIRMATI NAPOLEONE
«Troppi caffè», disse Napoleone. E tagliò le tazzine. Convinto che ci voglia «più carattere nell’amministrare che nel fare la guerra», racconta Ernesto Ferrero nel libro Lezioni napoleoniche. Sulla natura degli uomini, le tecniche del buon governo e l’arte di gestire le sconfitte, Bonaparte ci teneva moltissimo a mostrarsi attento ad ogni dettaglio.
Lo aiutava una memoria prodigiosa. Che lui aveva organizzato, secondo Hippolyte Taine, in tre grandi «atlanti»: «Il primo era topografico; il secondo ospitava i bilanci, le entrate, le spese; il terzo era una sorta di dizionario biografico, che incasellava individui, gruppi, professioni». Come fossero cartelle di un computer. Lui stesso, del resto, paragonava il proprio cervello «a un armadio provvisto di numerosi cassetti, ognuno dei quali dedicato a un argomento, una pratica, un problema».
«”Una testa senza memoria è come una fortezza senza guarnigione” confida N. alla signora che si meraviglia come a distanza di quindici anni egli sappia ricordare i nomi di tutte le mezze brigate della campagna d’Egitto; e spiega con intonazione galante: “Madame, io sono l’amante che si ricorda delle sue antiche innamorate”». Va da sé che essendo convinto che i fornitori della casa imperiale abbiano l’abitudine di fare la cresta su ogni cosa, scrive divertito Ferrero, Napoleone «esercita ogni giorno la più maniacale delle spending review , sia perché ama esibire le sue insuperabili qualità di amministratore, sia perché sa che la spettacolare capacità di controllo obbligherà i suoi dipendenti a comportamenti più virtuosi». Ed ecco che, «prima di licenziare il bilancio dell’esercizio 1808, si accorge che mancano 1 franco e 45 centesimi nel versamento di un agente. Arriva persino ad occuparsi dei biglietti omaggio per l’Opera: se ne danno troppi senza ragione. Un giorno si dichiara contento di aver risparmiato 35.000 franchi sui caffè della Casa imperiale. Ha fatto i conti: a palazzo si prendono ogni giorno 155 tazze, ognuna costa 20 soldi, il che fa 56.575 franchi l’anno. Lui abolisce il caffè, e riconosce agli eventi diritto un’indennità di 7 franchi e 60, il che produce appunto il risparmio annunciato». Immaginatevi la reazione della «spaventosa burocrazia imbrattacarte» che lui disprezza sopra ogni altra cosa. Ricorderà nelle sue memorie a Sant’Elena: «Bisogna aver fatto tutto quello che ho fatto io per sapere quanto è difficile lavorare bene. Talvolta ci voleva tutto il mio potere per riuscirvi. Se si trattava di camini, di tramezzi, di mobili nei palazzi imperiali per qualche singolo personaggio, allora correvano tutti. Ma se si trattava di prolungare il giardino delle Tuileries, di risanare un quartiere, di costruire le fogne, di realizzare un’opera pubblica che non toccava direttamente i privati, allora ci voleva tutto il mio carattere, dovevo scrivere sei, dieci lettere al giorno, diventare rosso di rabbia. È così che ho speso trenta milioni in sistemi fognari, di cui nessuno mi ringrazierà mai». E se quei burocrati riuscivano a far diventare rosso di rabbia lui, che era Napoleone…