Pietro Citati, Corriere della Sera 14/5/2014, 14 maggio 2014
I GUAI DELLO STATO ISLAMICO COME SCEGLIERE IL SUCCESSORE
Come mai negli Stati musulmani non esiste una regola certa per la successione al trono? Inoltre, durante un viaggio in Turchia, mi è stato raccontato che il sultano, una volta avuto un figlio maschio che avrebbe potuto succedergli sul trono, dava ordine di uccidere i propri fratelli e i fratellastri. E a proposito della famiglia reale saudita, quanti sono i parenti del re che hanno qualche diritto alla successione?
Mariangela Cavalli
Sondrio
Cara Signora,
Gli storici sanno quante guerre siano state combattute nell’Europa feudale per conquistare un trono reso improvvisamente vacante dalla morte del re. Il passaggio dei poteri da un sovrano all’altro era un momento cruciale, spesso occasione di interminabili e sanguinosi conflitti fra dinastie concorrenti o rami separati di una stessa famiglia. Il problema fu risolto, entro certi limiti, quando venne generalmente adottata la regola della primogenitura. Vi furono discussioni e contrasti fra coloro che invocavano la legge salica (secondo cui la discendenza può essere soltanto maschile) e quanti erano disposti a consentire che il trono fosse occupato da una regina; ma l’esistenza di regole condivise ebbe il vantaggio di favorire la continuità dello Stato.
Nel mondo arabo questo non è mai accaduto. In un saggio dedicato alle monarchie del Medio Oriente, Bernard Lewis, uno dei maggiori studiosi del mondo musulmano, ha scritto: «il principio della primogenitura — la successione dal padre al figlio maggiore in linea diretta — è una idea europea. Non era accettato fra gli antichi arabi e non mise mai radici negli imperi dinastici dell’Islam. Valeva soltanto il principio della discendenza maschile nell’ambito della famiglia regnante. La prassi più frequentemente adottata era quella di lasciare al sovrano la designazione di un successore che poteva essere scelto fra zii, fratelli, nipoti e figli». È quello che sta accadendo in Arabia saudita dove, come ho scritto in una recente risposta, il re ha nominato un secondo principe ereditario e ha creato un consiglio di consulenti. Ma può anche accadere che la designazione del sovrano venga modificata nell’ambito della famiglia. Prima della sua morte, nel 1999, re Hussein di Giordania aveva nominato alla successione il fratello Hassan, noto sulla scena internazionale per le molte iniziative con cui cercava di favorire il dialogo fra le religioni. Ma sembra che le donne di casa abbiano persuaso a Hussein a modificare il suo testamento e a designare Abdullah, figlio del suo matrimonio con Antoinette Avril Gardiner da cui aveva divorziato nel 1971. Il principio della primogenitura è difficilmente applicabile là dove la religione consente la poligamia. Nessuno è in grado dire con esattezza quanti siano i figli di Abdulaziz ibn Saud, fondatore della Stato saudita.
Ancora una osservazione, cara Signora. Molti regni del Medio Oriente (Giordania, Iraq, Libia) nacquero là dove la Gran Bretagna esercitava una forte influenza; mentre molte repubbliche (Algeria, Libano, Siria, Tunisia) sono nate là dove la potenza europea dominante era la Francia. I due regimi erano all’origine alquanto diversi, ma il sistema adottato per la scelta del re non è oggi troppo diverso da quello adottato per la scelta del presidente. Accanto alle dinastie monarchiche esistono ora anche le dinastie repubblicane.