Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  maggio 14 Mercoledì calendario

RENZI: SU EXPO LO STATO PIÙ FORTE DEI LADRI


MILANO — Expo non si ferma. Expo va avanti con il supporto pieno del Governo. «Perché lo Stato è più forte dei ladri». E perché «Expo deve diventare il fiore all’occhiello dell’Italia». Nel giorno più lungo per l’Esposizione universale, il presidente del Consiglio, Matteo Renzi arriva a Milano e si chiude per un’ora nella sede dell’Expo di via Rovello insieme al commissario unico Giuseppe Sala, i ministri Maurizio Lupi, Maurizio Martina, i vertici delle istituzioni e il magistrato Raffaele Cantone. Quanto basta per determinare le scelte operative all’indomani degli arresti: il top manager Angelo Paris, in carcere a Opera, viene sostituito da Marco Rettighieri, ex direttore generale del cantiere della Tav in Val di Susa; Raffaele Cantone, il presidente dell’Autorità Anticorruzione diventa il supervisore delle procedure e della trasparenza amministrativa di Expo 2015; entro i primi di giugno il governo verserà a Expo i 60 milioni di euro dovuti dalla Provincia di Milano; nasce la task force che seguirà tutti i provvedimenti legati all’evento. Passano poche ore e va in scena tutt’altro film. A pochi metri dalla sede di Expo, Beppe Grillo boccia senza possibilità d’appello l’evento del 2015: «L’Expo è una grandissima puttanata. È un’associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio del denaro pubblico».
Un duello a distanza quello dei due leader. Ma per ora il pallino è in mano al premier che arriva a Milano e prima dell’appuntamento clou, visita la scuola elementare di via Massaua, interroga gli alunni e regala loro la Costituzione. La tensione all’interno di via Rovello è alle stelle. È il giorno in cui si decide il destino di Expo. Fuori una ventina di ragazzi dei centri sociali contestano il premier. La polizia li blocca a 50 metri dall’entrata. Passa un’ora e Renzi esce a piedi. Stringe mani, si ferma a parlare con la gente. Arriva in Camera di Commercio inseguito da una ressa di giornalisti. Ad attenderlo 300 tra imprenditori e amministratori. «Sono qui a dispetto dei sondaggi, il governo farà la sua parte, non molleremo e Milano vincerà la sfida dell’Expo così come l’Italia uscirà dalla paura e dalla disperazione». Evoca lo spettro di Grillo: «Chi ruba va fermato, ma non si fermano le opere. Non è accettabile che ci sia chi oggi in una logica disfattista dica “fermiamo Expo”. Di fronte al malaffare non si fermano i lavori pubblici. Lo Stato è più grande e forte dei ladri». E avverte: «Sarà bene che chi prende le tangenti inizi a pagare con l’interdizione dai pubblici uffici. Devono pagare per sempre». Non può negare il turbamento provocato dall’inchiesta: «Non sottovaluto quanto accaduto e non nascondo lo sbigottimento e l’amarezza per un passato che sembrava archiviato e sepolto. Quando l’ho saputo mi è caduto il mondo addosso». Greganti? «Dire che è della mia area mi sembra un po’ fantasioso». E assicura che il ruolo di Cantone «non sarà certo un cappello che mettiamo ex post». Si dice sicuro che verranno rispettati i tempi e chiede una mano agli imprenditori: «C’è bisogno di uno sforzo in più. Oggi sembra che l’Italia non abbia più una possibilità di futuro. Sembra che ogni giorno sia un derby tra chi dice che tutto è finito e chi si alza la mattina e va avanti. Chiedo una mano al tessuto produttivo di Milano: siete una parte dell’Italia che ce la fa. Non molliamo adesso». Anche perché in ballo ci sono «200mila posti di lavoro».
Da quel «non molliamo adesso», parte l’altro racconto, quello di Grillo e del Movimento 5 Stelle, all’insegna della «controinformazione». «C’è una rapina in corso. Expo va fermato», attacca l’ex comico circondato dai consiglieri regionali pentastellati. «E a fermarlo deve essere la magistratura». Anzi si dice certo che l’accelerazione dell’inchiesta è proprio dovuta alla visita dei deputati M5S nel cantiere di Expo. In realtà, le intercettazioni risalgono all’estate del 2013. Attacca Renzi: «Racconta frottole. Lui ci mette la faccia, i cittadini ci mettono il culo». Si prende gioco dei commissari commissariati e conclude con una parodia fantozziana: «L’Expo? Una grandissima puttanata».