Varie, 13 maggio 2014
Api per Sette - Siccome in Cina l’inquinamento ha sterminato le api, ormai sono gli stessi frutticoltori che salgono sugli alberi a impollinare a mano ogni fiore
Api per Sette - Siccome in Cina l’inquinamento ha sterminato le api, ormai sono gli stessi frutticoltori che salgono sugli alberi a impollinare a mano ogni fiore. Vengono chiamati uomini-ape: dotati di stami essiccati e polverizzati e con una piuma di gallina, fissata su una canna di bambù, spargono il polline sui fiori appena schiusi. Altri usano filtri di sigaretta fecondati e assicurati su bastoncini con gomma da masticare. Per sostituire gli insetti, un lavoratore chiedeva 7 euro al giorno nel 2010, 9 nel 2012. Oggi siamo a 15 Uno sciame di api è in grado di fecondare fino a 200 alberi da frutto al giorno, un giovane lavoratore esperto non più di 20, lavorando 10 ore. Un’ape bottinatrice è in grado di visitare 700 fiori al giorno, un alveare medio contiene 30.000 api e quindi una colonia riesce a visitare più di 20 milioni di fiori quotidianamente. Un piccolo apiario, costituito da 5 arnie, riesce a impollinare 70 milioni di fiori al giorno. Per produrre un chilo di miele vengono percorsi in media circa 150.000 chilometri, ovvero quattro volte il giro della Terra. Un singolo alveare contribuisce all’impollinazione di un area di 3.000 ettari. La Banca mondiale calcola che globalmente il valore dell’impollinazione vale 170 miliardi di euro. Le malattie causate dai pesticidi, a partire dagli anni Novanta, hanno sterminato il 57% del patrimonio apistico europeo, l’80% di quello Usa, il 95% di quello asiatico e cinese. «Se l’ape scomparirà dalla Terra, allora agli uomini rimarranno solo pochi anni di vita. Non più api, non più impollinazione, non più piante, non più animali, non più uomo» (Albert Einstein). L’Europa ha bisogno di 7 miliardi di api per salvare le sue colture. Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica PlosOne da ricercatori dell’Università di Reading, nel Regno Unito, con i dati di 41 Paesi dimostra come il numero di api necessario a impollinare le colture europee sia oggi cinque volte più alto delle api che ci sono effettivamente. Apis, genere di insetti sociali della famiglia Apidae. Ne esistono 27 specie, 2 allevate dall’uomo: Apis mellifera e Apis cerana. L’ape regina è lunga 18-22 mm, depone circa 3 mila uova al giorno per 3-4 anni. L’ape operaia è lunga 12-13 mm, vive 40 giorni. Hanno lo stesso patrimonio genetico. La loro differenza sta nello svezzamento: le larve nutrite a pappa reale saranno regine, quelle alimentate normalmente api operaie. Se ogni ape incaricata di trovare il cibo fosse grande quanto un essere umano e l’alveare fosse la città di Austin, in mezz’ora le api di una colonia potrebbero pattugliare l’intero stato del Texas, compiendo viaggi di andata e ritorno fino al confine. Quando le api trovano cibo, rientrano nella colonia e con una danza, detta «scodinzolante» perché oscillano il corpo di lato, indicano alle compagne la direzione e la distanza dal sito. Danzano più veloci se il cibo è tanto. Se sono poche le operaie che raccolgono il polline, si chiede aiuto tramite la danza «sussultante». Un’ape si arrampica su una compagna, l’afferra con le zampe e fa vibrare il corpo per 1 o 2 secondi prima di spostarsi su un’altra. Così convocate, più api accorrono sul luogo del cibo. Quando al nido arriva troppo bottino e ci sono poche api che lo ripongono nelle cellette di cera, si chiede aiuto ad altre tramite la danza «tremolante»: le operaie corrono disordinatamente con le zampe anteriori alzate e toccano le compagne che subito si mettono ad aiutarle. Le api operaie riconoscono l’odore della colonia cui appartengono, quando volano in cerca di cibo si orientano con l’aiuto del paesaggio, possono ricordare la posizione di circa cinque campi di fiori e sanno qual è il momento migliore della giornata per ottenere più polline. La vita di un’ape operaia (65-80 giorni). Le prime tre settimane trascorrono negli stadi di uovo, larva e pupa. Diventata adulta, per circa due settimane lavora come nutrice prendendosi cura della regina e della prole. Poi è addetta a lavorazione e immagazzinamento del cibo (trasforma il nettare in miele e lo stipa nelle cellette di cera del favo). Infine esce nei campi come foraggiatrice finché non muore (quasi mai per cause naturali, ma soprattutto per incidenti accaduti nello svolgere il lavoro). Tra le api ci sono operaie specializzate nella rimozione dei cadaveri. Le api osservano colore e forma dei fiori più ricchi di nettare: nelle spedizioni successive tendono a prediligere sempre quelli dello stesso tipo. Le api ritrovano i campi di fiori anche otto giorni dopo l’ultima visita. Operaie e regine sono femmine. I maschi nascono da uova non fecondate e muoiono dopo l’accoppiamento con la regina perché parte del loro addome resta agganciato alla femmina. Melissofilia, perversione per cui si prova attrazione sessuale per le punture di api. Le api, dopo la puntura, sono destinate a morire perché il pungiglione rimane attaccato al sito della puntura con la ghiandola del veleno. L’indiano Vipin Seth è nel Guinness dei Primati perché nel 2009 si fece ricoprire con 613mila api, per un peso di 61 chilogrammi. Se qualche calabrone si azzarda a fare il nido in un alveare, le api aspettano che si addormenti poi lo ricoprono di cera mista a veleno e lo soffocano. Tattica delle api Cerana: quando un calabrone entra nella loro area, lo circondano in 250 circa, formano una palla e lo inglobano, poi battono le ali violentemente per produrre calore. Dopo 4 minuti la temperatura al centro della palla sale a 46°C, limite al quale il calabrone muore (le api possono arrivare a 50°C). Oltre ai pesticidi, le api devono temere anche le vespe velutine, arrivate dalla Cina, che le attaccano e le mangiano. Le prime in Europa giunsero nel 2004 a Bordeaux, sud-est della Francia, dentro un carico di vasi ordinati da un coltivatore di bonsai. In Francia trovarono l’habitat ideale e si riprodussero a ritmi impressionanti. Presto diventarono emergenza nazionale. Nel biennio 2009-2010 gli apicoltori d’Oltralpe ridussero del 40% la produzione di miele a causa loro, con perdite per milioni di euro. Solo nel 2012 sono stati distrutti 1.500 nidi di vespe velutine (ogni intervento arriva a costare fino a 1.000 euro). Dalla Francia la vespa si è diretta al confine con il Belgio, poi in Spagna, nel sud della Francia e da qui è approdata in Italia, sulla Riviera Ligure. Colony Collapse Disorder: quando le api operaie si disorientano, per motivi ancora sconosciuti, e non riescono più a tornare all’alveare, lasciando morire di fame la regina e le larve. Michelle Pfeiffer e Camilla Parker-Bowles comprano creme al veleno d’api che stira le rughe. Gli eserciti americano e inglese hanno deciso di utilizzare le api. Motivo: sono abilissime nel riconoscere eplosivi e bombe grazie a una vista cinque volte più acuta di quella umana e alla capacità di riconoscere i colori a una velocità doppia. I ricercatori americani di Los Alamos National Laboratory (New Mexico), hanno infatti addestrato le api a individuare la dinamite, il plastico C-4 e le cariche esplosive artigianali utilizzate in Iraq. Ogni volta che gli insetti riuscivano a riconoscere il tipo d’esplosivo, venivano premiati con acqua zuccherata o sciroppo. I risultati sono stati eccezionali. In Giappone va di moda tenere in casa sciami di api, selezionate per essere allevate sui balconi casalinghi. Il kit base del piccolo alveare viene venduto a 700 euro. L’alveare per le api creato da Built By, si ispira, come forma, a una culla di neonato edoardiana, ed è elegante da mettere sul terrazzo. Giuseppe Garibaldi aveva una passione per le api. A Caprera possedeva 80 alveari e in un lettera definì l’apicoltura come la sua «occupazione prediletta». Le api possono imparare a contare, ma solo fino a quattro. Ne ha dato prova uno studio dell’Università del Queensland. I ricercatori hanno addestrato le api a contare sistemando dei segnali a intervalli frequenti dentro un tunnel, con del nettare in uno solo di essi. Le api liberate volavano verso il cibo, riconoscendolo però solo finché si trovava non oltre la quarta posizione. Adrian Dyer (Università di Cambridge) ha fatto volare le api davanti a quattro foto di facce umane e ha visto che gli insetti ne amavano in particolare una, riconoscendola anche se la disposizione delle foto veniva cambiata. Uno sciame di api, trasferito da un alveare in una stanza perfettamente buia, non perde l’orientamento e costruisce i nuovi favi orientandoli nello stesso modo di quelli vecchi, grazie alle indicazioni del campo magnetico terrestre. Un’ape adulta, isolata dalle compagne, muore in poco tempo. Un’ape che sta sola vive la metà di due api che stanno insieme. Per prolungare di qualche ora la vita dell’ape solitaria, basta anche metterle accanto il corpo di un’ape morta. Per l’uomo il propoli è un antibiotico naturale, per le api che lo producono è una sorta di stucco usato per chiudere le fessure dell’alveare. È formato da sostanze resinose prelevate dalle piante, con aggiunta di cera, polline ed enzimi. Per fare il miele le api raccolgono dalle piante nettare e melata, che è l’escremento di alcuni insetti che succhiano la linfa. Giunta nell’alveare, l’ape rigurgita il raccolto, che viene allora ingoiato e digerito per trenta minuti dalle api operaie. Dopo questa digestione lo depongono sulle pareti dell’alveare.