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 2014  maggio 13 Martedì calendario

MURDOCH, UN POLO PAY DA 26 MLD


Rispondere a un’esigenza industriale di consolidamento del business in scala europea. E dare un segnale concreto ai gruppi telefonici che si sono già attrezzati o lo stanno per fare sul fronte dell’integrazione dell’offerta multimediale. Senza trascurare lo spirito di rivalsa nei confronti della politica e dell’opinione pubblica anglosassone che un paio d’anni fa bocciò la sua scalata a BSkyB.
Sono queste le leve che hanno spinto Rupert Murdoch a impostare il progetto d’integrazione delle tre televisioni a pagamento europee (Inghilterra, Italia e Germania). Il progetto, anticipato nel fine settimana dal Financial Times e dall’agenzia Bloomberg, ieri è stato confermato dalla quotata BSkyB che dovrebbe rilevare gli altri asset da 21st Century Fox. Un’operazione complessa, articolata, da 9-10 miliardi di sterline e con implicazioni antitrust. Ma che se si concretizzasse darebbe vita a un colosso da 11,4 miliardi di euro di ricavi consolidati, con un bacino di 19 milioni di abbonati e qualcosa come 30 mila dipendenti. Un agglomerato mediatico al quale ieri gli analisti di Credit Suisse hanno assegnato un valore complessivo di 26 miliardi di sterline a fronte di un ebitda aggregato di 2 miliardi di sterline e un debito netto di 6,1 miliardi.
Un big al quale nessun altro operatore televisivo nazionale potrebbe far fronte, soprattutto in caso di gara per l’acquisizione dei diritti televisivi, in particolare quelli sportivi (il calcio su tutti).
Ed è proprio questa la motivazione principale che spingerebbe Murdoch ad avviare la macchina della triplice integrazione che ha già i suoi effetti in borsa visto che BSkyB ieri ha perso il 2,4% e Sky Deutschland è balzata quasi del 10%. In Inghilterra, infatti, il tycoon australiano deve fare fronte alla guerra mossa da British Telecom che ha comprato i diritti della Premier League e pure in Germania il colosso DT si è mosso alla stessa maniera. Per di più, quella di Murdoch è una vera e propria rivalsa contro quel governo che un paio d’anni fa bloccò la scalata alla pay tv anglosassone scatenando la rivolta dell’opinione pubblica amplificata poi dallo scandalo intercettazioni che portò alla decapitazione della branch locale della ex News Corp.
Nello specifico, l’operazione allo studio prevede che BSkyB rilevi il 57% di Sky Deutschland in mano alla 21st Century Fox (la nuova società che controlla gli asset televisioni e multimediali dell’impero Murdoch) e lanci poi un’opa. Questo step costerebbe 3 miliardi. Poi la stessa pay tv inglese acquisirà il controllo totalitario di Sky Italia: valore del deal, 5 miliardi.
Questo piano d’integrazione risponderebbe poi anche alla sfida che altri big americani stanno lanciando in Europa proprio al gruppo del tycoon australiano. Liberty Media ha comprato un operatore via cavo olandese (Ziggo) per 7 miliardi di euro e assieme a Discovery Channel (sempre più forte in Italia) sta puntando una fiche da 550 milioni di sterline sull’inglese All3Media, mentre Viacom (proprietaria tra gli altri asset di Mtv) vuole comprare l’emittente Channel5 per 450 milioni di sterline.
Mentre in Italia non va trascurato il fatto che Mediaset Premium, assicurandosi per 700 milioni la Champions League 2015-2018, ha dato un forte segnale a Sky che per questo si è alleata con Telecom Italia per vendere pacchetti abbinati: a ore l’annuncio che anche i Mondiali di calcio in Brasile, esclusiva della pay guidata dall’ad Andrea Zappia, finiranno su Tim Vision. E secondo alcuni osservatori questa liaison avrà un impatto indiretto anche sulla prossima asta per il diritti della Serie A. A differenza degli altri paesi continentali, l’operatore tlc italiano non parteciperà forte dell’asse con Sky.

Andrea Montanari, MilanoFinanza 13/5/2014