Luca Gualtieri, MilanoFinanza 13/5/2014, 13 maggio 2014
POPOLARI, RISPUNTA LA LEGGE
L’assemblea di Ubi Banca di sabato ha dato un segnale molto importante al sistema delle popolari italiane e, indirettamente, alla Banca d’Italia. I soci dell’istituto lombardo guidato da Victor Massiah hanno infatti approvato a larghissima maggioranza un nuovo statuto che fa convergere gli interessi dei piccoli soci con quelli degli azionisti forti. La soluzione è ben vista da via Nazionale, che da tempo cerca di imprimere una svolta agli istituti cooperativi per dare maggiore spazio ai soci di capitale (a partire dai fondi di investimento) e favorire in tal modo la raccolta di mezzi finanziari freschi sul mercato. Tanto più che il voto di sabato arrivava a stretto giro dopo le infuocate assemblee della Banca Popolare di Milano (12 aprile) e di Veneto Banca (26 aprile) che, pur su tematiche differenti, hanno sbarrato la porta alle richieste della Vigilanza di Bankitalia. In tema di governance il sistema delle popolari sembra dunque muoversi ancora una volta in ordine sparso. E se le normative di secondo livello pubblicate la settimana scorsa potrebbero favorire un allineamento su un orizzonte di lungo periodo (il regime transitorio scadrà infatti il 30 giugno 2017), in ambienti romani circola sempre con maggiore insistenza la convinzione che il Parlamento debba muoversi molto prima. Al punto che, secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, tra alcune forze politiche sarebbero in corso contatti per arrivare a formulare tra ottobre e dicembre un progetto di legge in materia di governance delle popolari quotate e non. Tutto dipenderà ovviamente dall’esito delle imminenti elezioni europee e dalla stabilità dell’esecutivo Renzi, ma l’ipotesi oggi sembra praticabile. Tanto più che a chiedere un’intervento di questo tipo sono in primo luogo gli stessi banchieri, che oggi non vedono altra strada possibile per uscire dal guado. In questi termini, ad esempio, si è recentemente espresso il consigliere delegato della Bpm Giuseppe Castagna in un’intervista al Corriere della Sera: «Penso che il problema delle popolari non potrà che essere risolto da una norma che deciderà l’equilibrio tra l’essere popolari e l’essere quotate». Una legge chiarificatrice potrebbe del resto essere gradita anche a Bankitalia, proprio nell’imminenza dell’entrata in vigore della Vigilanza Unica.
Se dunque questa potrebbe essere la volta buona per risolvere il problema con un accordo trasversale, va detto che nel mondo delle popolari non mancano pareri contrastanti in materia. Ad esempio venerdì scorso, a margine dell’assemblea dell’Istituto Centrale delle Banche Popolari Italiane (Icbpi), il presidente Giovanni De Censi (numero uno anche del Credito Valtellinese) ha tagliato corto: «Mi sembra che il Parlamento avendo approvato la direttiva europea Crd4 abbia già posto fine a questo tipo di discussione. Non si pone il problema, non c’è da fare nessun tipo di modifica normativa, è tutto già chiaro». Anche se proprio a margine di quell’assemblea, altri banchieri ponevano l’accento sulla possibile incompatibilità tra le recenti indicazioni della Vigilanza in materia di deleghe e sistema di voto e la normativa di primo livello, cioè il codice civile. Sul fronte interno insomma il dibattito è in corso. Resta da capire se, una buona volta, la politica vorrà dare il proprio contributo per fare definitivamente chiarezza su una querelle aperta ormai da decenni.
Luca Gualtieri, MilanoFinanza 13/5/2014