Alberto Mattioli, La Stampa 13/5/2014, 13 maggio 2014
TELENOVELA PEREIRA. LA SCALA DECIDE DI NON DECIDERE
Per alcuni, il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia sta prendendo tempo. Per altri, tipo i sindacati dei lavoratori della Scala, lo sta perdendo. Sta di fatto che ieri non è stato il giorno del giudizio su Alexander Pereira e sul presunto «affaire» (molto presunto) che lo vede imputato di conflitto d’interessi. In sintesi, Pereira è accusato di aver comprato da se stesso, nel doppio ruolo di sovrintendente entrante della Scala e direttore artistico uscente del Festival di Salisburgo, quattro produzioni d’opera, peraltro a prezzi stracciati.
Ma il Consiglio d’Amministrazione del teatro, riunito ieri, ha deciso ancora una volta di non decidere. L’ordalia si è trasformata nell’ennesimo rinvio con contorno di buone parole. «C’è stata un’ampia discussione - ha detto Giuliano il temporeggiatore - e poi all’unanimità il Consiglio mi ha chiesto un momento di riflessione. Entro una settimana prenderemo una decisione», probabilmente dopodomani. E giù molti luoghi comuni su «una questione delicata» che riguarda «seppur indirettamente, anche Expo 2015» e in ogni caso «la credibilità della Scala», definita ovviamente «il tempio della lirica». Macché comunista: il sindaco di Milano è un luogocomunista.
In realtà, non si capisce su cosa debbano riflettere i membri del CdA, tutta gente di nomina politica che, a parte poche eccezioni, non distingue un soprano di coloratura da un basso profondo. Le carte sono tutte sul tavolo: la puntigliosa relazione di Pereira, l’intervista di Pisapia alla presidentessa del Festival di Salisburgo, Helga Rabl-Stadler, che conferma quanto detto da Pereira, e quella di Pisapia al ministro Franceschini, che ha fatto sapere che deve decidere Milano. Manca solo, ma pare che sia stato richiesto, il parere di un giuslavorista.
In realtà, il rinvio serve a cercare un’unanimità che non c’è. Il sindaco vorrebbe confermare Pereira, perché l’ha scelto lui, perché qualcuno gli avrà spiegato che è il miglior manager operistico del mondo e perché cambiare sovrintendente, a pochi mesi dalla maxistagione dell’Expo, equivale a un suicidio artistico-organizzativo in mondovisione. Ma diversi consiglieri sono perplessi, anche se finora uno solo ha detto esplicitamente di voler la testa di Pereira, il rappresentante della Regione di osservanza leghista. Insomma, come al solito la Scala è ostaggio dei giochetti politici. E dell’atmosfera pesante che c’è in città dopo le ultime retate dell’Expo.
Così spunta un’altra insana ipotesi: tenere Pereira ma o punendolo (con un’ammenda o una riduzione dello stipendio) oppure commissariandolo con qualche burocrate alle costole. È una decisione che può partorire solo chi non sa nulla di teatro. Pereira per ora tace. Ma chi lo conosce sa che non accetterebbe mai. L’uomo è un decisionista, abituato (come si è visto) a prendere iniziative. E anche ad assumersene la responsabilità.
Alberto Mattioli, La Stampa 13/5/2014