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 2014  maggio 13 Martedì calendario

LEVORATO, L’OLIGARCA ROSSOCHE HA CREATO IL GIGANTE DELLE COOP


L’oligarca rosso non parla. Claudio Levorato, il sessantacinquenne boss di Manutencoop, colosso delle cooperative di servizi finito nelle mire della procura milanese, non si fa vedere. Ieri era ufficialmente a Modena per un comitato esecutivo. Chiuso nel suo fortino di Zola Predosa, periferia industriale di Bologna, si trincera da giorni dietro uno scarno comunicato. «Manutencoop Facility management precisa di ritenersi del tutto estranea alle ipotesi di reato, avendo sempre operato con la massima trasparenza nel settore degli appalti pubblici». Per i magistrati milanesi, invece, Levorato è indagato per turbativa d’asta e rivelazione di segreto d’ufficio, in quanto avrebbe beneficiato - come membro del pool di imprese candidate alla Città della Salute - dell’aiuto di Antonio Rognoni a predisporre l’offerta più vincente possibile. Il pm aveva addirittura chiesto gli arresti domiciliari, ma il gip Antezza ha scritto che non ci sono esigenze cautelari, confermando però il quadro dell’accusa.
Uno smacco, comunque, per uno degli uomini d’oro del sistema cooperativo, uno degli oligarchi che governano colossi come Unipol (di cui Levorato è consigliere di amministrazione ininterrottamente dal 1995), Cir, Cmc, Coop Estense, l’acciaccata Coopsette, Unicoop Firenze, che di trasparenza, correttezza ed etica degli affari discetta da anni. Tanto da avere voltato le spalle a quel Giovanni Consorte, di cui era considerato un fedelissimo, dopo lo scandalo della scalata di Unipol a Bnl, dichiarando in un’intervista che aveva tradito dal punto di vista etico la fiducia dei compagni.
Ma la ruota, evidentemente gira. Come proprio Consorte non ha mancato di far notare con pronto sarcasmo. Beghe da post comunisti in salsa felsinea? Mica tanto e comunque non solo. Levorato non è un manager qualunque nell’universo Coop. È uno di quelli che conta davvero, e non solo a Bologna e dintorni. Tanto da essere stato un serio candidato alla successione di Giuliano Poletti in LegaCoop, dopo la chiamata di quest’ultimo nel governo Renzi.
Tanto per cominciare è al vertice di Manutencoop. Solo il mitico Turiddo Campaini, che di primavere alla guida di Unicoop Firenze ne ha collezionate 40, lo batte. Poi ha avuto un ruolo decisivo nell’assalto di Unipol a Fonsai. Anche se non si è dimostrato un mostro di coerenza. Quando arrivò la proposta di Mediobanca fu categorico: «Manutencoop non distoglierà risorse dal proprio core business». Pochi mesi dopo, invece, Levorato dà ordine di mettere mano al portafoglio, e Manutencoop sottoscrive le quote anche delle altre coop che si tirano indietro, inneggiando all’operazione strategica. Non possiamo lasciare tutta quella gente per strada, fu l’accorato appello. Problema che non si è posto, accusano i sindacati, quando si è trattato di avviare le pratiche di licenziamento per 133 lavoratori di Manutencoop Private Sector Solution in seguito al venir meno di una commessa Telecom. Resta il fatto che Levorato è tutt’altro che una persona banale. Originario di Pianiga in provincia di Venezia, sposato, due figli, a Bologna dai primi anni Sessanta, ex militante del Pci, divenne presidente di Manutencoop quando la cooperativa, fondata nel 1938 da 16 operai degli appalti ferroviari, aveva qualche centinaio di dipendenti e operava soltanto nell’area di Bologna. In trent’anni ne ha fatto un colosso da 18.500 lavoratori e 1,080 miliardi di euro di fatturato (ultimo bilancio 2013). Sotto la sua guida Manutencoop diventa la società leader in Italia e fra le prime in Europa nel «facility management».
Sull’onda delle seduzioni finanziarie del rinnegato Consorte, Levorato ha per alcuni anni coltivato l’ambizione di sbarcare in Borsa, esempio originale di cooperativa con azionisti privati. Obiettivo sfiorato e fallito proprio sul traguardo: il 31 gennaio 2008 il via libera della Consob al prospetto informativo, il 4 febbraio lo stop all’operazione di fronte all’evidenza che la bufera sui mercati finanziari aveva ormai cambiato scenari e prospettive. In un’intervista, parecchio tempo fa, Levorato disse che è importante la responsabilità sociale delle coop e del movimento che rappresentano, stigmatizzando la figura del «padre-padrone» in azienda. Da buon oligarca rosso lui regna da trent’anni e, assicurano amici e nemici, non ha nessuna intenzione di smettere.

Teodoro Chiarelli, La Stampa 13/5/2014