Sergio Romano, Corriere della Sera 13/05/2014, 13 maggio 2014
IMMIGRAZIONE E DIRITTO D’ASILO PROBLEMI DA RISOLVERE INSIEME
Non si contano più i migranti che arrivano quasi tutti i giorni soprattutto sulle coste della Sicilia.
E chissà quanti ancora ne arriveranno durante l’estate.
Da tempo i centri di accoglienza non sono più sufficienti e diventa arduo per il personale poter trattare con umanità questi poveretti. Adesso è necessario che
tutti gli altri Paesi dell’Unione europea
inizino ad aprire anch’essi
dei centri affinché questa gente possa essere trattata dovunque con un certo rispetto e non più ammassata nelle strutture di un solo Paese europeo.
Finora l’Italia il suo compito in qualche modo
l’ha svolto; ora è giunto il momento che si impegnino a svolgerlo (e non più a parole) anche gli altri Stati membri dell’Ue.
Perché così non si può continuare.
Giovanni Papandrea
Reggio Calabria
Caro Papandrea,
La soluzione può essere soltanto europea. Non è giusto che tre Paesi mediterranei — Grecia, Italia e Spagna — debbano fare fronte da soli a un problema che concerne l’intera Unione europea. Ma è utile che gli italiani conoscano le ragioni per cui una soluzione europea è così complicata. In una lunga intervista a un giornalista del settimanale tedesco Spiegel , pubblicata dalla New York Review of Books del 7 maggio, George Soros ha riassunto i risultati di un’indagine sul fenomeno migratorio compiuta da Open Society, l’associazione umanitaria fondata dal finanziere anglo-ungherese dopo la fine della Guerra fredda. L’indagine ha dimostrato che il nodo da sciogliere è quello della differenza fra l’asilo concesso dai Paesi del Nord e quello concesso dai Paesi dell’Europa meridionale. In Germania e nei Paesi scandinavi l’asilo è particolarmente generoso, in quelli del Sud è molto più modesto e garantito spesso dopo una lunga attesa. Oggi la situazione è alquanto complicata dal maggior numero di persone che fuggono da zone di guerra e conflitti civili in Africa e in Asia. Ma già negli scorsi anni questa disparità aveva reso il Nord molto più desiderabile del Sud e suscitato i risentimenti dei Paesi «generosi». Fu questa la ragione per cui è stato deciso che la richiesta d’asilo debba venire indirizzata soltanto al governo del primo Paese in cui il migrante mette piede entrando nell’Unione europea.
La decisione di Dublino, come è stata definita, ha ridotto il numero di coloro che arrivano nei Paesi del Nord, ma ha svantaggiato considerevolmente i Paesi del Sud, oggi alle prese con due gravi inconvenienti. In primo luogo la prossimità dell’Africa e del Levante li rende pur sempre una desiderabile «prima tappa».
In secondo luogo il migrante non rinuncia alla sua meta preferita ed evita in molti casi d’iscriversi nel registro degli stranieri giunti irregolarmente in Italia. Abbiamo così un doppio problema: centri d’accoglienza sovraccarichi e stranieri che preferiscono la clandestinità nella speranza di raggiungere i Paesi dove le condizioni dell’asilo sono molto migliori. Con i centri pieni d’immigrati e molti clandestini nelle strade, l’onda xenofoba, malauguratamente, può soltanto crescere. Non vi sarà soluzione quindi se non adottando due misure. Occorre anzitutto colmare almeno in parte il divario fra i diversi trattamenti riservati dai membri dell’Ue a coloro che chiedono il diritto d’asilo. E occorre consentire che ogni migrante abbia il diritto di scegliere il Paese a cui intende appellarsi per ottenerlo. Ciascuna di queste misure richiede una politica europea dell’immigrazione e fondi europei.
In altre parole occorre più Europa, non meno Europa, come vorrebbero coloro per cui l’Ue è la causa di tutti nostri mali.