Marco Imarisio, Corriere della Sera 13/05/2014, 13 maggio 2014
«NON FARÒ IL CAPRO ESPIATORIO TUTTI GLI APPALTI SU INTERNET»
A volte una persona si valuta anche dalle scelte che non ha fatto, dalle scorciatoie che non ha voluto prendere. E così dopo anni trascorsi a rifiutare candidature da album delle figurine, a sindaco, sottosegretario, ministro, Raffaele Cantone si ritrova alle prese con la grana di Expo 2015 a causa di un rifiuto altrui. «Infatti eccomi qui. La verità è che la mia domanda a procuratore aggiunto dei nuovi uffici giudiziari di Napoli Nord non è stata accolta. Ci tenevo a tornare alla magistratura attiva, a rendermi nuovamente utile. Se fossi stato nominato, la partita era chiusa».
Qui è Milano, dove oggi arriverà al seguito di Matteo Renzi, perché nell’uovo di Pasqua della sua recente chiamata alla guida dell’Autorità contro la corruzione c’era la sorpresa Expo 2015, con l’inchiesta che ha rivelato vecchi costumi e nuovi appetiti, come se nulla fosse accaduto in questi anni. «A mio avviso la corruzione è ormai “il” male italiano, persino superiore a quello della criminalità organizzata. Credo ciecamente nell’attività di prevenzione. È il mio terreno. Dire di no questa volta sarebbe stato fuori dal mondo». Il termine prevenzione ha questo problema, che si applica in genere a un organismo sano. Quello di Expo 2015 invece si è rivelato già malato. «Come Autorità ce ne stavamo già occupando, effettuando monitoraggi. C’era una evidente anomalia, chiamiamola così, con Infrastrutture Lombarde, una società privata che gestiva la stragrande maggioranza degli appalti pubblici. Mi stupisco dello stupore per quel che è accaduto. A metterla giù leggera: non mi sembra del tutto inatteso».
Il nuovo garante-guardiano della manifestazione è un uomo che ha dimostrato di saper stare al suo posto, scegliendo di non incassare facili dividendi per le sue inchieste contro i Casalesi, quando quella degli Schiavone era la mafia più agguerrita e incontrastata, e di non accettare risarcimenti per la vita blindata che gli è toccata in sorte. «Io non sono il salvatore di nessuna patria. Non ritengo di averne le qualità e non ho alcun interesse a generare aspettative del genere. La dico in giuridichese: con questo impegno assumo una obbligazione di mezzo, ovvero mi impegno a fare tutto il possibile, e non una obbligazione di risultato. Non sono l’uomo sul quale deve essere scaricata la responsabilità, nè angelo salvatore nè eventuale capro espiatorio, due figure delle quali non c’è bisogno. Io ce la metterò tutta e chiedo di essere giudicato per questo, nient’altro che questo. Ma il risultato si ottiene solo se arriva un esame di coscienza collettivo». Cantone è un uomo colto, al quale non sfugge il significato di questa sfida. Milano, Italia. «Anche per questo faccio un appello alle istituzioni e al sistema produttivo milanese: ognuno faccia la sua parte, c’è in ballo l’onore di quella che ho sempre riconosciuto come capitale morale di questo Paese».
Come al solito, il problema è il tempo. Manca poco a Expo 2015. Cantone sa bene che non gli verranno chieste analisi sul passato ma atti concreti per un futuro così immediato che è quasi presente. «Nel rispetto delle competenze delle altre istituzioni e degli eventuali poteri che mi verranno consegnati, ho le mie idee. Il primo punto riguarda il pregresso. A mio avviso è necessario rivalutare con attenzione tutti gli appalti già assegnati, da Infrastrutture Lombarde e non solo. Quelli che riveleranno irregolarità di qualunque genere dovrebbero essere revocati o almeno discussi nuovamente. Il secondo punto è la prevenzione, a cominciare dalla Città della Salute. Da qui in poi, porte aperte. Io credo nel controllo diffuso, il cittadino deve avere ogni carta in mano per giudicare. Mettere i capitolati di appalto online non basta. Ci devono finire anche i saldi di pagamento, gli stati di avanzamento dei lavori, i compensi a progettisti e tecnici, i nomi di chi fa le verifiche. Sarebbe bello fare di Expo 2015 un esempio di trasparenza. Ma noi ci dobbiamo preoccupare soprattutto delle società a capitale pubblico, la responsabilità di impresa però esiste per chiunque».
Dopo tanti appelli declinati al plurale, l’ultima frase è in prima persona. A questo punto Expo 2015 è diventata a tutti gli effetti una patata bollente. Cantone è nato a Giugliano, enorme agglomerato urbano alle porte di Napoli, un posto «dove c’erano periodi in cui i morti si contavano anche quotidianamente, spesso ammazzati in pieno giorno e in presenza di passanti terrorizzati». È diventato magistrato per ribellarsi a quella realtà. «Quando Matteo Renzi mi ha detto “dammi una mano su Milano” mi sono sentito orgoglioso. Per me, uomo del Sud, è stata una bella soddisfazione. Ho sempre ammirato questa città e quel che rappresenta. Gli anticorpi ci sono. Usiamoli, tutti insieme».