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 2014  maggio 08 Giovedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - CHIARA RIZZO IN CARCERE


REPUBBLICA.IT
ROMA - Chiara Rizzo, moglie di Amedeo Matacena, è stata arrestata all’aeroporto di Nizza. La donna è stata presa in consegna dalla polizia francese, presente l’ufficiale di collegamento italiano e funzionari della Dia. Colpita da provvedimento restrittivo nella stessa inchiesta che coinvolge Claudio Scajola, aveva dichiarato di voler tornare in Italia: "Sto anticipando il mio rientro e sono in grado di chiarire tutto, è la sola cosa che voglio. Chiarirò tutto, anche le parole dette a Scajola e riportate dalle intercettazioni".
La moglie dell’ex deputato di Fi latitante era attesa allo scalo romano di Fiumicino stasera. Sarebbe atterrata da Nizza alle 19.45 per poi imbarcarsi sul volo per Reggio Calabria delle 21.25. E’ stata fermata prima di tornare. Nel decreto di perquisizione eseguito con gli arresti, la Dda di Reggio Calabria scrive: Claudio Scajola, le altre 7 persone arrestate e Vincenzo Speziali, indagati in libertà per concorso esterno in associazione mafiosa, attraverso "operazioni politiche, istituzionali ed economiche" sono divenuti "terminale di un complesso sistema criminale".
"Avevo comunicato nel dettaglio il piano di volo della nostra assitita, tutti i voli e gli orari e le modalità di rientro dall’estero", riferisce Bonaventura Candido, legale di Chiara Rizzo. "La signora rientra spontaneamente in Italia, non c’è bisogno di nessuna procedura di estradizione, in serata dovrebbe arrivare a Reggio Calabria, correttamente sono andati a prenderla fino a Nizza, lo ritengo giusto e normale", sottolinea l’avvocato, secondo il quale la sua assistita dovrebbe atterrare a Reggio Calabria intorno "alle 22.40 di questa sera". Ma dalla Dia arrivano notizie diverse: "Rizzo potrà arrivare in Italia solo dopo che la Francia avrà avviato e concluso le operazioni dell’estradizione". Essendo stata arrestata sul territorio di uno stato estero è necessario che siano attivate le procedure dell’estradizione. Motivo per il quale il suo rientro in Italia non potrà avvenire prima di qualche giorno.
Coinvolta nell’indagine della Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria, denominata ’Breakfast’, Rizzo "è gravemente indiziata di intestazione fittizia di beni, per aver occultato la titolarità di diverse società riconducibili al marito, nonché per aver favorito l’inosservanza della pena allo stesso Matacena, condannato in via definitiva a 5 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa".
Chiara Matacena, dai salotti del Principato all’arresto
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Chiara Rizzo nel settembre 2013 temeva di essere sotto indagine dopo avere saputo che un suo conto corrente era stato bloccato per un’indagine. Ma si trattava di un’indagine interna della banca per accertare se fosse la beneficiaria del conto di una società. Nel corso di una telefonata intercettata esclama: "Ah, va bene, questo che cazzo me ne fotte, voglio dire! Io pensavo che avevano aperto una indagine di cazzo! Ma che c’entra, pensavo una indagine ... ma che c’entro io?".
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E’ solo una delle cose che emergono dall’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Reggio Calabria nei confronti della stessa Rizzo, di Claudio Scajola, accusato di inosservanza della pena per avere favorito la latitanza di Matacena, e di altre sei persone. Parlando con un avvocato Rizzo dice: "Sono molto preoccupata perché mi ha chiamato un signore da Reggio Calabria dicendo che hanno bloccato dei conti, io non so che cosa c’entro, e dice che l’hanno bloccati perché .. forse perché sono beneficiaria ... non lo so ... mi sembra strano su di me perché intanto io non ho ricevuto mai niente ma in più che cosa possono avere da una indagine su di me? Io che c’entro?" "Può darsi - risponde l’avvocato - che non ti mandino l’avviso di apertura di indagine. Bisognerebbe sentire un avvocato penalista".

In una telefonata successiva con Martino Politi, un altro arrestato, quest’ultimo le spiega l’equivoco dicendole di essere andato in banca e ricevendo la segnalazione di blocco del conto. Poi aggiunge: "Telefoniamo al direttore e dice che è stato bloccato perché il beneficiario comune è la signora Chiara Rizzo, che appena hanno sentito il vostro nome sono saltati dalla sedia" alla sede centrale di Siena del Monte dei Paschi e perché, è scritto nella sintesi, "stanno facendo un’indagine interna per avere certezza che lei sia la beneficiaria del conto della società".

ILSOLE24ORE.IT 8 MAGGIO
Avrebbe favorito la latitanza dell’ex parlamentare Amedeo Matacena attraverso le sue conoscenze. Con questa ipotesi accusatoria, confermata al Sole24ore.com dalla Dia di Reggio Calabria, è stato arrestato l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola dagli uomini della Dia di Roma nella sua casa nella Capitale. Intanto gli uomini della Dia di Genova stanno arrestando altre persone ad Imperia e in Liguria, roccaforte dell’ex ministro e compiendo numerose perquisizioni.

L’ex ministro sarebbe stato in contatto soprattutto con la moglie dell’ex parlamentare di Forza Italia Matacena, Chiara Rizzo, anch’essa arresta unitamente alla madre Raffaella De Carolis. Matacena è invece latitante, a seguito di una condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. Si troverebbe da tempo all’estero.
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Arrestato l’ex ministro Claudio Scajola

L’operazione, sull’intero territorio nazionale, è coordinata dalla Dia di Reggio Calabria, agli ordini del comandante Gianfranco Ardizzone, coadiuvata dai centri operativi e sezioni Dia di Roma, Genova, Milano, Torino, Catania, Bologna Messina e Catanzaro. Le direzioni investigative stanno procedendo all’esecuzione di 8 provvedimenti restrittivi, emessi dal Gip del Tribunale di Reggio Calabria, Olga Tarzia, su richiesta della Direzione distrettuale antimafia reggina, diretta dal Procuratore della Repubblica Federico Cafiero De Raho (i pm titolari dell’inchiesta sono Giuseppe Lombardo e, per la Dna, Francesco Curcio).
Gli uomini della Dia di Reggio Calabria, in queste ore, stanno sequestrando beni che secondo la ricostruzione di investigatori e inquirenti sarebbero riconducibili a Matacena, per un valore di circa 50 milioni. Alcuni congiunti e persone fidate dell’ex parlamentare, si sarebbero intestati quote azionarie di società, anche collegate a società estere, a lui direttamente riconducibili. L’ipotesi accusatoria è dunque quella di interposizione fittizia di beni.

L’indagine che ha condotto all’arresto dell’ex titolare del Viminale e, tra gli altri, della sua segretaria Roberta Sacco, è una costola della cosiddetta indagine Breakfast, che la Dda e la Dia di Reggio Calabria stanno conducendo da circa due anni e che punta a ricostruire il reinvestimento di centinaia di milioni della ‘ndrangheta, in Italia e all’estero, anche attraverso il coinvolgimento di personaggi legati alla politica.

Le reazioni
Diverse le reazioni di alcuni tra i protagonisti di questa vicenda. Per i legali di Scajola, Giorgio Perroni ed Elisabetta Busuito, l’ex ministro «è sereno, fiducioso nell’operato della magistratura e certo che la sua estraneità ai fatti contestati verrà pienamente accertata anche questa volta. Prendiamo atto delle misure assunte dall’autorità giudiziaria nei confronti di Scajola e chiediamo alla stampa di affrontare questa vicenda con professionalità e cautela, evitando sommari processi mediatici».
In una richiesta giusta e doverosa, pur in presenza delle dichiarazioni del capo della Procura di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, secondo il quale non è certo il momento di gioire in attesa di un eventuale sbocco processuale ma «ci muoviamo in quadro indiziario grave».

Vincenzo Speziali che, secondo l’accusa, era uno dei contatti di Scajola con il Libano, Paese nel quale, sempre secondo l’accusa, Matacena voleva andare, nega ogni coinvolgimento e nega anche che la moglie sia imparentata con l’ex presidente del Libano Amin Gemayel, come invece era stato affermato dalla Dia di Reggio Calabria. «Non ho niente a che fare con Amedeo Matacena – ha affermato all’Ansa Speziali da Beirut – non so dove si trovi e Scajola non mi ha mai chiesto nulla in proposito. Cado dalle nuvole, mi hanno messo in mezzo a una storia che non conosco. Mi auguro di poter vedere preso i magistrati per mettere in chiaro la mia posizione. Certo che Scajola si è rivolto a me, ma solo perché sembrava potesse essere candidato alle europee e io potessi collaborare alla sua campagna».

ILSOLE24ORE.IT 8 MAGGIO
ra le persone che hanno subito perquisizioni nell’ambito dell’indagine della Dda di Reggio Calabria, che ha condotto all’arresto dell’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola, c’è anche Vincenzo Speziali (soltanto omonimo dell’ex senatore calabrese).
Sarebbe lui, secondo la Procura di Reggio Calabria, il "gancio" al quale si sarebbe rivolto Scajola relativamente alla latitanza dell’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena.
Matacena è ancora in Dubai, libero di circolare ma privo del passaporto.
La sua intenzione sarebbe (stata) quella di raggiungere il Libano dove sembra che avesse intenzione di richiedere asilo politico. Ad agevolare il passaggio avrebbe potuto essere, secondo l’ipotesi di investigatori e inquirenti, proprio Speziali, amico di Scajola e in rapporti stretti con l’ex presidente libanese Amin Gemayel (dall’82 all’88 e di nuovo in corsa per le presidenziali del suo Paese), del quale ha sposato una nipote.
Il 9 maggio 2013 proprio Gemayel rese omaggio al cimitero del Verano a Roma alla tomba di Giulio Andreotti, scomparso tre giorni prima. Gemayel, come riporta un lancio di agenzia adnkronos di quel giorno, era accompagnato da Vincenzo Speziali, che è stato l’ultimo delegato nazionale del movimento giovanile della Dc ed era componente dell’Internazionale Democristiana.
Del resto l’ex presidente libanese Gemayel, espressione del partito cristiano maronita, vice presidente dell’Internazionale dei partiti democratici di centro (Idc), in Calabria è di casa. Il 3 marzo 2012 era arrivato per una visita privata, dopo essere stato ricevuto, nei giorni immediatamente precedenti, dal Capo dello Stato Giorgio Napolitano. In Calabria era stato ospite dell’ex senatore del Pdl (e , ripetiamo, solo omonimo) imprenditore Vincenzo Speziali, che lo aveva ricevuto all’aeroporto di Lamezia Terme, insieme al presidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco Talarico.
Il Libano compare anche per un altro ex politico di Forza Italia, Marcello Dell’Utri, che attualmente è a Beirut e per il quale appena 48 ore fa il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha inoltrato richiesta di estradizione. Anche Dell’Utri è in ottimi rapporti con Gemayel ma nell’ordinanza di custodia cautelare disposta oggi dal Gip di Reggio Calabria Olga Tarzia, non c’è, allo stato, alcun collegamento tra le vicende.
r.galullo@ilsole24ore.com

DIDASCALIA
Chiara Rizzo sulla copertina di "Il Foglio Italiano". La donna, 43 anni, è la moglie di Amedeo Matacena, l’ex deputato di Forza Italia condannato a cinque anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. L’ex ministro Claudio Scajola è stato arrestato con l’accusa di aver protetto la sua latitanza.

Nata a Messina, madre di due figli, Chiara Rizzo ha incontrato il marito durante una vacanza in Sicilia. Ha vissuto a lungo a Montecarlo, una presenza assidua agli eventi organizzati dal jet set monegasco. Ora è stata raggiunta da un ordine di custodia cautelare


Alcune immagini allegate agli atti dell’inchiesta che ha portato all’arresto dell’ex ministro Claudio Scajola, accusato di aver favorito la latitanza dell’ex parlamentare Pdl Amedeo Matacena. Qui l’incontro tra Scajola e Ciara Rizzo, la compagna di Matacena


Un’immagine di un incontro tra Scajola e Vincenzo Speziali, imprenditore calabrese, nipote dell’omonimo ex senatore Pdl e marito di una nipote dell’ex capo del governo libanese Amin Gemayel