Ugo Tramballi, Il Sole 24 Ore 8/5/2014, 8 maggio 2014
NON SOLO AEREI, L’ITALIA TENTA INTESE A 360° CON GLI EMIRI
«Naturalmente questo aiuterebbe a creare un clima più favorevole possibile. Ma ciò richiede un’intesa commerciale fra le due imprese». In sintesi, i governi non c’entrano, dice il ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti, in visita alla Farnesina. Il ministro Federica Mogherini, accanto a lui, annuisce: è d’accordo anche lei.
La domanda era su quali prospettive economiche potrebbero aprirsi fra Italia ed Emirati, se Alitalia ed Etihad trovassero un accordo definitivo. Le due compagnie aeree, in effetti, sono due imprese che agiscono nel libero mercato e prescindono dall’interesse nazionale dei loro Paesi. Ma fino a un certo punto. Sheikh Abdullah bin Zayed al Nahyan, il quarantaduenne ministro degli Esteri casualmente a Roma nel momento decisivo della trattativa (ieri ha incontrato anche il Presidente del Consiglio), è il fratello più giovane di Sheikh Mohammed, principe ereditario di Abu Dhabi e fratellastro di Sheikh Khalifa, signore dell’emirato e presidente dell’Unione dei sette Emirati. L’interesse di famiglia per Etihad è diretto. Il governo italiano non ha simili intrecci di casato con Alitalia, ma il destino dei capitani coraggiosi lo riguarda da vicino.
In realtà dietro l’Alitalia c’è un futuro per l’Italia negli Emirati. Piuttosto cospicuo. Il modo col quale le imprese italiane risolveranno il passato della compagnia di bandiera, ad Abu Dhabi è visto come una prova di credibilità per il futuro. Gli Emirati sono il nostro primo partner commerciale in Medio Oriente: 5,5 miliardi di euro e 300 imprese italiane su posto. Lo spazio per migliorare è vasto quanto il deserto arabico alle spalle dei grattacieli di Dubai e Abu Dhabi.
Un consorzio di Saipem e Tecnimont con gli indiani di Dodsal, incomincerà i lavori di 266 chilometri di ferrovia che porterà sulla costa i residui di zolfo del gas naturale: il progetto è da un miliardo di dollari. È solo la prima tratta. Insieme a Samsung, Salini-Impregilo sta cercando di aggiudicarsi la seconda parte della ferrovia. La gara è per quattro pacchetti: è molto probabile che i nostri ne otterranno due per un valore da 1,3 miliardi di euro. Ma la battaglia è su tutto. I concorrenti principali sono i cinesi di China Railway Construction Company: la loro proposta finanziaria è a tasso zero, ma non prevedono la partecipazione delle banche locali. La nostra si.
Grandi cose stanno per accadere negli Emirati. L’Unione è sulla strada della piena diversificazione economica dagli idrocarburi. Ma petrolio e gas continuano a contare molto. Dopo settant’anni di sfruttamento del governo assieme a cinque gruppi petroliferi stranieri, l’anno scorso le concessioni sono scadute. Si rimette in gioco tutto. L’Eni, che prima non c’era, ora ha aperto un ufficio ad Abu Dhabi e conta questa volta di esserci nei nuovi contratti di sfruttamento dei giacimenti.
Dopo Milano l’Expo 2020 toccherà a Dubai. Rischiando un’antica alleanza e vecchie amicizie, il governo italiano aveva deciso di votare a favore della metropoli degli Emirati. Ora questo è un vantaggio da giocare. Tra l’altro l’area del prossimo Expo - 438 ettari con un investimento da sei miliardi e mezzo - è a metà strada fra Dubai e Abu Dhabi e sarà una miniera d’oro anche per Emirates e Etihad, le compagnie aeree dei due emirati dell’Unione. Di solito le città ospitano gli Expo una dopo l’altra senza contatti le une con le altre. Milano e Dubai, invece, stanno creando una specie di alleanza per mettere insieme esperienze e competenze.
L’altra alleanza, quella fra Alitalia e Etihad, potrebbe indirettamente dare un altro aiutino miliardario. Nonostante i nostri intensi rapporti commerciali e industriali, i fondi sovrani degli Emirati non hanno ancora guardato con attenzione alle opportunità d’investimento in Italia. Il fondo Mubadala è diventato azionista di maggioranza di Piaggio Aereo. Ma è ancora poca cosa, confrontato alle acquisizioni di Qia, l’Autorità per gli investimenti del Qatar. Adia, il fondo sovrano di Abu Dhabi, probabilmente il più ricco nella regione, ha risorse per 800 miliardi di dollari.
Abu Dhabi e Dubai sono oggi, insieme e moltiplicato per mille, quello che in Medio Oriente una volta era Beirut: il grande hub finanziario e commerciale della regione, dell’Africa e di una parte di Asia. La bolla edilizia di cinque anni fa, è passata: si è tornato a costruire, i prezzi delle case salgono e le banche hanno ritrovato vigore. C’è ancora margine perché chi controlla Alitalia, un tempo i capitani coraggiosi, possa fare un buon servizio al Paese.
Ugo Tramballi, Il Sole 24 Ore 8/5/2014