Daniela Ranieri, Il Fatto Quotidiano 8/5/2014, 8 maggio 2014
IL FAVOLOSO MONDO DI SALVINI
Purtroppo il protagonista di queste righe non le leggerà, stando a quanto da lui stesso sostenuto a Piazzapulita, e certo il giornale che piuttosto preferisce, Topolino, non parla di lui.
Perché vogliamo fare un elogio di Matteo Salvini. Per non saper né leggere né scrivere, l’altro Matteo guida la Lega nel suo momento peggiore, offuscando col suo faccione, un tempo truce, la débâcle Trota-Cota-Belsito-Bossi; con schiettezza popolare, fa campagna elettorale da solo, divulgando i princìpi della sua specializzazione ad honorem, l’economia.
Propone l’uscita dall’euro da farsi “con una riga di decretino”, valido non solo per la sua Macondo padana ma per l’Italia tutta, da cui un tempo, ci pare di ricordare, lui e i suoi si volevano staccare; edotto da esperti di economia, gente che ha studiato una vita, scuote la testa e dice no no no no; come fosse un passante, e non uno che è stato 15 anni nei governi di Berlusconi e Tremonti, imputa la crisi mondiale al cambio della lira; si butta sul “si stava meglio” degli zii che bevono troppo; sguardo in camera, aizza le folle con l’ossessivo “lo dicono 7 premi Nobel”, oltre a lui, s’intende. Si indigna, tanto per fare, per i fatti dell’Olimpico reclamando legalità, ma un mese fa minacciava di andare a scarcerare di persona i secessionisti del tanko. Infine, osa l’inosabile: la piazza di Napoli, che lo respinge fin troppo gentilmente, forse memore che in un alcolico consesso di intellettuali Salvini le intonò un canto (quello del colera).
Comunista padano a suo dire, ha fatto il giro dei mercati rionali e ne è tornato in via Bellerio con la convinzione che alla sua gente non importi poi tanto di disinfettare i sedili sporcati dai neger, quanto di tornare a pagare il sedano in lire. Nelle menti deboli scatena la nostalgia del tempo in cui lo stipendio erano “mille lire al mese”, un’utilitaria costava 6 mila lire, e le case si riempivano di frigoriferi e premi dei dadi Star. Dei movimenti antieuropeisti ha preso le parole d’ordine comprensibili agli analfabeti (il 28% degli italiani secondo l’Ocse). Chi può negare che prima un minestrone costava 2 mila lire e oggi 2 euro cioè 4 mila lire? Se un tempo la Lega parlava alla pancia metaforica dei padani, ora è proprio ai villi e al crasso degli italiani che si rivolge, e il mito del territorio si spappa in un nazionalismo da straccioni. Ottuso a ogni auto-contraddizione, Salvini contesta il dato inconfutabile che l’Italia ha conosciuto il picco di Pil e benessere nel 2007, e che perciò la colpa non può essere dell’euro. No no no no. Chiunque provi a dirgli che il mercato è una cosa un po’ più complicata dei rincari del banco surgelati perde tempo: lui tira fuori il figlio, a cui non vuole consegnare un futuro in euro.
Come l’ibrido tra se stesso e Renato Pozzetto creato da Crozza, ha trovato il nuovo spauracchio negli spicci, veicolo di brutte malattie. L’ideale sarebbe che invece di venire battute e stampate dalla zecca, monete e banconote sbarcassero a Lampedusa su gommoni partiti dal porto di Amburgo.
Chi alle europee gli darà retta, giacché c’è sempre chi dà retta a chiunque, chiederà quanto segue: che qualunque regione, solo volendolo, se-ceda, senza per questo rinunciare al diritto di mandare propri rappresentanti in Europa; che quel che resta dell’Italia decida per tutte le regioni (riannettendole?) di uscire dall’euro e di ripristinare la lira; che lo Stato paghi salari in lire e importazioni in euro; che le grandi imprese, già ricche, esportino in euro e poi emigrino bruciando i ponti con l’Italia. L’illogicità del tutto si disintegra nel no no no no; un terremoto di risa scuote l’Europa a partire dallo spasmetto Merkel-Sarkozy.
Forse Salvini non capisce nemmeno Topolino, se non sa che le avventure di Paperino e Zio Paperone sono un raffinato racconto della lotta di classe e di quella tra ladri e onesti, ignoranti e sapienti. Ma questa è l’Italia, non l’evoluta Paperopoli e, che gli piaccia o no, Salvini è un perfetto italiano.
Daniela Ranieri, Il Fatto Quotidiano 8/5/2014