Antonio Massari, Il Fatto Quotidiano 8/5/2014, 8 maggio 2014
LE MILLE VITE DI FINOCCHIARO, ACCUSA B. E CI FA LE RIFORME
C’è l’Anna Finocchiaro versione 7 maggio 2014, cioè ieri, che ha accusato in un’aula di tribunale Silvio Berlusconi di essersi comprato dei senatori. C’è poi quella che ci governa insieme, presiedendo la commissione Affari Costituzionali del Senato, dove tratta con Forza Italia le riforme del Paese e ieri è stata testimone e parte attiva dell’ennesimo accordo tra il governo guidato dal Pd e il condannato per frode fiscale.
C’è, per dire, anche l’Anna Finocchiaro versione marzo 2013, che testimonia - da persona informata sui fatti - sulla compravendita di due senatori dell’Ulivo da parte dell’ex Cavaliere: è l’8 marzo, s’è votato da due settimane, lei siede ancora sugli scranni della maggioranza che appoggia il dimissionario governo Monti. E in quell’occasione - sono le ore 9.40 del mattino - la senatrice consegna al pm Henry John Woodock la memoria storica di un’altra Anna Finocchiaro: la sua versione 2007, quand’era capogruppo del Pd al Senato, e grondava indignazione per le scorribande del Cavaliere nella maggioranza che sosteneva Prodi. “All’epoca - dice la senatrice a Woodock - denunciai pubblicamente in aula i tentativi di corruzione politica e allego il resoconto stenografico”.
Le molte versioni della Finocchiaro si sono fuse, ieri, in un’aula del tribunale di Napoli, complice il dibattimento nel processo sulla compravendita di senatori, che vede imputati anche Berlusconi e il faccendiere Valter Lavitola: “Confermo - dice la presidente della Commissione Affari Istituzionali - che i miei colleghi del Pd Nino Randazzo e Paolo Rossi furono avvicinati e invitati a passare con il centrodestra, attraverso promesse di vantaggi, favori, progetti economici. A uno di loro è stato offerto un posto in Mediaset. Ricordo l’indignazione di Randazzo nel riferirmelo, ricordo come il senatore Rossi uscì molto turbato e provato dall’offerta fattagli dal collega suo concittadino Tommasini”.
Questa fase del processo nasce dall’inchiesta - condotta dai pm Woodcock e Alessandro Milita - sulla compravendita dell’ex senatore Sergio De Gregorio, da egli stesso confessata, per circa 3 milioni di euro (pagati parzialmente in nero) e versati al suo movimento “Italiani nel Mondo”.
Ieri la Finocchiaro è tornata a raccontare la sua versione. Conferma tutto, dinanzi ai pm e agli avvocati di Berlusconi e Lavitola, e in qualche modo pare di essere in Parlamento, considerato che - a parte Michele Cerabona - sia Niccolò Ghedini, sia Maurizio Paniz, ieri in veste di legali, nel 2007 erano rispettivamente senatore e deputato di Forza Italia. Sfila in aula anche un altro ex senatore: “In cambio del mio passaggio al centrodestra - dice l’ex parlamentare Pd Paolo Rossi, da Varese - l’ex senatore Antonio Tomassini mi offrì una somma di denaro che, mi disse, non avrebbe cambiato la vita del presidente Berlusconi, ma la mia sì. Disse che il governo Prodi non aveva futuro e che per Berlusconi era fondamentale tornare a fare il presidente del Consiglio, perché era una cosa che sentiva molto” . Sia Rossi sia Randazzo declinarono l’offerta e la Finocchiaro conferma. Poi aggiunge: “In aula parlai di corruzione politica, di un fatto molto grave e ritenni che tutta l’aula ne dovesse essere a conoscenza”.
Il 15 novembre 2007 infatti arringò il Senato parlando di “tentativi di corruzione politica – come si chiama ovunque nel mondo – di nostri senatori… A essere corrotta non è la politica ma è, innanzitutto, un’idea della politica. Di più, mi sbagliavo, perché quella non è politica, ma cattiva pratica, e la cattiva pratica ha scacciato la politica”. La Presidente della Affari costituzionali ieri ha anche risposto alle domande di Ghedini e Cerabona: “Nella sua esperienza di parlamentare, iniziata nell’87, è mai venuta a conoscenza di altri casi di parlamentari che hanno cambiato schieramento nel corso della legislatura, oppure hanno minacciato di farlo , se non avessero ottenuto incarichi a livello governativo o nelle commissioni?”. “Beh - ha risposto la senatrice - di salti della quaglia ne ho visti molti”. Terminata l’udienza, la Finocchiaro testimone ha lasciato l’aula di tribunale. In quel momento, la Finocchiaro presidente di commissione è tornata a occuparsi di politica e delle riforme del Paese. Trattando con Silvio Berlusconi e il suo partito.
Antonio Massari, Il Fatto Quotidiano 8/5/2014