Michele Bocci e Laura Montanari, la Repubblica 8/5/2014, 8 maggio 2014
DA MARTA A CRISTINA TUTTE LE VITTIME DEL NUOVO MOSTRO
FIRENZE.
«Senti io sono sadico, ti porto sotto il ponte, vicino al fiume, ti lego e facciamo l’amore». Ibric non ci è cascata, tre mesi fa. Il maniaco della piana l’aveva avvicinata con il suo minivan grigio chiaro al parco delle Cascine, dove lei va a prostituirsi, ma ha detto di no e si è salvata da questa storia di perversioni e terrore che comincia nel 2006 e si sgrana fino a perdersi nei fogli delle denunce, fra una caserma e un commissariato, nei campi della prostituzione lungo i confini di Firenze e Prato. Otto anni di terrore e un’escalation che finisce a Ugnano sotto il viadotto dell’Autosole la notte di domenica, quando Andreea Cristina Zamfir, romena di 26 anni senza fissa dimora, accetta di salire sull’auto del maniaco che la lega a una sbarra e la sevizia fino a farla morire. Poi se ne va lasciandola lì nuda e legata, in croce.
Tutto ha inizio nella stanza del centro anti violenza dell’ospedale di Careggi. È la mattina del 10 dicembre del 2006 quando una donna con problemi psichici viene visitata dal ginecologo: l’hanno violentata e seviziata a Ugnano. È stata legata con la corda di una tapparella, ma si è liberata e suona ai campanelli sotto shock. La sua testimonianza è un verbale di mezza pagina: «Giunta a Ugnano l’auto si fermava, l’uomo mi prendeva con forza e trascinava fuori dalla macchina... «. Non riesce nemmeno a pronunciare le parole «violenza sessuale», a descrivere quello che le è stato fatto con un tubo di ferro e con un bastone. È tossicodipendente, è confusa, parla di un uomo, poi di due, di tre. Non è di aiuto per gli investigatori, che puntano tutto sull’analisi delle celle telefoniche. Arrivano a un rom di 50 anni, che poi viene prosciolto. Va ancora peggio tre anni dopo, quando il maniaco torna in azione. O meglio quando la gravità delle ferite subite spinge una prostituta a presentarsi alla polizia a Prato. È molto probabile che l’uomo abbia messo in atto il suo rituale altre volte su donne che non hanno denunciato.
E sono tante anche quelle che, come Ibric, non si sono fidate. «Era tranquillo, sceso dall’auto è diventato una bestia», ha raccontato Marta, romena, portata nel campo delle Bartoline a Calenzano, quello dove il mostro nell’81 uccise una coppia: «Mi fece spogliare e mi legò a un palo, con le braccia incrociate davanti al viso, in piedi». Italiano di statura media tra i 50 e i 60 anni, sovrappeso. L’aria abbastanza rassicurante. La descrizione è quasi identica a quella fatta da un’altra prostituta il 17 luglio del 2011, anche lei seviziata alle Bartoline: «Mi aveva proposto un rapporto un po’ diverso, non pensavo che sarebbe stato un incubo».
Il modo di agire è sempre lo stesso, ci sono i polsi legati con il nastro adesivo, le sevizie con bastoni, tubi di ferro e pure manici di martelli. Le prostitute scelte sono le più fragili, le “tossiche”, che battono saltuariamente e non hanno compagne che prendono la targa dei clienti. Vengono abbandonate nude, i vestiti non sono mai stati ritrovati salvo che nell’ultimo caso. A inseguire il maniaco ci sono polizia e carabinieri di Firenze e Prato, ma è a Signa che per primi, all’inizio di quest’anno, hanno avuto l’intuizione di mettere insieme gli episodi. Da settembre la compagnia è comandata dal capitano Claudia Mesina: da settimane manda i suoi in strada la notte, a cercare quel minivan, a parlare con le prostitute. Una donna alla caccia del maniaco. Vuole prenderlo, ancora di più adesso che quell’uomo ha ucciso togliendole il sonno. La procura punta sul Dna, in tre casi è stato possibile prelevarlo e appartiene alla stessa persona. Si attendono le analisi sui reperti raccolti lunedì. Ieri è arrivata a Firenze un’altra donna per risolvere il giallo, si chiama Anna Bonifazi, è comandante della sezione di psicologia investigativa del Racis. Sentirà tutte le vittime per disegnare un profilo del maniaco.
Nel 2013 inizia l’escalation, forse perché le uscite del folle aumentano oppure perché diventa più violento. Il 27 marzo dell’anno scorso porta una donna a Ugnano. «È stato lui a scegliere il luogo, è iniziato tutto in modo tranquillo ma poi è diventato violento, mi ha seviziata e rapinata — ha raccontato sotto shock la vittima, 46 anni — Mi sono salvata perché ho urlato». Alcuni abitanti della zona sono andati a liberarla. Il 21 febbraio di quest’anno una prostituta viene portata alle Bartoline. Un caso identico agli altri, ancora ferite da curare in ospedale. «Ora basta, smetto di battere», confesserà la vittima. Indagando su quell’episodio se ne scopre un altro, avvenuto sempre a Calenzano a fine 2013. Lo riferiscono alcune prostitute, gli abitanti della zona che le hanno aiutate confermano. È quello che hanno detto anche a Ugnano riguardo a fatti sempre del 2013. Per questo si pensa che le vittime siano molte di più delle sette contate fino ad oggi. L’ultima, Andreea Cristina Zamfir, è morta domenica per le ferite provocate da un bastone. L’autopsia ha chiarito che l’agonia è stata rapida.
Michele Bocci e Laura Montanari, la Repubblica 8/5/2014