Angelo Marchi, Avvenire 8/5/2014, 8 maggio 2014
STILE PELLEGRINI
«Forse sognavo di diventare quella che sono, ma non sempre i sogni si avverano, questa volta è successo. Da 10 anni sono ai vertici del mio sport e ne sono felice: non mi sono resa conto che il tempo sia passato così velocemente...». Parole di Federica Pellegrini che a Sky Tg 24 parla del suo libro “Il mio stile libero”, ma anche della sua carriera e dei suoi progetti.
Federica punta a disputare una grande Olimpiade a Rio de Janeiro, anche per dimenticare la delusione di quella di Londra. «Il mio staff di allora sa perfettamente quali e di chi erano le responsabilità, dal mio punto di vista è stata un’esperienza che mi ha segnato, perché è andata malissimo e le Olimpiadi sono la competizione più importante – spiega la campionessa azzurra –. Mi sono affidata subito a Philippe Lucas che mi ha fatto prendere coscienza di quella che sono, poi è arrivata la medaglia d’argento ai Mondiali di Barcellona che mi ha reso felice».
Dopo i Giochi del 2016 potrebbe dire addio al nuoto, l’idea almeno è quella. «Nella vita mai dire mai, ci sono tanti altri progetti, ma vedremo in futuro. Penso solo a Rio adesso: ma non parlo di risultati, non l’ho mai fatto anche perché è la mia unica scaramanzia. Diciamo che vado lì per divertirmi ». È sempre lei, Federica. Con le sue manìe («Ho paura del mare e dell’acqua profonda. È vent’anni che nuoto in piscina, perché lì il fondo lo vedo». Ma anche con il suo modo unico di affrontare uno sport durissimo e stressante: «Se l’allenamento è lungo, mentre nuoto penso anche alla lista della spesa, a quello che devo fare dopo, altrimenti se ne esce matti». Di certo non è stanca Federica, dopo tante stagioni in piscina le gare le trasmettono ancora tanti brividi: «Per altri due anni vivrò così – dice –. Poi penso che a 28 anni si concluderà il mio ciclo più importante nel nuoto». Il suo rapporto con la vasca è ancora complesso, comunque. La maturità raggiunta, in questo non l’ha cambiata: «I giorni prima della gara – racconta Federica – non sono preoccupata, a ridosso invece divento schizofrenica, non ho controllo, piango e rido per la tensione. Nel 90% delle finali che ho fatto, ho pianto prima della gara, e mi porta anche fortuna. La gara perfetta non è un’ossessione ma è un bell’obiettivo alzare sempre più l’asticella. Ho avuto un mental coach per le crisi d’ansia, ora lo è Matteo Giunta, che sa dirmi la parola giusta. Anche usando le maniere forti, quando serve».
In carriera ha vinto tantissimo e anche per questo è difficile scegliere il successo più bello. «Da atleta dico l’oro di Pechino 2008 perché è il sogno di tutti sentire l’inno sul podio olimpico e poi vincendo con il record del mondo, però vincere davanti al mio pubblico, davanti a tremila persone a Roma 2009 è stato qualcosa che non dimenticherò mai». C’è spazio anche per parlare della vita privata, del suo carattere, certamente non facile: «Le persone che mi conoscono meglio sanno che la mia dote caratteriale più significativa non è la simpatia – ammette Federica –. Credo che un pregio forte, invece, sia la determinazione che ho sia nella vita di tutti i giorni che nello sport, una dote che mi ha permesso di andare avanti nelle difficoltà che si possono incontrare nella vita. Di difetti ne ho tanti, ma li lascio dire agli altri. Non sono permalosa, ma dipende dai tasti che si vanno a toccare».
La campionessa azzurra si augura che «nasca presto una nuova Federica Pellegrini, ma ci sono già tante giovani che stanno crescendo ». Nel suo futuro, comunque, difficilmente ci sarà il mondo dello spettacolo. «Non penso di essere adatta, ma come ho già detto mai dire mai, io vivo alla giornata e non si sa dove ti può portare la vita. Quando diventerò moglie e mamma? Queste sono cose riservate, ma adesso siamo immersi nel nuoto 24 ore su 24 e fino alle Olimpiadi di Rio sarà così, non c’è tempo per pensare ad altro».
C’è tempo, però, per combattere la violenza: «Mi sono sempre schierata contro quella sulle donne, è importante farlo, come lo è combattere la violenza in tutte le sue forme, anche quella negli stadi», conclude riferendosi ai fatti di sabato a Roma per la finale di Coppa Italia.