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 2014  maggio 08 Giovedì calendario

NIGERIA OSTAGGIO DI BOKO HARAM

Il terrorismo di Boko Haram ha superato ogni limite e l’Occidente si muove. Dalla capitale, Abuja, super blindata a causa del Forum eco­nomico mondiale (Fem) iniziato ieri, il presidente Goodluck Jonathan si trova completamente iner­me davanti all’offensiva del gruppo islamico che si sta espandendo a macchia d’olio nel nord della Ni­geria. Lentamente, ma in modo drammaticamen­te crescente, continuano a filtrare notizie su nuo­vi massacri. Lunedì, infatti, oltre 300 civili sono sta­ti uccisi a Gamboru, cittadina dello Stato nord­orientale del Borno, vicina al confine con il Came­run. «Hanno preso di mira il mercato, sparando in modo indiscriminato tra la gente», ha confermato ieri Ahmed Zannah, senatore e rappresentante di quella regione: «Poi si sono diretti verso le abitazioni e i negozi bruciandoli o distruggendoli. Secondo le mie fonti – ha continuato Zannah – la mattanza è durata almeno 12 ore».
Un altro commando della setta jihadista, partito dal nord dello Stato di Borno, ha invece oltrepas­sato il confine con il Niger martedì scorso. Dopo a­ver organizzato un’imboscata contro una pattu­glia nigerina vicino alla cittadina di Diffa, a sud­est del Paese, è scoppiata una sparatoria: «Boko Haram si è scontrato per la prima volta con alcuni soldati del nostro esercito nell’area di confine – ha denunciato Inoussa Saouna, prefetto di Diffa – i ri­belli si sono però ritirati grazie ai rinforzi di milita­ri nigerini arrivati poco dopo». Mentre un parte dei militanti è riuscita a rientrare in Nigeria, molti al­tri sono stati catturati, e tra questi c’erano almeno due feriti.
Inoltre, è aumentato da 8 a 11 il numero del­le ragazze rapite do­menica scorsa a Wa­ranbe, un villaggio nel­lo stesso Stato del Bor­no dove sono state se­questrate ad aprile an­che le oltre 300 stu­dentesse di un liceo di Chibok. Ben 276 di esse sono ancora nelle mani dei rapitori. Un così alto livello di insicurezza ha chiamato in causa diverse potenze straniere come Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Cina. «La si­tuazione è straziante – ha dichiarato il presidente americano, Barack Obama, intervistato dall’emit­tente televisiva Abc parlando per la prima volta del rapimento delle liceali nigeriane –. Considero Boko Haram una delle peggiori organizzazioni terroriste che uccide persone in modo spietato». Gli ameri­cani sono da anni attivi nella regione e hanno l’in­tenzione di intensificare la loro presenza in Nige­ria. L’amministrazione Jonathan potrà quindi u­sufruire di sofisticati mezzi militari e logistici co­me i satelliti Usa e i droni, con i quali dare la cac­cia ai terroristi. Il Comitato per le emergenze del go­verno britannico (Cobra) ha invece avvertito, sen­za rivelare molti detta­gli, che sono stati in­viati «uomini delle for­ze speciali per fornire un sostegno di intelli­gence al governo nige­riano ». Anche il mini­stro degli Esteri fran­cese Laurent Fabius ha assicurato che «una squadra specializzata si trova ora nella regione est a disposizione dei ser­vizi di sicurezza nigeriani per aiutare nella ricerca e nel recupero delle ragazze».
Li Keqiang, primo ministro cinese, dopo aver evi­denziato la «relazione economica tra Cina e Nige­ria » ha parlato di «un’ampia cooperazione contro il terrorismo». Il tempo però stringe. Il leader del­la setta, Abubakar Shekau, ha dichiarato in un fil­mato che le giovani diventeranno «mogli dei mili­tanti o verranno vendute come schiave». Ma il go­verno di Abuja appare sempre più debole. E se mai ce ne fosse stato bisogno lo dimostra anche il fat­to che la polizia è stata costretta a offrire una taglia di 300mila dollari a «chi riuscirà a riferire informa­zioni valide per localizzare le ragazze rapite».
Le proteste dei familiari delle rapite e la campagna mediatica alimentata da Facebook e Twitter sem­brano invece aver avuto più effetto, scatenando un fenomeno globale che coinvolto il mondo. Anche la giovane pachistana Malala Yousafzai, sfuggita al­la furia dei taleban e divenuta simbolo dell’istru­zione negata, ieri si è associata al dolore delle mam­me: «Non dobbiamo restare in silenzio». Dal can­to suo invece Boko Haram sta comunque dimo­strando di poter colpire quasi ovunque, soprattut­to nella sua roccaforte a nord-est: i militanti fon­damentalisti attaccano con armi sofisticate, cono­scono benissimo la regione settentrionale, e han­no dimostrato di essere collegati ad altre reti ter­roristiche qaediste. E anche nella capitale cresco­no i timori. Nonostante il forum economico sia i­niziato senza particolari incidenti per il momento, Boko Haram ha minacciato di colpire. E la dimo­strazione l’ha già data nei giorni scorsi bersaglian­do per ben due volte le zone del super-blindato centro dove si svolge il summit che sancisce il pri­mato dell’economia nigeriana nel Continente.