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 2014  maggio 08 Giovedì calendario

VITA ARTIFICIALE, IL PRIMO PASSO


In un laboratorio californiano è stato creato un organismo vivente con un Dna molto speciale: il primo al mondo ad avere, oltre alle quattro tradizionali lettere che lo compongono naturalmente, due in più inserite artificialmente dall’uomo. Non solo. Questo straordinario organismo semi-sintetico è capace di replicarsi e mantenere questo suo particolare Dna “ampliato”. Si tratta di un nuovo e affascinante capitolo della biologia sintetica, aperto da un gruppo di ricercatori dello Scripps Research Institute La Jolla, a cui la rivista Nature ha dedicato la copertina.
In pratica, gli scienziati hanno inserito all’interno del genoma di un comune batterio Escherichia coli una nuova coppia di lettere che non si trova in natura, chiamate X e Y, accanto delle tradizionali e naturali A-T e C-G, i mattoni che formano l’“alfabeto della vita” in ogni essere. E cosa più importante di tutte è che le nuove lettere non hanno alterato il funzionamento del batterio, che replicandosi le ha trasmesse alle nuove generazioni.
LA TERZA COPPIA
«La vita in tutta la sua diversità è codificata solo da due coppie di basi azotate del Dna: adenina-timina (AT) e citosina-guanina (CG). Quello che abbiamo fatto è stato realizzare un organismo che contiene le due coppie naturali, più un terzo paio di basi non naturali», spiega Floyd E. Romesberg, che ha guidato il team di ricerca. Per farlo, i ricercatori hanno dovuto modificare il Dna dell’organismo inducendolo a creare una proteina trasportatrice che aiutasse le nuove “lettere” ad essere inserite in un particolare tratto di genoma, un plasmide. Le nuove basi inserite hanno poi dovuto superare il controllo di alcune speciali molecole “poliziotto” il cui compito è quello di eliminare eventuali difetti nelle catene di Dna. «Questo dimostra che è possibile creare la vita artificiale», dice Romesberg. In pratica è quello che ha sempre sognato di fare Craig Venter, lo scienziato che per primo ha sequenziato l’intero genoma umano e che nel 2010 ha costruito in laboratorio la prima cellula artificiale. Ora i ricercatori californiani hanno dimostrato di poter manipolare l’alfabeto genetico.
LE APPLICAZIONI
Non è stata di certo un’impresa facile neanche per questi cervelloni. Romesberg e il suo laboratorio sono al lavoro dalla fine degli anni ’90 per individuare le molecole giuste da usare come basi del nuovo Dna e capaci, in linea di principio, di codificare proteine e organismi mai esistiti prima. Ora che hanno segnato questo importantissimo risultato si apre la strada a nuove inedite applicazioni: dalla creazione di nuovi farmaci allo sviluppo di nanotecnologie che oggi neanche possiamo immaginare. Prima di arrivare a questo il prossimo passo sarà quello di inserire le nuove basi anche in sezioni di Dna più importanti, ossia tratti che vengono utilizzati dalla cellula come “libretto di istruzioni” per creare nuove proteine. Se anche questo dovesse riuscire si aprirebbe allora la possibilità concreta di poter ampliare enormemente l’alfabeto genetico e quindi poter indurre le cellule a costruire proteine utilizzando “mattoni” che non esistono attualmente in natura.
«In realtà – commenta Edoardo Boncinelli, dell’Università Vita e Salute di Milano - non so cosa ce ne faremo. Già oggi siamo in grado di indurre la produzione di molecole e proteine che non esistono in natura e non credo, anche se in futuro potrò essere smentito, che si otterranno grandi applicazioni da tutto questo».