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 2014  maggio 08 Giovedì calendario

TRE VOLTE LO STESSO DNA È CACCIA AL MOSTRO CHE SEVIZIA LE PROSTITUTE


FIRENZE Erano in tante a sapere da tempo che fra Firenze e Prato si aggirava un maniaco. Lo sapevano prima ancora che Cristina Zamfir venisse seviziata e crocifissa - domenica scorsa - sotto il viadotto di Ugnano, e lo sapevano prima ancora che i carabinieri cominciassero a intrecciare i dati delle loro indagini sulle aggressioni compiute dal 2006 nelle campagne di Calenzano o nelle periferie fiorentine. Lo sapevano perché erano e sono prostitute, e poiché nell’ultimo anno le aggressioni si erano moltiplicate, le voci fra loro giravano, l’allerta cresceva.
Il 21 febbraio nelle vie intorno alla stazione di Prato «quel tipo» aveva caricato una di loro, una nuova, vista di rado, che stava un po’ isolata dalle altre. L’aveva portata in una vigna nella zona della Bartoline, legata a un palo di cemento, spogliata, seviziata con un bastone. Poi era scomparsa dalla circolazione, il terrore che potesse riaccadere l’aveva convinta a smettere «di fare la vita». Ma di quello che le era successo s’era venuto a sapere nel giro. Anche perché in quello stesso campo era già accaduto a due di loro, nel 2009 e a ottobre 2013.
Proprio dopo quel 21 febbraio lungo i viali delle Cascine, a Novoli, o sulla tangenziale di Prato i carabinieri hanno cominciato a parlare con le prostitute scoprendo che già stavano sul chi va là. Hanno chiesto se sapessero qualcosa di più su quel maniaco che gira con un autovan grigio proponendo giochi erotici diversi dal solito per qualche decina di euro in più. In molti casi hanno trovato piccoli riscontri, raccogliendo racconti che le lucciole già si scambiavano fra loro da qualche mese. E prendendo atto delle loro paure «perché a noi non ci protegge nessuno».
Da ieri pomeriggio alcune delle ragazze che hanno subìto le sevizie di «quel porco», o che hanno respinto i suoi approcci, vengono ascoltate da una criminologa dei carabinieri del Racis arrivata appositamente da Roma per disegnare «un profilo psicologico» del maniaco. Raccontano, rovistano nella memoria. E in qualche modo si sentono prese in considerazione, finalmente difese. Serve anche questo per dare un nome allo sconosciuto «fra i 50 e i 60 anni, tarchiato, stempiato» che rimorchia le donne armato delle peggiori intenzioni oltre che di nastro adesivo e di barre di legno o ferro tenute nel bagagliaio dell’auto.
MUSEO DEGLI ORRORI
Nel 2011 per i suoi giochi utilizzò il manico di un martello, nel 2006 lacerò la sua vittima con un tubo metallico. Cos’abbia usato, domenica notte, per infierire su Cristina Zamfir ancora non si sa. Il medico che ieri ha fatto l’autopsia sulla romena di 26 anni dice che «il decesso è dovuto a una devastante lesione interna». Vicino al corpo della ragazza non c’erano però né bastoni né tubi perché il seviziatore insieme con gli abiti delle vittime quasi sempre porta via pure le sue “armi”, magari per conservarle in un personale museo degli orrori.
Che ci sia un unico autore dietro i sette stupri ufficialmente elencati nel fascicolo che sta sul tavolo del pm Canessa e dietro gli altri tre o quattro «casi sospetti» è ormai un dato acclarato. E non solo perché il suo rituale si è consumato sempre nello stesso modo. In almeno tre casi (2011 a Prato, 2013 a Ugnano di Firenze, febbraio 2014 a Calenzano) ha lasciato tracce della propria saliva sul nastro da pacchi usato per immobilizzare le prostitute. E l’esame del Dna ha restituito lo stesso profilo genetico in tutti e tre i casi.
GLI INDIZI
Non ci sono, tuttavia, solo le analisi scientifiche a tenere banco. Carabinieri e polizia stanno lavorando anche su indizi più tradizionali che potrebbero condurre in tempi ragionevoli all’individuazione del maniaco. Ci sono, soprattutto, i racconti delle vittime e di alcune loro colleghe che lo hanno visto sovente transitare sui viali delle periferie, fermarsi, trattare, in alcuni casi minacciare. Nella maggior parte dei casi era al volante di un’auto di cui gli investigatori credono di aver accertato marca e tipo.
Per quanto sia un modello assai diffuso, hanno già iniziato a compilare l’elenco di tutte le vetture di quel genere in circolazione sulle strade nelle province di Firenze e Prato. Ora dovranno verificare se qualcuno fra i proprietari di quel genere di auto corrisponde in qualche modo alla descrizione del seviziatore e se, magari, grazie all’analisi dei tabulati dei loro telefoni cellulari sarà possibile appurare dove si trovassero nei giorni e nelle ore in cui il maniaco è entrato in azione.