Wanda Marra, Il Fatto Quotidiano 7/5/2014, 7 maggio 2014
RIFORMA DEL SENATO SFIORATA LA ROTTURA POI CI PENSA B.
In una nottata concitata e caotica in Commissione Affari costituzionali passa l’ordine del giorno a firma Calderoli, che prevede l’elezione a suffragio universale dei senatori, grazie al voto a favore di Mario Mauro (teoricamente maggioranza). Anna Finocchiaro è costretta a ritirare il suo, frutto di giorni e giorni di mediazioni con la minoranza, che andava in una direzione opposta. Alla fine, il governo incassa il sì sul testo base, con qualche voto di FI: 17 sì, 10 no. Corradino Mineo, minoranza dem esce dall’Aula. A salvare Renzi è lo stesso Berlusconi che nel pomeriggio aveva avvertito (“non votiamo le riforme”). Non a caso tra Renzi e il leader di Fi in serata ci sono una serie di telefonate: Matteo richiama l’alleato al patto del Nazareno. “Approvato il testo base del Governo. Molto bene, non era facile. La palude non ci blocca! È proprio #lavoltabuona”, twitta Renzi a voto avvenuto. Ma dalla prova di forza esce ammaccato, indebolito. E con l’evidenza dei numeri: che non ci sono. In serata si sfoga con i suoi: “Pensavano di farcela con un’imboscata. Siamo andati a diritto. Risultato: l’accozzaglia porta a casa un odg che vale zero, la maggioranza tiene”. “Non la diamo vinta a Calderoli”. Maria Elena Boschi torna in Senato poco prima delle 20 e 30 dopo un vertice durato mezzo pomeriggio a Palazzo Chigi e sfoggia un sorriso da pugno di ferro. Sceglie la prova di forza e il governo con lei, andando in Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, a chiedere i voti su un testo del governo e affrontando l’incognita non più di un ordine del giorno condiviso, steso dai due relatori (lo stesso Calderoli e Finocchiaro), ma di più odg.
Il braccio di ferro andava avanti da giorni, tra il ministro delle Riforme che voleva si partisse dal testo dell’esecutivo e molti che spingevano per un odg dei relatori: la faccia sulle riforme dev’ essere la sua e quella di Matteo Renzi. Al momento della stretta finale, le cose si complicano. Calderoli annuncia: “Io il mio ordine del giorno lo presento”. Proprio mentre Mauro (Popolari per l’Italia), che di essere stato escluso dal governo non se n’è fatto ancora una ragione (come commentano anche nell’entourage del premier), annunciava il suo voto contrario al testo Boschi e Mi-neo, in rappresentanza della minoranza Dem si accodava. Governo potenzialmente sotto, con soli 13 voti a favore. Timore accentuato dall’annuncio di Berlusconi di voto contrario. Luca Lotti, Sottosegretario a Palazzo Chigi lo richiamava all’ordine: “Gli italiani vogliono le riforme, non le porcate alla Calderoli. Io ero alla cena vediamo se Berlusconi mantiene la parola”. A un certo punto si diffonde la voce che la Boschi avrebbe minacciato le dimissioni. Ma lei smentisce. Fatto sta che a Palazzo Chigi si tiene una riunione che va avanti per ore. Con il Ministro per le riforme, ci sono Renzi, Delrio e anche la Finocchiaro . Twitta Giachetti, tra i renziani l’addetto ufficiale minacciare il voto: “Caro @matteorenzi purtroppo sono stato facile profeta su riforme. Fidati di me andiamo a votare. #machitelofafare”. Il governo mette sul piatto per l’ennesima volta la crisi.
Poco prima delle 20 da Palazzo Chigi arriva la notizia che la situazione si è sbloccata. Ma con la presentazione oltre al testo del governo dei due odg dei relatori (e uno di Bruno sul presidenzialismo, che verrà bocciato). Mauro, nonostante le pressioni dell’esecutivo, lo sgambetto lo fa. Sintetizza il lettiano Francesco Russo su Twitter: “Un po’ di scena ma alla fine il governo porta a casa testo base con maggioranza ampia. Odg #calderoli peserà poco”. Visto il “caos” del Senato (per dirla con Delrio) più che altro un auspicio.
Wanda Marra, Il Fatto Quotidiano 7/5/2014