Gianluca Nicoletti, La Stampa 7/5/2014, 7 maggio 2014
“CON ROBIN, IL BADANTE ROBOT FACCIO DA SOLA ANCHE IL BLOG ”
Lea Mina Ralli non è per nulla turbata di quella faccia da monitor su rotelle che la segue passo passo per le stanze del suo appartamento romano, strapieno di chincaglierie e con vista sulla Piramide Cestia. Anzi si sente molto più sicura e coccolata di tanti suoi coetanei sradicati dalle loro case farcite di ricordi, per essere ammassati in non-luoghi d’attesa dell’ora fatale che assomigliano troppo ad anticamere all’obitorio per aver fantasia di potercisi trasferire. Nonna Lea, classe 1919, è il prototipo più avanzato di cyber vegliarda digitalmente autonoma. La signora vive ogni minuto della giornata affidandosi alle cure di un badante robot, che lei chiama «Mister Robin».
Non è certo una pensionata nello standard nazionale la nostra Lea, forse proprio per questo il Cnr l’ha scelta per fare da cavia al sistema integrato Giraff Plus, in fase di sperimentazione in almeno 15 altre case d’anziani soli, tra Italia, Spagna e Svezia. Sotto al materasso un apparecchio sorveglia il suo sonno, la porta è allarmata da un sistema che segnala ogni passaggio, ma anche ogni possibile intrusione, bagno e cucina sono pure sorvegliati e registrano ogni movimento. La signora è, come ogni anziano, routinaria. Se qualcosa cambiasse nella sua giornata la figlia sarebbe subito avvertita, come pure il suo medico; entrambi dal loro computer possono far camminare il robottino per casa e mandarla a cercare. Ogni tanto la faccia dell’automa si accende e appare quella della psicologa, per fare una chiacchierata, come fosse su Skype. «Lea è una collaboratrice perfetta- dice Andrea Orlandini, il ricercatore del Cnr che la segue di persona - ci ha fornito un report preciso di tutte le sue attività, su cui abbiamo impostato le apparecchiature».
Mentre parliamo Lea si misura la pressione e invia i dati al medico, poi aspetta istruzioni. «Mio marito è morto quando avevo 75 anni, con lui non si faceva mai nulla, non si usciva di casa, non si vedeva nessuno». Da vedova è però iniziata per Lea la libertà digitale. «Il mio primo computer era un Amstrad, poi ne ho avuti tanti».
Ora che di anni ne ha 94 Lea sfoggia una postazione Apple di ultima generazione, passa otto ore al giorno a smanettare in Rete, dove ha un blog e aree web che segue e alimenta di persona. Scrive libri di storia, poesie, ricette. «Faccio tutto da sola, ho provato con una badante moldava, era sempre ubriaca e trovavo i cartoni di vino sotto al letto. Mi cucio anche i vestiti, ogni giorno indosso un colore diverso. La mia è una famiglia di grandi sarti».
Inizia il racconto infinito del trisnonno Teofilo, specializzato nel confezionare abiti civili per alti prelati: «Venivano a prenderlo e lo portavano in Vaticano con il campionario, era un segreto di famiglia: così i preti potevano uscire indisturbati la sera». È solo il guizzo d’acume malandrino di chi la sa lunga e la sa raccontare: Lea subito dopo mostra orgogliosa la foto di papa Francesco con la lettera ufficiale che si congratula per le sue poesie a tema pontificio. L’anima è a posto. Alla sua carne impassibile penserà il robot celeste che la guarda con la sua faccia da led, quasi le promettesse che la farà vivere al sicuro per altri cent’anni.
Gianluca Nicoletti, La Stampa 7/5/2014