Roberto Giardina, ItaliaOggi 7/5/2014, 7 maggio 2014
PUTIN VENDERÀ IN CINA IL SUO GAS
da Berlino
Mentre i nostri politici vanno allo stadio con Genny ’a Carogna, in Europa ci si preoccupa di altro. Lunedì sera, in una lunga intervista alla Tv, il ministro degli esteri, il socialdemocratico Frank-Walter Steinmaier, con pragmatismo ha ammesso: «Non c’è un solo paese europeo che voglia mandare militari in Ucraina, e Putin lo sa benissimo, dunque di che stiamo a parlare? Invece di fare minacce, dobbiamo pensare al dialogo».
E, ha aggiunto, che secondo lui, i separatisti ucraini non stanno ad ascoltare Mosca.
Intanto, la partita si complica: chi si è accorto a Roma che Putin, il venti maggio, va in visita a Pechino? Eppure è da tempo che la Russia e la Cina si stanno riavvicinando. Obama spera che gli europei occidentali rinuncino al gas russo, e comprino quello di casa sua. Sarebbe Mosca a perdere la nostra bolletta miliardaria, osserva. Ma Putin, come un bravo giocatore di scacchi, gioca d’anticipo, e a Pechino tratterà la costruzione del gasdotto che attraverso l’Asia porterà il suo gas ai cinesi. Un bel colpo. Un gigantesco affare che sarà concluso non in dollari o in euro, ma in yuan, la moneta cinese. Come reagiranno gli Usa? Sarà stato un caso ma vollero scoprire le armi di distruzione di massa in casa di Saddam dopo che l’Iraq aveva deciso di vendere il suo petrolio in euro. E i bombardamenti della Nato su Belgrado iniziarono nella notte in cui a Berlino gli europei decisero la data di partenza dell’euro.
Non basta. Francoforte diventa la centrale mondiale delle transazioni in yuan. Per rendere omaggio ai padroni di casa, i cinesi hanno battezzato con il nome di Goethe le obbligazioni nella loro valuta. A fine aprile è stato lanciata sul mercato la prima obbligazione per un volume di un miliardo di yuan (circa 120 milioni di euro). Poco? È solo l’inizio. E l’obbligazione viene offerta ai fondi pensione tedeschi, in crisi per i bassi tassi decisi dalla Bce.
L’accordo per fare di Francoforte il cuore delle operazioni finanziarie cinesi è stato firmato a fine marzo tra la Bundesbank e la Banca Centrale di Pechino. I tedeschi si sono imposti, vincendo la pericolosa concorrenza di Parigi e del Lussemburgo. Ad approfittarne saranno gli imprenditori tedeschi che operano sul mercato cinese. Già molte operazioni vengono condotte in yuan: adesso potranno concludere i contratti a Francoforte, giocando in casa, guadagnando tempo tagliando i costi, osserva Hanna Levinger, esperta della Deutsche Bank per i mercati emergenti. Il risparmio potrebbe raggiungere al primo anno i 500 milioni di euro. «Oggi, il 16,5% delle operazioni commerciali internazionali cinesi avviene in yuan, informa Frau Hanna, nel 2010 si era appena al 3%». La borsa di Francoforte, infine, ha annunciato l’inizio di una stretta collaborazione con la Borsa di Pechino.
L’intesa tra Russia e Cina, induce ancor più i tedeschi alla riflessione, e a non seguire Obama sulla strada delle sanzioni per l’Ucraina. Il deputato europeo cristianodemocratico Hermann Winkler mette in guardia la sua Germania e l’Europa: «Le sanzioni danneggiano soprattutto noi, bisogna comprendere la posizione di Putin. In realtà, gli Usa nella loro strategia hanno un obiettivo economico. Vogliono venderci il loro gas, eliminando la concorrenza russa». Ufficialmente, la Cdu, il partito di Frau Merkel, si è affretta a condannare le parole di Winkler, ma a Berlino molti pensano che non abbia tutti i torti.
Roberto Giardina, ItaliaOggi 7/5/2014