Antonio Salvati, La Stampa 5/5/2014, 5 maggio 2014
“GENNY”, UNA CARRIERA ALL’OMBRA DELLA CAMORRA
«Noi combattiamo tutti i giorni con la realtà che è Napoli, e non è facile. I veri ultrà sanno cosa vuol dire fare l’ultrà a Napoli».
Settembre 2008, pochi giorni dopo la trasferta a Roma dei tifosi del Napoli che costò il divieto di trasferta per tutto il campionato ai i supporter azzurri, Gennaro De Tommaso in un’improvvisata conferenza stampa difende il tifo organizzato. Anche dalle accuse di infiltrazioni in curva della malavita organizzata. «Violentate e offendete il nostro modo di essere. – disse - Io abito a Napoli, in un quartiere popolare, non si può legare questo a un sentimento, a una fede». Per la cronaca: quella vicenda finì con l’archiviazione perché «impossibile identificare i soggetti responsabili dei danneggiamenti», con una critica del pm all’Osservatorio che aveva autorizzato la trasferta e a Trenitalia per una condotta «superficiale e deresponsabilizzante».
Gennaro De Tommaso non è tipo da passare inosservato: sarà per il soprannome (Genny ‘a carogna) o per le decine di tatuaggi (in bella vista la scritta «Mastiffs» e un megafono con un pallone). Prima di farsi vedere a cavalcioni sulle transenne dell’Olimpico, era apparso a torso nudo sulle gradinate dell’Higbury, durante la partita che il Napoli giocò contro l’Arsenal. Qualche problema con la legge, «diffidato», con i familiari gestisce un bar nel centro storico di Napoli.
Storico capo ultrà dei «Mastiffs», da diversi anni ha assunto la leadership di tutta la curva A dello stadio San Paolo. «Questi gruppi hanno un carattere verticistico - hanno spiegato in più di un’occasione i magistrati partenopei che formano il pool reati da stadio - con regole ferree imposte dai capi e la pretesa di considerare la porzione di curva di proprietà privata, sottratta alle leggi dello Stato e vincolata alla sola legge della curva». La legge che prevede di “onorare” i diffidati o gli ultrà arrestati (ecco perché quello «Speziale libero» che campeggiava sulla t-shirt del capo ultrà).
A parlare di De Tommaso fu anche Emiliano Zapata Misso, ex boss della Sanità (rione da dove proviene anche De Tommaso). Ai magistrati il collaboratore di giustizia spiegò: «In curva A esistono vari gruppi organizzati di ultrà: i Mastiffs, le Teste Matte e per un periodo anche la Masseria Cardone. Il capo dei Mastiffs è Gennaro De Tommaso, il figlio di Ciro, che è un camorrista affiliato al clan Misso».
Il nome dei Mastiffs è stato tirato in ballo anche nel corso delle indagini su una serie di rapine che hanno avuto come vittime calciatori del Napoli. «I Mastiffs – disse - sono violenti e non gradiscono le dichiarazioni dei calciatori contro la violenza degli stadi, talvolta gli orologi rapinati ai calciatori sono stati anche restituiti, così a Cavani e alla moglie di Hamsik. Non so chi le commise ma sono stati i Mastiffs a fare avere indietro gli orologi».
Antonio Salvati, La Stampa 5/5/2014