fra. gri., La Stampa 5/5/2014, 5 maggio 2014
DALLE CURVE DI “NERI” E “ROSSI” AGLI ULTRÀ IN AFFARI CON LA MALAVITA
C’è un retroterra che va ancora messo a fuoco, dietro l’oscuro ferimento di venerdì sera a Roma: l’ultima mutazione di diversi gruppi ultras. Eravamo fermi alla politicizzazione, contesi tra l’ultradestra e l’ultrasinistra. Ma c’è qualcosa di diverso e forse di peggio. Nelle curve, attraverso gli ultrà, specie al Sud, è arrivata la malavita con tutti i suoi traffici illeciti, dalla vendita di merce taroccata al bagarinaggio, alla vendita di maglie, panini, bevande. In troppi stadi, poi, si spaccia cocaina come nulla fosse. E laddove la malavita non riesce a entrare perché agli ultras hanno tagliato le unghie, il problema si è semplicemente spostato nei dintorni.
L’area attorno allo stadio Olimpico, per dire, è diventata off-limits ad ogni evento sportivo. Non è più un caso eccezionale che ai semafori qualche automobilista di passaggio si veda sfilare l’orologio d’oro attraverso il finestrino: era una caratteristica delle vie di Napoli, adesso, complici anche gruppi di napoletani in trasferta, succede pure nella Capitale. Ma se l’area circostante lo stadio nelle occasioni sportive, approfittando della confusione diventa una terra di nessuno, contesa da gruppi malavitosi, c’è da interrogarsi sulle reali motivazioni che hanno spinto l’ultrà Daniele De Santis a muoversi come un gangster più che come un tifoso.
«L’evento sportivo - ragiona il procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo - ormai è l’innesco di situazioni esplosive, dove c’entra di tutto. La droga e non solo. Dietro il tifo c’è un minestrone indigesto che spazia dal disagio sociale a mercenari di una politica d’accatto, alla criminalità violenta. Nella Capitale il fenomeno è in crescita e ci preoccupa molto».
Raccontano infatti le cronache che nell’ultimo anno ben tre tifosi della Lazio sono stati gambizzati in misteriosi episodi. A febbraio c’è stato un agguato a Giuliano Simonetti, leader del gruppo biancoceleste “Banda de noantri”, appena sceso da un autobus a Monteverde. Qualche mese prima era toccato a Fabrizio Toffolo e a Danilo Casadei, altri due storici ultrà del gruppo disciolto degli Irriducibili. E c’è di peggio: l’omicidio di un tal Antonio Bocchino, ex proprietario di un bar e gestore di una società di slot machine a Montespaccato, ucciso nella borgata Casalotti sempre a febbraio, ha dato il via a un’indagine di polizia che finora ha scoperto un’inedita alleanza tra ultrà biancocelesti e malavitosi albanesi. Ad ottobre, peraltro, è stato arrestato per traffico di droga anche un altro leader degli Irriducibili, Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik.
Che cosa sta accadendo, dunque, dentro le curve? Daniele Tissone, segretario del Silp-Cgil, spiega: «Assistiamo purtroppo ad una pericolosa mutazione genetica tra le tifoserie. Un tempo divise in fazioni politiche, oggi sono oggetto di infiltrazioni da parte della criminalità. I casi della Lazio e del Napoli ci segnalano la presenza tra le curve di persone che gravitano intorno alla criminalità organizzata anche ai livelli più alti. Spesso si tratta di persone con numerosi precedenti penali. In taluni casi potrebbero essere affiliate ai clan mafiosi. Si tratta di un problema culturale che va affrontato inasprendo le pene per i violenti, ed emarginando soggetti, come nel caso dell’altra sera, che inneggiano alla morte del compianto Raciti».
La polizia sta seguendo il fenomeno da tempo. «Dopo aver affrontato il problema delle curve - dice Armando Forgione, il dirigente che si occupa dell’ordine pubblico in tutt’Italia - ora ci occuperemo di quello che accade fuori. Intendo dire la vendita abusiva di ogni tipo di merce, bagarinaggio, illegalità diffusa. E naturalmente anche vendita di droga. Tutto quel caos deve scomparire perché gli ultrà, che prima controllavano le curve, ora cercano di controllare le strade». Anche il mondo delle istituzioni si sta accorgendo di questa mutazione. Rosy Bindi annuncia che presto la commissione Antimafia si dedicherà al tema: «Proporrò - dice - la costituzione di un comitato di lavoro su calcio, tifoserie e infiltrazioni criminali. Lo sport, come ogni altro settore della vita di questo Paese, non può tollerare i condizionamenti delle mafie».
fra. gri., La Stampa 5/5/2014