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 2014  maggio 05 Lunedì calendario

GRUPPO CAROGNA: TRA CAMORRA, BOTTE E SPACCIO


Più della sua immagine a cavalcioni sulle grate divisorie dell’Olimpico di Roma con quella vergognosa maglietta di solidarietà a un condannato per la morte di un poliziotto, c’è un’altra foto che inchioda Genny ‘a carogna al suo ruolo di capo ultrà della curva A del Napoli. Fu scattata il primo ottobre sugli spalti dell’Emirates di Londra, durante Arsenal-Napoli, e in quella occasione Genny non indossava maglietta. Era a torso nudo, ricoperto di tatuaggi e con una faccia che non vorresti mai incrociare di notte in un vicolo buio. I media di mezzo mondo rimbalzarono quel ritratto associandolo alla devastazione del Piebury corner, un pub nei pressi dello stadio, sfasciato a sediate da facinorosi. La stampa inglese scrisse Napoli hooligans e quella data è rimasta impressa a fuoco nella memoria dei londinesi, anche se qualche tempo dopo Scotland Yard chiarì che i tifosi azzurri erano estranei all’aggressione.
L’immagine per un capo ultrà è tutto. E quella foto fu utile a rinvigorire e a rendere internazionale il prestigio di Gennaro De Tommaso, il cui nome era già ultranoto alle cronache locali. Un arresto per spaccio di stupefacenti. Un Daspo. La nomea di capo dei Mastiffs, i tifosi del centro storico, tra i gruppi più accesi della curva A del San Paolo, un ambientino assai caldo dove “risiedono” anche le Teste Matte, di Pianura, tra i protagonisti della guerriglia urbana del gennaio 2008 che mise a ferro e fuoco il quartiere napoletano per impedire l’apertura di una discarica. Secondo la Procura dietro i raid, incoraggiati dalla camorra che temeva il deprezzamento delle speculazioni edilizie in atto, c’era una regia politica che utilizzava le frange estreme e violente del tifo organizzato. E agli atti di una quarantina di ordinanze di custodia cautelare che arrivarono dieci mesi dopo gli scontri, i pm allegarono un verbale del pentito Emiliano Zapata Misso, nipote del boss Giuseppe Misso ‘o nasone, che mette nero su bianco la parentela camorristica del capo ultrà: “Gli equilibri fra i gruppi di tifosi e quelli tra i clan camorristici si influenzano gli uni con gli altri (…) Il capo dei Mastiffs è Tommaso Gennaro detto ‘Genny a Carogna (non indagato nella vicenda, ndr), figlio di Ciro De Tommaso affiliato al clan Misso (…)”.
Sempre Zapata Misso, in un altro verbale agli atti di quattro arresti per le violenze durante Napoli-Chievo e Napoli-Milan di qualche anno fa, dipinge la curva A come un luogo dove circola cocaina, tanta cocaina. Venduta a prezzi stracciati: 20 euro a “pallino” (un quarto di grammo). Nel corso del processo sui fatti di Pianura, Zapata Misso dirà: “I gruppi di tifosi che siedono in curva A rispettano regole precise e sono l’espressione dei clan camorristici presenti in città”. È la frantumazione violenta della galassia del tifo organizzato, che segue gli anni in cui le curve del San Paolo erano monopolizzate da un tifoso abile in public relations, Gennaro Montuori “Pa - lummella”, consacrato da una partecipazione nel cult movie Il ragazzo della curva B con Nino D’Angelo, girato nel 1987 subito dopo la conquista del primo scudetto, e poi protagonista di una trasmissione tv tutta sua sul Napoli.
Per essere un re degli ultrà, devi sedere su un trono. E il trono è quello delle ringhiere divisorie degli stadi. Se un giorno Genny dovesse scendere da lì, ci sarà sicuramente un altro a prenderne il posto. All’Olimpico c’era un altro tifoso appollaiato come ‘a Carogna. Si chiama Massimiliano Mantice e ha una storia personale assai meno turbolenta. È tra i leader della curva B, dove comandano i Fedayn, e fino a poco tempo fa ha gestito un pub del centro storico, il 73. Un locale frequentato da tifosi e vecchie glorie del Napoli, il cui nome era un rimando all’articolo della legge che punisce lo spaccio di droga, e anche i panini erano intitolati come i numeri del codice penale. “Una trovata pubblicitaria e niente altro, era un posto divertente e pieno di iniziative” assicurano gli amici ed ex clienti di Massimiliano. Ex, perché ora quel pub, che Mantice gestiva insieme a un altro ultrà detto “Il Papa”, è chiuso.

Vincenzo Iurillo, Il Fatto Quotidiano 5/5/2014