Attilio Barbieri, Libero 7/5/2014, 7 maggio 2014
«PEDEMONTANA E RHO-MONZA LE FINANZIAMO NOI»
Manca un anno all’apertura dell’Expo e tornano esplodere le polemniche sulle infrastrutture milanesi. Dopo l’infelice uscita del sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, che ha definito «inutile» la Pedemontana, sono tornate le voci sulle ppresunte difficoltà della società capofila impegnata nella realizzazione delle infrastrutture lombarde, la Milano Serravalla. «Palazzo Marino, assieme al Movimento 5 Stelle e a Legambiente», spiega a Libero il presidente Maurizio Agnoloni, dicono che la Serravalle va malissimo, ha grandi problemi finanziari, non può fare la Pedemontana, né ha i soldi per realizzare la Rho-Monza e neppure quelli necessari al tratto di autostrada che deve collegare la Brebemi alla Tangenziale Est».
E qual è la realtà?
«Vorrei avere io una società che fa 200 milioni di fatturato l’anno, con un ebitda di 100 milioni e che farebbe mediamente 30 milioni di utile netto se non fosse stata costretta a svalutare in questi ultimi anni gli acquisti sbagliati conclusi dalla precedente gestione. Primo fra tutti quello della A4 Holding, comprata per oltre 70 milioni e che dovremo vendere a 44».
Come si spiegano gli attacchi?
«Non so. Trovo doppiamente grave che si parli in questo modo, a ruota libera, di un’azienda che dà lavoro a 800 persone, ha sui cantieri oltre 3000 addetti e fa lavorare 270 aziende. È grave che queste persone parlino a ruota libera di un’azienda che va bene e oggi ha in cassa circa 80 nmilioni di euro e ha linee finanziarie per eseguire certamente la Rho-Monza e la parte di competenza della Cassanese bis».
Allora dove sta l’intoppo?
«Non c’è. Per fermarci alla Cassanese, tutto quel che dovevamo fare lo abbiamo fatto. Certo, se il Cipe non dà il via libera al nostro piano quinquennale, nonostante siano passati mesi da quando lo abbiamo sottoposto tutto si complica. Noi, per non perdere tempo, abbiamo conmunque bandito la gara che ha avuto numerose offerte tuttora al vaglio di una commissione ministeriale. Se l’analisi della gara procederà celermente a settembre potremo procedere all’aggiudicazione. E partire con i lavori».
Quanto vale l’opera?
«A bando di gara 68 milioni di euro».
E a proposito di soldi chi la finanzia?
«La Milano-Serravalle non ha alcun problema a farlo, recuperando il finanziamento dalle tariffe. Come tutte le autostrade».
Parliamo della Rho-Monza...
«È un’opera da oltre 220 milioni di euro dei quali da 100 e 120 da realizzare entro l’apertura dell’Expo. E anche in questo caso la Milano Serravalle non ha alcun problema a finanziarli. Tutti. Abbiamo ancora un rating BBB per cui non abbiamo problemi a finanziare le opere e a farci finanziare».
E la Pedemontana?
«Da mesi stiamo assistendo a continui rinvii in attesa del Cipe che dopodomani, però, dovrebbe esaminare sia il piano quinquennale di Milano Serravalle sia il piano finanziario della Pedemontana. L’ostacolo per questo piano, finora, era legato alla bancabilità. La crisi finanziaria ha cambiato i termini della questione. Sui 3,2 miliardi di finanziamento previsto dalla convenzione del 2009 le banche, nel 2012, hanno fatto sapere che era impossibile montare un finanziamento di questo importo. A quel punto abbiamo deciso di utilizzare la legge sulla fiscalizzazione approvata nel 2011 per ridurre l’importo necessario da finanziare e in base alla quale è possibile riequilibrare i piani, con benefici fino al 50% del costo dell’opera fra versamento a fondo perduto e benefici fiscali. Parlo della sospensione di Ires, Irap e Iva per un certo numero di anni. La prima opera a godere di questi benefici è stata la Orte Mestre, per la quale il Cipe ha già dato il via libera».
E per la Pedemontana cos’è accaduto?
«In questi mesi si è discusso sull’opportunità di riequilibrare il piano economico finanziario per ridurre l’importo del finanziamento, realizzandola per fasi costruttive distinte. Mentre per completarla interamente la convenzione del 2009 prevedeva 536 milioni di equity e 3,2 miliardi di finanziamento privato oltre a un miliardo e 250 milioni di contributo a fondo perduto, oggi, con le agevolazioni fiscali, servirebbe un finanziamento di 2,6 miliardi e 800 milioni di equity. Le banche però hanno fatto presente che anche i 2,6 miliardi necessari erano un importo non praticabile con la situazione attuale del mercato. Così abbiamo proposto di realizzare l’austrostrada fino al lotto C, in pratica i due terzi del percorso».
E il terzo rimanente chi lo pagherebbe?
«Con i due terzi della Pedemontana già in funzione l’ultino lotto potremmo finanziarlo ad esempio con un bond garabntito dai flussi di cassa della parte già aperta. Il problema è quello di arrivare al lotto C».
Con questo taglio le risorse necessarie a quanto ammontano?
«Il finanziamento complessivo si feremebbe a 1,6 miliardi con 536 milioni di equity. Il tetto massimo posto dalle banche».
E cos’è accaduto?
«Negli ultimi mesi abbiamo lavorato per convincere il ministero dell’Economia che il progetto di realizzare la Pedemontana per tratti successivi era una richiesta delle banche. Oggi il ministero ha accettato questa impostazione».
Parliamo della variante Expo. Quanto serve per completarla?
«Trecento milioni che le banche, ancora una volta, non sono disposte a mettere. A questo punto però, la società concedente Cal (Regione Lombardia e Anas, ndr) ha fatto sapere di essere disposta a elevare il contributo pubblico fino all’80% anche per la tratta B1, a condizione che i soci garantiscano i 170 milioni necessari per completare l’opera».
E i soci li garantiscono?
«Stiamo realizzando un’operazione finanziaria per farlo. Le banche socie assieme a Finlombarda si sono impegnate a sottoscrivere strumenti finanziari o obbligazioni della Milano Serravalle fino a 72 milioni di euro, pagabili con azioni delle nostre partecipate, Tangenziale Esterna e Brebemi. O con azioni Milano Serravalle. La differenza arriva dalla dismissione di un’altra partecipazione e da mezzi finanziari della Serravalle medesima. Tutta l’operazione dovrebbe essere formalizzata nei prossimi giorni».
Dunque, per concludere, non esiste il rischio di uno stop a tutti i lavori?
«Viste le premesse direi proprio di no. Certo, se il Cipe non approva i piani di Serravalle e Pedemontana, le banche avranno qualche problema ad concedere ulteriori finanziamenti».