Nino Sunseri, Libero 7/5/2014, 7 maggio 2014
IL PROCESSO A MPS RISCHIA DI SALTARE
Lo scandalo del Montepaschi si sta progressivamente sgonfiando. Da una parte processi che inciampano, dall’altro inchieste della Procura che partite sotto il rullare dei tamburi giustizialisti, ora segnano il passo. Insomma quello che doveva essere lo scandalo del secolo, con tangenti miliardarie, traffici internazionali e connessioni inconfessabili, comincia a perdere mordente. Anzichè una tigre feroce capace di mordere a sangue sulle complicità nascoste che ruotavano intorno all’istituto (a cominciare dal coinvolgimento del Pd) si sta trasformando in un gattino cieco. Ieri è stato annunciato il trasferimento da Siena a Milano del processo per l’acquisizione di Antonveneta, la banca padovana che pagata dieci miliardi ha affondato il bilancio del Monte. Un’operazione quanto meno imprudente considerando che solo qualche mese prima il Banco Santander l’aveva pagata sei miliardi. La differenza maturata in così poco tempo aveva lasciato trasparire il sospetto di qualche maxi tangente a cavallo tra la Spagna e la Toscana. Il processo, forse, avrebbe potuto aprire qualche squarcio. Con trasferimento a Milano annunciato ieri sarà più difficile perché, sostanzialmente, il procedimento dovrà ricominciare. Nel frattempo la prescrizione si avvicina. A decidere la trasmissione degli atti è stato il Gup di Siena, Monica Gaggelli, facendo un grande regalo alla difesa. La richiesta di trasferimento, infatti, era stata presentata da alcuni dei difensori degli otto imputati, oltre alla banca JP Morgan, che avevano contestato la competenza territoriale. Gli imputati sono personaggi eccellenti della gestione vecchia del Monte: dall’ex presidente Giuseppe Mussari, all’ex direttore generale Antonio Vigni e all’ex direttore finanziario Daniele Pirondini. E poi Raffaele Giovanni Rizzi, Tommaso Di Tanno, Pietro Fabretti, Leonardo Pizzichi e Michele Crisostomo. Le accuse sono, a vario titolo, manipolazione del mercato, ostacolo all’autorità di vigilanza, false comunicazioni sociali. I difensori avevano presentato un’eccezione preliminare sulla competenza territoriale sostenendo che il reato più grave (manipolazione del mercato) era stato commesso a Milano in quanto le notizia relative al bilancio semestrale 20008 di Mps furono pubblicate sul circuito Nis della Borsa il 29 agosto del 2008. Nell’udienza del 24 aprile aveva preso la parola la pubblica accusa. Per i pm gli ex vertici di Mps, e in particolare l’ex presidente Mussari e l’ex direttore generale Vigni, avevano «un modus operandi autoreferenziale, verticistico ed asservito al soddisfacimento di interessi in generale distonici da quelli dell’ente». Erano invece molto sensibili «a sollecitazioni esterne alla banca, ascrivibili in prima battuta al panorama politico locale e nazionale». Un chiaro richiamo all’influenza del Pd sui destini della banca senese. Non solo: secondo i magistrati «attraverso condotte fraudolente i dirigenti avevano dato ad intendere che Mps potesse sostenere l’acquisizione di Antonveneta». La banca, in realtà, non stava bene e non era in grado di affrontare l’operazione. Non a caso vengono montate tutte le operazioni sui derivati che scavano la fossa al bilancio dell’istituto. I magistrati scrivono che le conclusioni, «incontrovertibili», non sono definitive in quanto ci sono indagini ancora in corso.
La decisione del gup di portare gli atti a Milano rappresenta una secca sconfitta per la Procura. Per i pm senesi è un brutto colpo, ma non ci sarà ricorso. «La decisione non era inattesa. È una materia aperta. Certo i magistrati sono umanamente dispiaciuti di perdere una vicenda sulla quale avevano lavorato tanto, ma rispetteranno la decisione del giudice ha detto una fonte all’Ansa le sentenze non si commentano, si applicano». A quanto si apprende, i tre titolari dell’inchiesta Aldo Natalini, Antonino Nastasi e Giuseppe Grosso potrebbero anche essere applicati, a turno, alla procura di Milano per seguire il procedimento.