Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  maggio 07 Mercoledì calendario

BRANDON, VOGLIA DI CATTIVERIA DELL’EX IDOLO DI «BEVERLY HILLS»


Le confessioni di Priestley sugli ex colleghi del telefilm e ra quello buono, quello idealista, quello maturo. Era il ragazzo che non faceva preoccupare i genitori, che dava sempre una mano agli amici, che andava bene a scuola e che nel frattempo lavorava anche per guadagnarsi qualche soldo. Finite le lezioni al West Beverly High, Brandon Walsh si infilava una discutibile casacca azzurrina con i bordi color porpora e iniziava il suo turno come cameriere al Peach Pit. Che bravo. Proprio un bravo ragazzo, come avrebbero detto le nonne e come pensavano milioni di ragazze (e ragazzi) sparse per il mondo che crescendo assieme alla prima vera serie tv pensata per adolescenti, «Beverly Hills 90210», stabilivano senza accorgersene i punti fermi che poi le avrebbero accompagnate nella loro vita. Il concetto di uomo ideale, ad esempio. Lo yin e yang delle tipologie maschili erano rappresentati dal tenebroso Dylan e dal buono, buonissimo Brandon. Più che due personaggi, due icone generazionali, al punto che dopo dieci anni di riprese e quattordici dall’ultimo ciak (a molti fa impressione realizzarlo ma la serie è stata chiusa nel 2000) loro come il resto del cast sono ancora legati all’immaginario di «Beverly Hills». E così Jason Priestley, oggi 44 enne, rimane per quasi tutti il bravo Brandon.
Non quando scrive, però. Ieri è uscito Jason Priestley: A Memoir , un volume che nel titolo lascia poco spazio all’immaginazione ma che nei contenuti sorprende abbastanza. L’attore per il suo esordio editoriale ha cercato ancora una volta di soffocare l’allure di bontà che stenta ad abbandonarlo nonostante i suoi sforzi: anche nell’ultima serie tv che lo vede protagonista, «Call me Fitz» interpreta un disonesto e cinico ubriacone. Nel libro dei suoi ricordi ce ne sono parecchi sgradevoli e i personaggi coinvolti (fa nomi e cognomi) avrebbero certo preferito non vederli stampati e consegnati ai posteri.
Molte pagine sono dedicate agli anni in cui quel successo tanto rincorso si presentò a Priestley con dimensioni spaventose. E molte delle frecciate sono proprio per i suoi ex compagni di set. Non è stata risparmiata nemmeno sua sorella gemella, Brenda, ovvero Shannen Doherty. Nel libro, tornando con la memoria a uno dei primi viaggi in jet condivisi con l’attrice, Priestley scrive: «Non riuscivo a credere alle prime parole che disse dopo essersi imbarcata. Si rivolse a un addetto stampa che era con noi e disse: “Sul serio? Una macchina? Voi mandate una semplice macchina a prendermi e non una limousine?”. Poi sospirò. Mi misi a ridere perché non riuscivo a capire se stesse scherzando o no». A quanto pare non scherzava visto che il racconto prosegue: «Ma era solo l’inizio. Mi guardavo attorno sentendomi sempre più a disagio mentre lei si lamentava della scarsa attenzione, del cibo a bordo, della temperatura in cabina e di tutto il resto».
Un’anticipazione che è bastata per infastidire l’attrice che ha affidato a Twitter la sua risposta: «I libri di memorie sono così divertenti, viene detta raramente la verità. Del resto sono fatti per essere venduti». Non ha ancora replicato invece Tori Spelling (figlia di Aaron, l’ideatore di «Beverly Hills 90210»), che nella serie interpretava Donna. Eppure dal ritratto che ne fa Priestley non ne esce elegantissimamente. Una pennellata per demolirla: «Una sera guardavo il telegiornale locale — scrive Priestley —. In un servizio ho visto la partecipazione di matrimonio che le avevo spedito: l’aveva venduta per 5 dollari assieme a un suo autografo». Punzecchiature più o meno grandi che, a distanza di anni, l’attore dispensa platealmente. E visto che sfogarsi è liberatorio, la cerchia dei nomi e cognomi non si limita ai compagni di set di allora. Un’altra bacchettata arriva a Mischa Barton.
«Vittima» di un successo lampo con la serie «The O.C.», l’attrice si credeva ormai diva. Priestley nel 2004 fece con lei un viaggio in auto: «Ero seduto di fronte a lei e a sua madre. Mischa le ha detto: “Dobbiamo condividere l’auto con lui?”. E la madre: “Può sentirti, è seduto qui”. Mischa alzò gli occhi al cielo e rimase in silenzio per tutto il viaggio». Nel baule dei ricordi del caro Brandon non ci sono solo cattiverie. Ma anche episodi che in molti avrebbero comunque preferito non vedere pubblicati. Tra gli altri Brad Pitt, suo coinquilino prima del successo. Il divo ha già fama di essere una persona non pulitissima. Priestley gli ha scritto l’epitaffio: «Facevamo a gara a chi riusciva a passare più tempo senza lavarsi e radersi. Vinceva sempre Brad». Meglio stare attenti ai coinquilini. Specie se sono bravi ragazzi.