Sergio Romano, Corriere della Sera 7/5/2014, 7 maggio 2014
IL BELGIO E I RUMORI MOLESTI: LITE TRA FIAMMINGHI E VALLONI
A Bruxelles, il rumore provocato dagli aerei in partenza dall’aeroporto di Zaventem è stato oggetto di un piano molto controverso. Con l’obiettivo di alleviare il disturbo per i comuni fiamminghi nel Nord di Bruxelles, i decolli ora avvengono anche verso il Sud francofono e molti aerei passano sulla città, provocando la protesta di molti abitanti. Storicamente, i governanti hanno sempre preferito aver riguardo per i residenti delle città, la culla di rivoluzioni, rispetto a quelli delle campagne. In questa circostanza, la necessità di suddividere equamente il rumore tra fiamminghi e valloni ha fatto venire meno questa regola. Certo, il paese è densamente popolato, ma la scelta è curiosa, non trova?
Piero Heinze
Caro Heinze,
I l problema della ripartizione dei benefici e degli oneri fra valloni e fiamminghi è uno dei maggiori grattacapi dello Stato belga. I cittadini più anziani non hanno mai dimenticato che cosa accadde, dopo la seconda guerra mondiale, quando fu deciso che l’università cattolica di Lovanio, uno dei più antichi atenei europei, avrebbe generato due istituzioni separate: Leuven per i fiamminghi e Louvain la Neuve per i valloni e i brussellesi di lingua francese. La storica biblioteca fu divisa: una metà alla prima e l’altra metà alla seconda. Peccato che la formula adottata per garantire un’equa divisione fosse quella di tagliare a metà le collezioni storiche e persino le enciclopedie. Non mi sorprende quindi che anche il rumore degli aerei abbia subito lo stesso trattamento.
Lei ha ragione quando osserva che il criterio, in questo caso, non tiene conto di un’antica preoccupazione degli Stati europei. Le monarchie conservatrici temevano gli scoppi di rabbia che agitavano periodicamente i loro sudditi. Quelli delle campagne erano brutali e feroci, ma non mettevano a repentaglio la stabilità dello Stato. Quelli delle città invece prendevano rapidamente una connotazione politica. I tre grandi moti popolari di Parigi nell’Ottocento (1830, 1848, 1870) ebbero per effetto un cambiamento di regime. Quelli di Milano del 1898 suscitarono nel governo il ricordo della Comune parigina del 1870 e provocarono reazioni sproporzionate.
Il timore della piazza ebbe conseguenze urbanistiche e architettoniche. I grandi viali che attraversano Parigi furono disegnati dal barone Haussmann, negli anni in cui era prefetto del Dipartimento della Senna, anche per consentire il rapido intervento della cavalleria. Le stesse preoccupazioni, forse, erano presenti alla mente degli urbanisti viennesi quando realizzarono il grande Ring voluto da Francesco Giuseppe negli anni Settanta dell’Ottocento. Oggi, nei regimi democratici, le città sono sempre un focolaio di proteste e disordini, ma la distinzione fra cittadino e contadino si è progressivamente attenuata. I contadini continuano a scendere in piazza soprattutto in Francia, ma le loro manifestazioni, anche quando hanno caratteri violenti, sono economiche e sindacali.