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 2014  maggio 07 Mercoledì calendario

LOTTA ALLA DROGA, NON SOLO REPRESSIONE L’IDEA DI SOROS CONTRO IL PROIBIZIONISMO


Un fallimento da mille miliardi di dollari, con tante vittime, omicidi, carceri piene, danni ingenti sulle economie dei Paesi produttori e dei Paesi consumatori. Stiamo parlando della droga e della guerra a chi ne gestisce il traffico e il mercato. Partendo dall’analisi, conti alla mano, che George Soros ha firmato sul Financial Times . Il titolo è già molto chiaro: «L’inutile guerra alle droghe che spreca denaro e distrugge la vita». Forse più delle stesse sostanze proibite, se si considerano anche gli omicidi collegati.
Sembra essere tornati indietro nella storia, negli anni Venti dello scorso secolo quando il proibizionismo degli alcolici teneva banco negli Stati Uniti e la droga era del tutto marginale. Gli Al Capone di allora gestivano un mercato illegale altamente redditizio per la criminalità, altamente costoso per il governo degli Stati Uniti e realmente sconfitto solo dalla fine del proibizionismo. Non è però Soros a sposare l’idea di chi vuole liberalizzare eroina, cocaina e affini, bensì cinque economisti premi Nobel che in un rapporto della London School of Economics sintetizzano amaramente: la guerra alla droga ad oggi ha fatto più male che bene. Ha arricchito i criminali e impoverito gli Stati che li combattono. Soros analizza gli aspetti economici e nel tirare le somme sottolinea come, in più di quattro decenni, i governi di tutto il mondo hanno stanziato ingenti somme di denaro in attività antidroga inefficaci e repressive. E il tutto a scapito di programmi che funzionano davvero come gli aghi gratuiti (per prevenire la trasmissione del virus dell’Aids) e la terapia sostitutiva.
Soros è in prima linea perché con la sua Open society foundations anche di tossicodipendenti si occupa, sostenendo programmi di riduzione del danno. Spiega: «Per ogni dollaro investito per evitare lo scambio di siringhe, se ne risparmiano 27 sui costi». Ancora più ingente il ritorno economico investendo in centri che somministrano sotto controllo droghe o applicano programmi di disintossicazione da oppiacei. Sarebbe questa la via per assestare un vero duro colpo ai narcotrafficanti. Come avvenne con la fine dell’alcol proibizionismo.