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 2014  maggio 07 Mercoledì calendario

BERLUSCONI IN MAGGIORANZA PER TRE ORE, POI SI SMENTISCE


Più che la grande coalizione Silvio Berlusconi è già a pieno titolo nella grande contraddizione. Non esclude, dopo le Europee, di rientrare nella maggioranza di governo – «Bisogna vedere cosa succede in economia, ci può essere per il bene del Paese la necessità di stare tutti insieme» – ma non si sente di assicurarlo in campagna elettorale. Per poi rettificare: «Sono stato interpretato male, lo farei solo davanti a una catastrofe». Le riforme servono a modernizzare il Paese, ma dopo due incontri andati bene con il premier Renzi, adesso Forza Italia non voterà il testo per cambiare il Senato. «Non ci sono le condizioni – taglia corto il padre della patria – II caos non è colpa nostra».

GRANDE CONTRADDIZIONE
Annuncia le primarie in Forza Italia, «passaggio assolutamente indispensabile», ma poi fa sapere che non ce n’è bisogno perché il leader è solo lui. Salvo il criptico: «Il leader sono gli elettori». I sondaggi, che prima era «un miracolo se arriviamo al 20%», adesso sono falsi: «Siamo sopra, al 21% in salita». Le pensioni minime per gli anziani ondeggiano tra 800 e mille euro, saliscendi come l’umore. L’uscita dall’euro è anch’essa ondivaga: «Non è immediata, ma se si va avanti, se non cambia la politica della Bce, così sarà la situazione a imporcelo. Bisogna trattare con la Germania». In compenso Alfano è promosso da traditore a semplice ingrato: «Gli manca il quid della gratitudine». Mentre Grillo, con cui è escluso un confronto diretto, vuole diventare il «dittatore di questo Paese».
Insomma, all’incremento di presenze sui media non corrisponde uguale chiarezza del messaggio comunicato. Sarà (anche) per quello che il partito è collegato con Radio Anch’io al mattino, poi con TgCom, ed è stato a Matrix in serata. Stamattina terrà una conferenza stampa dal suggestivo titolo «Liberiamo la cultura» a San Lorenzo in Lucina, mentre a tarda sera incontrerà i falchetti della Santanché. Intanto promette – minaccia? – una «grande sorpresa» sui sistemi di cura per gli anziani a Cesano Boscone. Del resto, a suo tempo voleva già debellare il cancro in tre anni.
La verità è che l’ex Cavaliere, a questo punto della sua parabola, non esclude nulla. Né un nuovo patto di governo con Renzi, all’indomani del voto per Strasburgo, né un riavvicinamento a Ncd. Ma sarà determinante il risultato del 25 maggio. Anche per decidere se lanciare nell’agone politico Marina, ancora ieri caldeggiata sia da Toti che da Michaela Biancofiore. Con l’ombra del terzo incomodo. Barbara, che – dicono dalle parti di Arcore – non ha intenzione di farsi da parte per lasciare campo libero alla sorella maggiore. Silvio, per il momento, non scopre le carte sui figli: «Li ho sempre lasciati decidere, li ho sconsigliati di entrare in questa politica anche se sono tentati per reagire a quello che mi è stato fatto. Ma poi il popolo li deve votare...». A tempo debito: «Una nuova leadership non c’è». Pausa. «Ancora». Poi: «I leader non si allevano in batteria come i polli». Ci sarà tempo di misurarsi con il consenso popolare, anche perché il voto nell’orizzonte berlusconiano non è previsto prima del 2016. Mentre tocca al «Mattinale di Brunetta concentrarsi sull’ennesimo attacco a Napolitano: «È il Papa rosso. Nomina vescovi rossi. Vuole una curia monocolore».

CARTE COPERTE
Fatto sta che dentro Forza Italia in molti si stanno attrezzando per il «si salvi chi può». In attesa di capire se pragmatismo e lucidità di Berlusconi sono ancora concentrati sul partito. «Le manovre di riavvicinamento a Renzi sono iniziate – giura un big – E stavolta non è Verdini a giocare la partita: è Silvio in prima persona». La tesi degli ottimisti è sempre quella degli interessi convergenti: il premier vuole portare a casa le riforme istituzionali, se si renderà conto di avere bisogno dei voti forzisti, dovrà sedersi a un tavolo e discutere «a tutto campo». A quel punto, Toti e il «cerchio magico» potranno serenamente dedicarsi a preparare la discesa in campo di Marina, salve le eventuali rivendicazioni di Barbara.
Non tutti però sono convinti. Raffaele Fitto sembra disposto a incassare – se le cose andranno come spera – un successo elettorale personale e a capitalizzarlo sedendo nella «cabina di regia» che Toti ha promesso verrà varata subito dopo le elezioni. Ma non tutti la pensano come lui. Ci sono alcuni senatori campani e siciliani sensibili alle sirene cosentiniane di Forza Campania, guidate da Vincenzo D’Anna. C’è il malumore di prime file come Santanchè, Capezzone, Elio Vito. E c’è la campagna acquisti avviata sul territorio da Ncd. Che ha come epicentro la Lombardia: Lupi è in pressing sulla macchina organizzativa ciellina, Gelmini e Mantovani sul fronte opposto. All’ombra della Madonnina è nato il ventennale potere berlusconiano, ed è lì che potrebbe ricevere il colpo di grazia.