Simonetta Fiori, la Repubblica 3/5/2014, 3 maggio 2014
I BESTSELLER DELLA FEDE FANNO MIRACOLI IN LIBRERIA
In tempi di carestia editoriale, è il più prodigioso dei miracoli. La moltiplicazione dei libri. Se l’accostamento biblico non appare irriguardoso, papa Francesco è riuscito anche in questo. Da quando è salito sul soglio di Pietro sono usciti duecentoquarantatré titoli die su Bergoglio , un ciclone di carta che non ha precedenti nella storia dei papi. Nell’ultimo mese si conta in Italia un libro al giorno, destinato a fare il giro del mondo. Ma il carisma del pontefice argentino va oltre gli scaffali a lui dedicati, producendo anche uno straordinario “indotto”.
Non solo sono aumentate le tirature religiose in un paese che nell’ultimo anno ha perduto altri due milioni di lettori. Ma questi titoli finiscono per attrarre un numero crescente di publisher stranieri, mentre la nostra editoria vacilla anche per lo scarso interesse di cui gode nella scena internazionale: è calata ulteriormente la vendita dei diritti e la lingua italiana appare sempre più marginale.
I libri funzionano da sismografi di una stagione storica. E gli eventi che hanno segnato nell’ultimo anno la Chiesa cattolica non hanno rivali per la portata dirompente. La rinuncia di Benedetto, l’elezione di Francesco e il segno rivoluzionario del nuovo corso: l’effetto è stato anche quello di avvicinare ancora di più ai temi della cristianità e della spiritualità un pubblico nuovo, diverso da quello tradizionale, più giovane e laico, come da tempo registra l’Osservatorio dell’editoria cattolica. Lettori che non vanno a messa la domenica ma s’interrogano sul senso del sacro, sulle questioni teologiche e sulle emergenze sociali che il Papa ha posto al centro del dibattito ecclesiale. Oggi è anche difficile interpretare la contemporaneità senza una conoscenza della cultura religiosa. E non è certo un caso che a torreggiare al centro del Salone del Libro — in programma da giovedì prossimo a Torino — non sarà un grande schermo né un e-book né un’invenzione digitale ma un simbolo millenario e insieme nuovissimo, icona di tradizione e ora di rivoluzione: un cupolone di libri alto dieci metri che richiama San Pietro e il suo colonnato.
Lì sotto, nei 332 metri quadri di esposizione, troveremo il più internazionale degli editori italiani, un salesiano siciliano che dal 2007 dirige la Libreria Editrice Vaticana, la casa editrice della Santa Sede: un ricco catalogo di dottrina, liturgia e cultura cattolica tradotto in una ventina di lingue. «Per noi è una grandissima occasione: farci conoscere da un pubblico non specializzato », dice don Giuseppe Costa, che ha studiato editoria e marketing negli Stati Uniti, è stato direttore editoriale della Sei e domina con astuzia la macchina mediatica nazionale. La missione è sempre quella di conquistare nuovi terreni: e se la Tv dei vescovi s’affida alle mani esperte di Paolo Ruffini, inventore di format televisivi come Che tempo che fae Ballarò, la conquista dell’egemonia passa anche attraverso la più importante fiera del libro italiana, che quest’anno assegna al Vaticano il ruolo di paese ospite. «Il fenomeno del libro religioso era già esploso da tempo, ma con papa Francesco ha conosciuto un incremento intorno al dodici per cento solo in Italia», spiega il padre salesiano, forse con troppo entusiasmo rispetto alle analisi più misurate degli esperti Giovanni Peresson e Giuliano Vigini: se l’editoria non confessionale ha perso in un anno l’8,1 per cento, quella cattolica contiene l’emorragia a un meno 3,8 per cento. Comunque, un successo. Confermato da un altro dato fornito dall’Istat: nel decennio tra il 2000 e il 2010 il pubblico dei libri religiosi è cresciuto di novecentomila lettori. Secondo don Costa, l’espansione è da attribuire «alla morte delle ideologie, soprattutto di quella marxista che liquidava la religione come oppio dei popoli». Non importa ricordargli quanta importanza Gramsci desse alla produzione religiosa, nelle sue note giornalistiche Sotto la mole . «Negli ultimi decenni», continua il sacerdote, «sono crollati gli steccati che ci impedivano di stare in una libreria Feltrinelli. Per un lungo periodo le nostre edizioni sono state guardate con diffidenza e relegate nelle librerie specializzate».
La Lev è l’editore italiano che vende di più all’estero, fatturando ogni anno intorno ai venti milioni di euro, l’equivalente di una casa editrice di medio peso. In realtà solo il 25 per cento del fatturato arriva dal mercato italiano. La fetta più grande è occupata dagli Stati Uniti (30 per cento), mentre America Latina, Spagna Germania e Francia compongono il resto della torta ciascuno con uno spicchio tra il sette e otto per cento. Un incremento di un milione e mezzo di euro — nel bilancio annuale — è stato prodotto dal copyright di papa Francesco, di cui l’editrice vaticana è proprietaria. La sua enciclica Lumen fidei ha venduto oltre due milioni di copie nel mondo. E ciascun titolo del pontefice in edizione Lev raggiunge il traguardo di mezzo milione di copie, una tiratura di trentamila/ quarantamila moltiplicata per una dozzina di paesi stranieri. «Come ci regoliamo con il suo copyright? Un mercato da suk arabo», scherza con il fuoco don Costa. «Ai piccoli marchi chiediamo percentuali minime, mentre con gruppi come Random House, Rcs o Sterling Publishers arriviamo all’8 per cento». Una curiosità: i diritti di Jorge Mario Bergoglio prima di diventare pontefice sono rimasti agli editori argentini, i ricavi da pontefice finiscono nelle casse della Lev che poi li consegna alla segreteria di Stato, mentre quelli di papa Ratzinger — anche lui detentore di ottime royalties — vengono affidati alla fondazione omonima che sovvenziona gli studi in teologia.
Ma, escluso il caso specialissimo della Lev, la crescita del libro religioso non significa automaticamente la crescita dell’editoria cattolica. «La novità è che il terreno è stato ampiamente occupato in questi anni dai marchi laici», dice Giovanni Peresson, responsabile dell’Ufficio Studi Aie che segue anche l’Osservatorio dei libri religiosi. «Un’agguerrita concorrenza che qualche danno comincia a procurarlo soprattutto alle librerie cattoliche, le più colpite dalla crisi: ed erano quelle che ancora negli anni Novanta contavano il maggior numero dei punti vendita». Se il gruppo Mondadori (inclusi Piemme ed Einaudi) sforna in un anno cento libri di argomento religioso, Rcs libri lo segue con 66 titoli. Si è preso la briga di contarli un’autorità in materia, Giuliano Vigini, studioso di Sant’Agostino e curatore di un’affollatissima biblioteca di papi. Il rischio per l’editoria cattolica è di perdere colpi nella saggistica in cui è più forte la competizione — ossia il Gesù storico, il passaggio dall’ebraismo al cristianesimo, la storia della Chiesa, l’esegesi dei testi sacri, biografie e testimonianze di vita — scivolando lentamente nell’angolo della produzione devozionale e liturgica. Un fenomeno poco investigato è quello dei librini low cost, che vengono ignorati dalle classifiche consuete — perfino dai “bestseller della fede” di Avvenire, sensibili ai titoli dai 5 euro in su. Volumetti di preghiere, rosari di tutte le specie, Maria che scioglie i nodi, vite di santi, apologhi di pellegrinaggi, ma anche riflessioni del cardinal Martini o dell’attuale arcivescovo di Milano Scola: milioni di opuscoli che al prezzo di un tramezzino invadono le parrocchie d’Italia.
Per smuovere invece le vetrine delle librerie occorrono i miracoli. Lo sanno bene giornalisti come Paolo Brosio e Antonio Socci, che animati da autentica fede scalano le classifiche dei bestseller con storie di prodigi e resurrezioni. Un sociologo dei comportamenti collettivi non avrebbe difficoltà a spiegarlo: lontani dal miracolo italiano, non resta che rifugiarsi in quello di Medjougorje. Con buon profitto per gli editori, confessionali e non.
Simonetta Fiori, la Repubblica 3/5/2014