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 2014  maggio 03 Sabato calendario

ALITALIA, IMPASSE SUL NODO DEBITI SINDACATI: NO TAGLI AL COSTO DEL LAVORO


ROMA.
Il momento, delicato, impone il più classico dei silenzi stampa per non gettare benzina sul fuoco dell’accordo con Etihad. Ieri, bocche cucite sull’esito dell’incontro tra i vertici di Alitalia, i soci di peso Poste italiane e Atlantia e le banche creditrici. Un summit in videoconferenza che dovrebbe aver messo a fuoco, ma non risolto, i problemi tecnici legati alla conversione del debito oggi in mano agli istituti di credito (complessivamente 900 milioni di euro) in capitale della nuova Alitalia guidata dagli arabi.
Le poche voci che filtrano dall’incontro tenuto presso lo studio legale Bonelli Erede Pappalardo a Milano, riferiscono della possibilità di una trasformazione “totale” di 400 milioni di euro in equity. Ma altre fonti sottolineano come ancora oggi, a poche ore dalla partenza dell’ad Gabriele Del Torchio e Roberto Colaninno per Abu Dhabi (il volo è previsto per lunedì mattina), ci siano ancora delle resistenze, o meglio, dei distinguo e delle voci dissonanti all’interno della compagine bancaria. Il pallino resta però saldamente nelle mani di Del Torchio e difficilmente nel corso degli incontri previsti nel Golfo con il numero uno di Etihad James Hogan la prossima settimana, si potrà arrivare ad un accordo o nella peggiore delle ipotesi ad una rottura definitiva.
Le parti stanno infatti aggiustando il tiro rinunciando, un po’ per ciascuno, ad un pezzetto di richieste. Il secondo punto discusso ieri con soci e banche riguarda il come inserire nell’ipotetico contratto di acquisizione, la manleva a favore degli arabi relativamente ai contenziosi pregressi, sollevando per il futuro Etihad da ogni responsabilità e pagamento dei danni a terzi. L’idea che sta maturando è a metà strada da un fondo compensativo e una newco che avrebbe il compito di assorbire le eventuali sconfitte in tribunale, su un totale di quasi 400 milioni di euro pendenti sul capo di Alitalia tra Windjet, Gruppo Toto e altre querelle aperte e iscritte a bilancio.
C’è poi il terzo nodo, in realtà uno dei principali per gli emiri, che riguarda il costo del lavoro: ieri i sindacati dei naviganti sono andati al primo vero incontro con l’azienda e il risultato è stato un irrigidimento da parte di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Secondo alcune fonti, Alitalia avrebbe alzato la posta e chiesto sacrifici a piloti e hostess doppio e vicino ai 100 milioni di euro. Una cifra ben più pesante rispetto a quella preventivata come taglio del costo del lavoro e pari, fino a pochi giorni fa, a 48 milioni di euro. Accanto a questo altri 39 milioni arriverebbero dal blocco del contratto per i prossimi due anni, senza contare gli arretrati (altri 11 milioni) dei naviganti. Richieste «inaccettabili» per i sindacati. Il match è rinviato a mercoledì prossimo quando le parti si vedranno per trovare un accordo. Nel frattempo il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi sta mettendo a punto il decreto che dovrebbe portare acqua al mulino di Linate durante l’Expò di Milano, permettendo lo spostamento degli slot della Roma-Milano di Alitalia, ridotti al lumicino grazie alla concorrenza dei treni veloci, verso rotte europee. E ieri anche l’Ingegner Carlo De Benedetti, ha parlato della possibile acquisizione da parte di Etihad: «Purché voli, che siano arabi o meno poco importa».

Lucio Cillis, la Repubblica 3/5/2014