Aldo Cazzullo, IoDonna 3/5/2014, 3 maggio 2014
VINCENT E LE DONNE
CI SONO LOGHI GLOBALI, “marchi” che la mondializzazione ha reso patrimonio comune, al punto da svuotarli del loro significato autentico. Il primo a capirlo fu Warhol, che infatti ridusse Mao e Marilyn a icone infinitamente riproducibili; prima di fare la loro stessa fine, diventando una griffe transnazionale come la Ferrari, il sushi, Leonardo, il Barcellona, la pizza, Van Gogh. Ecco, Van Gogh. Lo straordinario successo postumo dei suoi quadri (in vita ne vendette uno solo, e un rigattiere ne fece incetta per dieci centesimi l’uno, bruciando quelli che gli parevano poco commerciabili) ha fatto dimenticare, o non ha mai fatto conoscere, una vita dolorosissima e sfortunata, per quanto talentuosa. Con le donne ad esempio Vincent ebbe un profondo insuccesso. Si innamorò due volte, di Eugenia (anche indicata come Ursula) e della cugina Kate detta Kee, e non fu mai ricambiato. In compenso ebbe molte relazioni di cui gli importava poco (il parroco del villaggio di Neunen arrivò a vietare alle ragazze di posare per lui). Pensò anche di sposare un’ex prostituta segnata dal vaiolo, con questa motivazione: «Quando la terra non viene messa alla prova, non se ne può ottenere nulla. Lei è stata messa alla prova; di conseguenza trovo più in lei che in tutto un insieme di donne che non sono state messe alla prova dalla vita».