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 2014  maggio 02 Venerdì calendario

«C’È UNA DONNA CHE MI HA FATTO DAVVERO MALE: È MIA MAMMA»


Il mistero di Rocco Siffredi è apparecchiato tutto a questa tavola nella villa bianca tappezzata di foto di famiglia dove vive in una zona residenziale di Budapest. C’è sua moglie Rosa, che non sta seduta un attimo, tra padelle sul fuoco e posate da mettere in tavola, proiettata in un perenne «di cosa avete bisogno» nonostante le due donne di servizio abbiano già ampiamente provveduto a tutto. Suo figlio Lorenzo, 18 anni portati in modo silenzioso e filiforme, piegato sul piatto sbrana tre etti di spaghetti con indosso una maglietta con scritto «I love chips», uno dei motti dedicati alla devozione per la «patata» che hanno reso suo padre un personaggio tranquillizzante, fumettistico, amato, incredibilmente normale. È fidanzato da due anni con Laura, sua compagna alla British School, ama paintball e motocross, passione quest’ultima che gli ha passato papà esattamente come ha fatto con Leonardo, che ha 15 anni, è alto un metro e novanta ed è appena tornato dal campo d’atletica dove si allena. Rocco mangia con voracità, beve vino rosso e non muove un dito. Guarda la televisione italiana, parla di politica, tira fuori un aneddoto di set come se niente fosse, ascolta il consiglio distaccato del primogenito che gli suggerisce di fare solo orge in diretta streaming per sconfiggere la pirateria online. Il prossimo quattro maggio compirà cinquant’anni, di cui trenta passati a fare pornografia. Guarda la famiglia, la grande casa, e non può credere di aver avuto il coraggio di prendersi tutto nella vita.
Ha fatto l’amore con sua moglie ieri notte?
No. L’abbiamo fatto tre giorni fa.
«Numeri» strani?
Macché. Se propongo a Rosa la metà delle cose che faccio sul set se ne va via. Le piace essere dominata, ma se tiro fuori un paio di manette mi manda a quel paese. Pensava di arrivarci a questa età? No. E comunque calma, manca ancora qualche giorno.
Cosa può succedere mai?
Tre settimane fa ho ricevuto l’email di uno sconosciuto: non dimenticarti il patto che hai fatto col diavolo, mi ha scritto, tra poco verrà a presentarti il conto. Mi ha messo molta inquietudine. Ma questo patto esiste davvero?
È venuto lui da me, con un sogno che mi insegue da una vita. Quando mi appare gli urlo di non fare l’infame, di non toccare la mia famiglia. Se questo patto esiste davvero, cosa che non credo, deve avere il coraggio di farlo pagare solo a me.
È mai stato maledetto da qualcuno?
Da una zingara a cui avevo picchiato il figlio, tanti anni fa in Abruzzo, un bullo che tormentava mio fratello. Mi disse che mi sarei spaccato le braccia. Dopo due giorni sono caduto in moto e me le sono rotte veramente. Poi il dottor Olivastri, il medico di famiglia a Ortona, quando seppe che volevo fare il pornoattore mi chiamò nel suo studio e disse: «Sarai dannato, sarai un drogato, non ti sposerai, morirai di una brutta malattia». Ero il chierichetto della Madonna degli Angeli, nel quartiere di San Giuseppe, a Ortona. Normale che in paese fossero spiazzati.
È mai stato minacciato fisicamente?
Da un mitomane, poco tempo fa. Un ex poliziotto di San Marino che su internet si fa chiamare Franco. Prima ha tentato di diventare mio amico, poi ha aperto un sito dove offriva 100 mila euro a chiunque uccidesse mio figlio maggiore, pubblicando l’indirizzo della sua scuola qui a Budapest. Quando l’ho affrontato, su Skype, ha tirato fuori le pistole che possiede ancora e me le ha mostrate. Qual è il suo ricordo d’infanzia più doloroso?
Aver visto mia madre impazzire lentamente, quando avevo sei anni. Aveva appena perso un figlio di 12, mio fratello Claudio, e l’ho osservata continuare per anni a servirgli pranzo e cena, davanti a una sedia vuota. Quando mi picchiava mi strappava la pelle, mi mordeva polsi e braccia, mi faceva sanguinare. Non mi sono mai permesso di reagire: capivo da dove arrivava tutto quel dolore. Andavo a letto dicendo a Dio che avrei fatto qualsiasi cosa, pur di non farla soffrire più. Come rivede le tremila donne con cui ha fatto sesso sul set? Come una sterminata distesa di occhi. L’unica cosa che ricordo è il modo in cui mi guardavano, il modo in cui le facevo sentire. Si considera una specie di salvatore o di martire?
Godo solo se vedo una donna godere. Riesco a fare l’amore anche con donne di 70 anni: le guardo negli occhi e penso che ne hanno avuti venti, meritano il mio rispetto. Sono in missione, un liberatore. Anche se il primo a non essere completamente libero sono io. Quando ha sperimentato il suo invalicabile limite morale? Pochi giorni fa, davanti a un attore che mi raccontava di aver portato i suoi figli sul set e di aver girato una scena con uno di loro. È stato uno choc. Ho sentito una vertigine. Ho pensato a mio figlio grande, così delicato, una continuazione di mia moglie, e ho capito di essere in fondo un bacchettone, un figlio dell’Italia e del Sud. I suoi figli sono psicologicamente sani?
Bisogna vedere cosa s’intende per sani. Sono due ragazzi normalissimi, molto educati. Sono stato fortunato, avrei potuto avere qualche problemino serio. Forse, il grande lavoro l’ha fatto Rosa.
Si sente in dovere di dar loro consigli sessuali?
Zero. Già devono subire la gente che mi ferma per strada chiedendomi cose incredibili. Mi manca solo di fare il professore. Il tabù familiare l’ha mai violato? Solo una volta, quando ho portato mio papà a puttane. Aveva 80 anni e mi era giunta voce che avesse iniziato a provarci con le babysitter di tutti i nipoti. L’ho fatto venire a Budapest, gli ho messo una ragazza in macchina e mi sono allontanato. Ha fatto l’amore due volte, quella sera. Il giorno dopo l’ho trovato con la tuta, sul tapis roulant, rinato. Mi sono messo contro tutta la famiglia ma sono felice di averlo fatto.
Dopo una scena di sesso telefona a sua moglie?
Anche prima. Io ho bisogno di sentire la sua voce e lei di sapere che in fondo non è andata così bene, e che quel sesso non mi ha lasciato addosso niente. Rosa ce l’ho sempre davanti agli occhi. Lei dice di non soffrire ma qualcosa dentro di me mi dice che non è vero. È vent’anni che convivo con questo senso di colpa. Il caso della pornostar russa trovata positiva all’Hiv qualche giorno fa l’ha messa in crisi o l’ha lasciata indifferente?
Un segnale sottile che mi ha lasciato una ferita. Mi sono chiesto se ne valesse ancora la pena. È giusto che mia moglie rischi per colpa mia? È sano che i miei figli sappiano che il loro padre lavora in mezzo a cocainomani, perché nel porno sono tutti drogati, che di notte vanno a trans e poi portano l’Aids sul set?
Sta pensando di smettere?
Conosco l’animale che c’è in me. Ho paura che se smettessi ricomincerei a farmi delle amanti, o ad andare con le prostitute, rischiando di perdere la mia famiglia. Forse a 50 anni è arrivato il momento di prendere questo toro per le corna. Ora mi fermo per 40 giorni. Poi deciderò.
Per lasciare un buon ricordo?
Due settimane fa ero in America a girare. C’era la coda di ventenni che da una vita sognavano di lavorare con me: ho avuto problemi fisici enormi. Io cercavo di controllare la situazione, loro senza pietà dicevano: «Rocco ribaltami come una pezza, sbattimi di qua e di là». La notte mi faceva male tutto, glutei, spalle, schiena. Per la prima volta ho avuto la netta sensazione che il nome sia diventato più grande dell’uomo.